Arriva finalmente anche in Italia, distribuito da Eagle a partire dal 1° aprile, Kick-Ass, rivoluzionaria revisione del mondo dei supereroi tratta da un fumetto cult di Mark Millar.
Dave, il protagonista, non viene da un pianeta lontano, non è stato morso da un ragno radioattivo, non è il figlio di nessuna divinità e non possiede scudi o armature ultraresistenti. Però, tutte queste cose, le conosce bene: è infatti il classico ‘nerd’ fissato con i fumetti di super-eroi, che lo aiutano a evadere dalla sua realtà di studente imbranato, deriso dai bulli e ignorato dalle ragazze.
La domanda che lo ossessiona – non a torto – è: “Con tutti questi appassionati di fumetti che ci sono in giro, possibile che a nessuno sia mai venuto in testa, nella realtà, di provare a combattere il crimine?”. Detto, fatto: Dave si compra una tuta verde su E-bay e si lancia nella sua crociata contro i malfattori, con il nome di battaglia di Kick-Ass (letteralmente: il “calciaculi”). La prima volta viene pestato a sangue, ovvio.
Ma qualcuno lo riprende con un cellulare e mette il video su Youtube. E’ l’inizio della aua parabola: Dave crea un profilo su Myspace (un social network simile a Facebook) e si mette in contatto con altri paladini della giustizia, fra cui Hit-girl (la sorprendente Chloe Moretz), letale dodicenne dalla sciabola facile, e suo padre, Big Daddy, esperto di armi da fuoco, interpretato da Nicolas Cage.
Che i fumetti siano diventati una continua fonte d’ispirazione, quasi una linfa vitale, per Hollywood è cosa nota. I film su Batman, Superman, L’uomo ragno, Hulk, Iron man e i Fantastici 4, solo per citarne alcuni, sono stati negli ultimi anni ancore di salvezza per l’industria cinematografica in crisi di idee. Tanto che le pellicole sui personaggi mascherati, come del resto le loro controparti fumettistiche avevano fatto già da tempo, hanno smesso di incentrarsi solo su scazzottate e inseguimenti e sono diventati più introspettive, allargando la trama alle sfumature psicologiche e ai lati “umani” dei protagonisti.
Ora questo film, diretto con stile energico da Matthew Vaughn e co-prodotto nientemeno che da Brad Pitt, porta il genere ancora un passo avanti verso la realtà, ambientando la storia nelle periferia americana dei giorni nostri e affidando il ruolo di “supereroi” a normalissimi ragazzini senza superpoteri ma con tanta creatività e, soprattutto, un veloce accesso a Internet.
L’approccio è assolutamente indipendente: Pitt ha contribuito per passione e ha lasciato gli artisti – lo stesso Millar ha partecipato alla trasposizione, garanzia di qualità – del tutto liberi di gestire come meglio credevano trama e personaggi. E’ stato comunque rielaborato il materiale pre-esistente: rispetto al fumetto, il film è meno violento e più ‘action’, cambiando radicalmente la seconda parte della storia e i retroscena sulla figura di Big Daddy.
Ma è comunque un gran pugno nello stomaco, che certamente darà una bella scossa a chi pensa che ‘cinefumetto’ corrisponda solo a trame di facile presa e palestrati sorridenti inguainati in tutine attillate. Tutto è improntato a un crudo realismo e gli oggetti che gli eroi usano non sono irraggiungibili chimere tecnico-scientifiche, come le armi di Batman, ma gadget che un qualunque ragazzino potrebbe acquistare in rete. Compresi, secondo l’opinione del regista, “i razzi jet indossati da Dave nel finale”.
L’inglese Vaughn, marito della top model Claudia Schiffer, ha diretto in passato The Pusher e Stardust ma è conosciuto soprattutto per essere il produttore dei film di Guy Ritchie, da Lock and Stock a Snatch. “Sul set eravamo tutti appassionati di fumetti – ha detto – io, Mark Millar, Aaron Johnson (che interpreta il protagonista Dave) e Nicolas Cage, abbiamo tutti enormi collezioni. Per questo abbiamo deciso di farlo praticamente gratis”.
Il film è stato infatti autoprodotto da Vaughn che è riuscito a coinvolgere fra gli investitori anche l’amico Pitt, conosciuto appunto sul set di Snatch. “Nonostante il successo del fumetto molti studios erano restii – prosegue Vaughn – è stata la passione del cast a renderlo possibile”.
Passione per i fumetti che in Nicolas Cage sfiora l’ossessione, tanto da aver chiamato il suo primogenito Kal-El, nome kriptoniano di Superman.
“Sono cresciuto leggendo fumetti – ha detto l’attore, per nulla preoccupato dal debito col fisco americano che lo ha costretto a vendere numerose proprietà – sul set era bello percepire l’entusiasmo di tutti perché stavamo facendo ciò che ci piaceva”.
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