LECCE – Arriverà in sala il 5 maggio, distribuito da Lab80 l’ultimo film del regista polacco Krzysztof Zanussi, Corpo estraneo, dramma psicologico coprodotto da Polonia, Italia (Revolver Film) e Russia che ha sollevato polemiche e critiche per una presunta misoginia e toni antifemministi. Sembra che ci sia una costante nel cinema di Zanussi: la messa in discussione di ogni certezza politica, storica, religiosa e in Corpo estraneo anche quella di genere nel momento in cui una donna assume i disvalori maschilisti. “Le certezze sono sempre pericolose perché segno di una stortura mentale. Un uomo vivo è quello che mette in discussione tutte le sue certezze – afferma Zanussi che al Festival di Lecce ha ricevuto l’Ulivo d’oro alla carriera – Non vuol dire che dobbiamo cercare il dubbio, che è invece una reazione naturale di chi investiga il mondo. Anche nella religione la fede troppo certa è una fede pericolosa, perché deve invece essere sempre esaminata, provata altrimenti può essere vuota”.
Torna spesso come tema centrale della sua opera il confronto e lo scontro tra le convinzioni morali e i valori religiosi del singolo e le regole, le imposizioni della società, ciò che arriva dall’esterno. Protagonista di Corpo estraneo è Riccardo Leonelli nei panni di un giovane cattolico in lotta con i convincimenti edonistici della società contemporanea. Da una parte c’è Angelo, un cristiano fervente, che a Varsavia ha raggiunto Kasia: fino ad allora li univa il loro amore e la fede in Dio. Kasia ha deciso di entrare in convento e Angelo la invita a cambiare idea. Mentre aspetta la decisione di Kasia, l’uomo trova un lavoro in una grande multinazionale. “Dall’altra parte abbiamo una schiera di donne emancipate che superano gli uomini quanto a cinismo e brutalità – racconta il regista – Il risultato dello scontro ha il sapore di un pareggio: l’idealismo vacilla nonostante la guida del suo Dio, ma anche il cinismo mostra segni di cedimento, per quanto sia ancora lungi dall’essere guarito”.
Zanussi è anche il coproduttore di Game Count (Pokot in polacco) un thriller morale della regista Agnieszka Holland, adattato da un libro della scrittrice polacca Olga Tokarczuk, che narra una serie di omicidi macabri nella campagna polacca: una vecchia eccentrica diventa il centro delle indagini della polizia. “Questo film difficile e audace coinvolge 5 paesi – Svezia, Germania, Repubblica Ceca, Slovacchia e Polonia – e così speriamo di difenderlo in vari territori”.
Il regista, che ha origini friulane, da parte paterna, ammette di averne fatto cenno nei suoi film, ma “senza mai accentuare il fatto, e sicuramente c’è altro da narrare. In fondo ho dei rapporti con Pordenone, con dei cugini lontanissimi che hanno un’industria di frigoriferi, un legame che ha complicato la mia vita in Polonia. Non ho mai toccato quel momento della mia famiglia quando si trasferì in Polonia per costruire le ferrovie, come molti friulani, ma non è detto che non avvenga in un futuro”.
Quanto al dramma dei muri che si alzano in diversi paesi per fermare i migranti, Zanussi sottolinea “il problema dell’egoismo, del fatto che noi europei abbiamo ottenuto un certo benessere e non siamo pronti a condividerlo con gli altri. In verità è un problema universale, c’è un mondo povero e uno ricco, e noi viviamo in quest’ultimo e come ricchi non siamo pronti a dare tanto. Diviene importante riflettere su quale sia il limite della nostra generosità”.
E’ allora in crisi l’idea di un’Europa unita, armonica e generosa? “Comunque l’Europa ha fatto grandi passi in avanti, non possiamo negare una certa unione, abbiamo una cristianità europea anche se non è così forte come un tempo. Ma non è detto che non torni”.
“Il tentativo è di fare quella che noi definiamo l’epopea comedy cioè immaginare una saga all’americana però con un tono di commedia" spiega la sceneggiatrice che firma con il regista Sydney Sibilia e Luigi Di Capua lo script dei due Smetto quando voglio - Reloaded e Revolution, le cui riprese in contemporanea sono iniziate prima di Pasqua. Ha anche cosceneggiato Nella battaglia di Francesca Comencini con protagonista Lucia Mascino, ciak il 6 maggio, e il drammatico Acqua santa di Laura Bispuri
Premio Miglior Sceneggiatura e Premio FIPRESCI a Ines Tanović per Our Everyday Life; Premio Speciale della Giuria a Virgin Mountain di Dagur Kári; Premio SNGCI Migliore attore a Peter Mullan per Hector
L'attore è protagonista con Lucia Mascino della commedia Fräulein. Una fiaba d’inverno di Caterina Carone: "Questa storia d’amicizia, non d’amore, è un film piccolo che andava fatto perché mi pulisco di tante cose. Mi ha detto l’autrice: nel film arrivi vestito come nei cinepanettoni, con il colbacco di pelliccia, e poi piano piano cambi". De Sica annuncia poi un progetto con Fausto Brizzi e il ritorno in tv, "mi hanno proposto di condurre Zelig e Striscia la notizia"
Virgin Mountain di Dagur Kari e Baby(a)lone di Donato Rotunno fanno parte del Concorso europeo del Festival di Lecce. Il primo, vincitore di tre premi (Miglior film, attore e sceneggiatura) all’ultimo Tribeca Film Festival, è una malinconica commedia, ambientata nella capitale islandese sferzata dalla tormenta di neve, con protagonista un 40enne obeso, che vive ancora con la mamma. Il secondo film è un dramma lussemburghese di preadolescenti, cresciuti troppo in fretta, entrambi in fuga dalla scuola e da situazioni familiari disastrose che li hanno induriti