A pochi giorni dall’apertura del festival di Berlino, il prossimo 5 febbraio, scoppia la polemica sulla mancata presenza di film italiani alla kermesse tedesca. Il direttore della Berlinale, Dieter Kosslick, aveva dichiarato in un’intervista al quotidiano ‘Die Welt’ che gli italiani, con poche eccezioni come Gomorra, producono pellicole di livello “culinario”.
La frase ha suscitato la pronta replica del sottosegretario ai Beni Culturali, Francesco Maria Giro, che ha fatto notare la massiccia presenza di pellicole tedesche in competizione. Nel cinema europeo, secondo Giro, c’è una competizione molto serrata che difende gli interessi e le produzioni nazionali. E questo giustifica la presenza record di novanta pellicole made in Germania, comprese le coproduzioni, al festival.
Ai microfoni di ‘Radio Capital’ qualche ora dopo Kosslick precisa il senso del termine che ha suscitato la controversia: “Ho detto solo che siamo molto contenti di avere la prima mondiale di Ermanno Olmi, Terra Madre nella sezione Culinary Cinema, dedicata al cinema culinario, dove c’è anche un altro film italiano”.
“Conosco bene Kosslick e so che Kulinarisches Kino è un suo fiore all’occhiello “- ha dichiarato il fondatore di Slow Food e promotore del film di Olmi, Carlo Petrini al ‘Corriere della Sera’. “La sezione è dedicata a temi importanti come la sostenibilità dello sviluppo, la nuova economia e la difesa del paesaggio, e a far cadere in equivoco è forse solo l’aggettivo ‘Kulinarisches’: proporrò a Kossllick di cambiarlo”.
Nella sezione Culinary Cinema, che propone la visione di cinque lungometraggi, cinque documentari e sei corti affiancati da esperienze gastronomiche e dibattiti, oltre al documentario di Ermanno Olmi verrà presentato anche l’italiano Pranzo di ferragosto di Gianni Di Gregorio.
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