VENEZIA – Il Leone d’oro è Pieta di Kim Ki-duk. Per celebrare il premio, il regista coreano, alla sua quarta volta al Lido – nel 2000 con L’Isola, nel 2001 con Address Unknown, nel 2004 con Ferro 3, Leone d’argento – intona l’Arirang, un canto tradizionale che “noi coreani cantiamo quando siamo tristi, soli e disperati, ma anche quando siamo gioiosi, e il cui andamento curvilineo indica la vita, il suo continuo alternarsi di tristezza e felicità”. Questo, certo, sarà un momento felice. “Il mio film – racconta – è uscito in sala in Corea due giorni fa. Certo sarei contento di sapere che il Leone porterà più gente al cinema, ma non è il mio desiderio più importante. Ai miei attori ho detto: tagliamo il premio a pezzetti e prendiamocene uno per uno. Non saprei dire perché la giuria ha scelto il mio film, posso solo dire che amo moltissimo questo lavoro e che mi sono impegnato al massimo, non giro film per guadagnare soldi, lo faccio perché penso che il mondo abbia una temperatura che varia di periodo in periodo, e io voglio misurarla. Questo è uno dei più grandi premi al mondo – conclude – quando tornerò nel mio paese darò una conferenza stampa, e dirò questo: sono un regista che non ha studiato cinema all’università, non faccio film per soldi e quindi uso pochi soldi quando li faccio. Questo è costato circa 100.000 dollari. Conta il cuore, ed è quello che metterò anche nella prossima sceneggiatura”.
Appena sceso da un aereo, ancora un po’ stravolto, Philip Seymour Hoffman commenta la Coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile ricevuta assieme a Joaquin Phoenix per The Master di Paul Thomas Anderson: “Io e Joaquin abbiamo trascorso talmente tanto tempo insieme, investendo totalmente sulla relazione dei nostri due personaggi che alla fine diventano un unico essere. E naturalmente – aggiunge per ricordare che il film porta a casa anche il Leone d’argento per la miglior regia – Paul era lì con noi. Eravamo legatissimi anche se il ruolo ci imponeva di essere aggressivi l’un con l’altro”. La Coppa Volpi per la miglior interpretazione femminile va a Hadas Yaron per Fill the Void di Rama Bursthein, controverso dramma su una giovane fanciulla costretta con una manipolazione a sposare il cognato rimasto vedovo. “La mia conoscenza di ciò che avviene in quella società – dice la giovane attrice israeliana – è attraverso la ricerca che mi ha fatto fare Rama. Ho capito che anche in una società con fortissime restrizioni si può trovare il modo di sopravvivere. Si tratta comunque di una scelta e tutti, in qualche modo, siamo condizionati dalla nostra società, anche se magari viviamo in contesti più moderni e magari per situazioni che non riguardano il matrimonio”.
Altra rivelazione attoriale del Festival è Fabrizio Falco, vincitore del Premio Marcello Mastroianni a un giovane attore o attrice emergente. Falco compare in ben due pellicole del festival, E’ stato il figlio di Daniele Ciprì e per Bella addormentata di Marco Bellocchio, e ci tiene a sottolineare quanto per lui sia importante il mestiere di attore: “Sono impegnato a teatro e nella prossima stagione sarò a Milano con Ronconi. Fare l’attore è una cosa seria, anche se sei giovane, e va fatto in un certo modo. Oggi si pensa che un po’ tutti possano diventare attori, ma non è così, ci vuole un percorso”.
Assieme a lui sul palco c’è Ciprì, a cui va un premio per il miglior contributo tecnico (la fotografia), forse meno di quanto si aspettasse: “Sono abbastanza contento – dice però il regista – anche perché, lo ammetto, all’inizio Fabrizio non mi convinceva. Non sentivo in lui lo spirito di Palermo che cercavo, sebbene sia palermitano. Ha insistito il mio assistente, e poi anche Servillo. L’ho messo alla prova in una scena silente, lì si vede la capacità dell’attore, il suo innamorarsi della macchina da presa, individuandola anche nell’ombra, ma senza farci troppo caso”.
Anche Olivier Assayas, miglior sceneggiatura per Après mai, si rivolge ai giovani. “Per me è importantissimo. Il cinema è l’arte dei giovani e i giovani sono il suo pubblico. Il problema è che per lo più vogliono vedere blockbuster USA, quindi non è facile trovare una connessione con loro. Io ho fatto un film che dica qualcosa della mia gioventù, della rivoluzione, degli anni ’70, sperando che i ragazzi di oggi possano trovare una eco e una connessione con movimenti come Occupy Wall Street e il Pussy Riot“.
Il Premio speciale della Giuria, dopo una gaffe clamorosa dei giurati che lo scambiano con il Leone d’Argento, va a Paradise: Faith di Ulrich Seidl, acquistato da Archibald che distribuì il Leone dello scorso anno, Faust. “Pensavo che il film sarebbe stato accolto in maniera controversa – ha detto il regista – ma così non è stato e sono rimasto sorpreso. Un premio fa sempre piacere”. La pellicola è il secondo capitolo di una trilogia che era iniziata con Paradiso/Amore, che era a Cannes: “Sarebbe bello poterli mostrare tutti e tre insieme, quando sarà finita”, conclude Seidl.
Il Leone del futuro – Premio Venezia Opera Prima ‘Luigi De Laurentiis’ va Küf di Ali Aydin, parte della prestigiosa selezione della Settimana della Critica, un film dedicato alle ‘madri del sabato’ che protestano a Istanbul davanti all’università perché i loro figli, colpevoli di esprimersi liberamente, sono stati fatti scomparire dalla polizia. “Una storia che si ripete in molte parti del mondo – dice il regista – dall’Argentina alla Palestina a molti paesi del Medio Oriente. Credo che questo abbia colpito la giuria. Ho fatto il film per dare spazio anche alla voce dei padri, che di solito vivono tutto più interiormente, rispetto alle donne. Non mi aspettavo un premio, per me è molto importante perché, essendo un premio in denaro, mi darà la possibilità di iniziare a lavorare sulla prossima sceneggiatura. Un’altra cosa molto importante, almeno quanto la vittoria, è stata l’acquisizione da parte di Nanni Moretti, di cui ho saputo appena prima di venire al festival”.
Restano i premi della giuria Orizzonti, il miglior film aThree Sisters – San Zi Mei di Wang Bing, il Premio Orizzonti Youtube per il miglior cortometraggio a Cho-de di Yoo Min-young e il Premio speciale della Giuria a Tango libre di Frédéric Fonteyne. “Una grande sorpresa – dice Bing – che ha vinto con il documentario su tre piccole sorelle che nella Cina rurale e montanara vivono poveramente una vita solitaria, senza i genitori che sono partiti non pensavo che un film cosi semplice potesse avere questo tipo di riconoscimento, certo è un invito ai cineasti a realizzare qualcosa di personale. Le mie tre piccole attrici non ho potuto avvisarle, la troupe ora è a Pechino per girare un altro film, ma lo farò presto”.
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E' ancora Cattivissimo 3 a guidare il box office per il terzo weekend, con 2.471.040 euro. Al 2° posto, con 1 mln 919mila euro, sfiorando i 6 mln totali, il kolossal di Christopher Nolan Dunkirk