Ken Loach: “Il Papa parla ai poveri, ma lotta davvero contro il sistema?”

Arriva nelle sale il 18 dicembre Jimmy's Hall, il nuovo film del regista inglese che prosegue la sua battaglia dalla parte dei più deboli


Un nuovo capitolo nella storia delle classi subalterne raccontata da Ken Loach con impressionante coerenza da un film all’altro è Jimmy’s Hall, (Una storia d’amore e libertà) in uscita il 18 dicembre con la Bim. Il film, che è una sorta di seguito ideale di Il vento che accarezza l’erba, è ambientato nell’Irlanda degli anni ’20 e racconta la storia, vera, di Jimmy Gralton, un giovane attivista che si mette contro la Chiesa e i proprietari terrieri aprendo un locale in mezzo alla campagna in cui i ragazzi possono ritrovarsi per studiare, discutere e, perché no, ballare e fare musica. Perseguitato dalle autorità, questo eroe proletario finisce per fuggire in America, lasciandosi alle spalle un grande amore. Quando torna in patria siamo ormai in piena crisi economica, ma lui non ha perso la voglia di battersi.

Loach, come siete venuti a conoscenza di questa storia, lei e il suo sceneggiatore Paul Laverty?

Sono diversi anni che la conosciamo e ha subito destato il nostro interesse. Una sala da ballo nell’Irlanda rurale in un luogo sperduto che però richiama la potenza dello Stato irlandese per schiacciarla. Ci siamo chiesti perché. Perché la Chiesa e i proprietari terrieri erano così arrabbiati.

Oggi Jimmy Gralton è ancora conosciuto in Irlanda?
C’è una targa nel luogo dove un tempo sorgeva la sala da ballo, ma i giovani non ne sapevano nulla.

Trova delle affinità tra quegli anni e i giorni nostri?
Nel ’29, come oggi, c’era la crisi e la disoccupazione di massa. Ci furono attacchi ai diritti dei lavoratori, anche a quell’epoca.

Forse oggi mancano i leader idealisti e pronti a sacrificare tutto alla causa come Jimmy.
Ci sono persone così in ogni comunità, ma c’è effettivamente un problema di leadership. In qualsiasi periferia del mondo ci sono persone che si organizzano contro gli attacchi della destra per difendere i senza tetto, i disoccupati, i disabili. Il problema è mettere insieme queste realtà per creare una forza politica. Ci sono ancora persone piene di passione e di rabbia, ma non se ne sa abbastanza. Si preferisce sostenere che il modo in cui viviamo è l’ordine naturale. Se sfidi l’idea principale che la libertà sia libertà di mercato, vieni visto come un estremista. Ma la libertà del mercato è una prigione per le persone comuni. Ci sono tantissime storie da raccontare: i disabili per esempio stanno soffrendo tantissimo per colpa dell’austerity.

Pensa di fare un documentario su questo argomento?
Potrebbe essere. Anche se mi sento un po’ vecchio per fare questo mestiere.

Considera Malala, la giovane studentessa pakistana insignita del Premio Nobel per la sua battaglia per il diritto all’istruzione, una futura leader?
È una  ragazza molto coraggiosa e appassionata, ma per ora non le vorrei dare addosso il peso di diventare una leader, dovrebbe avere la possibilità di vivere la sua vita.

Lei ha citato come esempio anche Julian Assange.
Assange o Edward Snowden, come Jimmy Gralton, cercano di spiegare alla gente come stanno le cose. Loro due hanno rivelato gli affari sporchi delle potenze occidentali. WikiLeaks ha raccontato gli abusi commessi in Irak, mentre Snowden ci ha fatto conoscere i programmi di sorveglianza di massa. Entrambi, come Jimmy, sono stati condannati. Tutti i giornalisti dovrebbero essere al loro fianco perché qui parliamo del diritto alla libertà di espressione. Invece la stampa britannica si è scatenata contro Assange.

Nel film avete rappresentato la Chiesa cattolica con durezza, nella sua chiusura al cambiamento, anche se con sfumature diverse.
Paul Laverty è stato in seminario a Roma, stava quasi per diventare prete, quindi conosce molto bene l’argomento. I preti all’epoca erano molto bigotti, ma nei nostri personaggi c’è maggiore complessità. Il prete anziano ha una prospettiva storica e sa bene che la Chiesa deve bloccare Jimmy perché se vincesse la sua battaglia lui perderebbe la sua autorità, ma lo rispetta per il suo impegno e per i suoi principi. Il prete più giovane è consapevole che chiudere la sala da ballo farà perdere popolarità alla Chiesa presso i giovani, però alla fine dei conti non si oppone alla chiusura.

Cosa pensa del nuovo papa?
Non lo conosco abbastanza per giudicarlo. Dice cose incoraggianti, ma dobbiamo porci qualche domanda sulla sua carriera precedente: che ruolo ha avuto rispetto alla dittatura in argentina? Ha avuto a che fare con la teologia della liberazione? È un’ottima cosa che parli a favore dei poveri, ma sfida veramente il sistema che produce questa povertà? Qualcuno una volta ha detto: quando ho donato ai poveri mi hanno definito santo, quando ho chiesto perché i poveri sono poveri mi hanno dato del comunista.

Cosa pensa di Tony Blair?
È un criminale di guerra, dovrebbero arrestarlo. La guerra in Irak è stata chiaramente illegale, quelle uccisioni sono state dei crimini, dovrebbero processarlo al Tribunale dell’Aia. Invece continua a prendere premi, è una vergogna.

Dopo cinquant’anni di carriera sempre dalla parte dei più deboli le è venuta voglia magari di trattare altri argomenti?
Sono già cinquant’anni che faccio film? Non mi ci faccia pensare, mi fa sentire ancora di più la stanchezza. No, non credo che cambierei argomento. È più facile fare film sulle persone che ti piacciono, che ti fanno sorridere, e la classe operaia ha decisamente le battute più divertenti. Ieri sera mi sono ritrovato in un talk show televisivo (diMartedì di Giovanni Floris su La7, ndr), c’erano un banchiere e un direttore di giornale (Luigi Abete e Alessandro Sallusti, ndr), non capivo bene quello che dicevano, ma solo a guardarli erano noiosi. Poi c’era anche una sindacalista (Susanna Camusso, ndr).

E che impressione le ha fatto?
Non so. I sindacalisti quasi sempre fanno i cani da guardia della classe lavoratrice. 

autore
03 Dicembre 2014

Registi

Rapunzel
Registi

Il regista Michael Gracey in trattative per il live action di ‘Rapunzel’

Il regista australiano, è noto per il suo debutto nel lungometraggio con il musical 'The Greatest Showman'

Registi

Robert Zemeckis, Appignano conferisce la cittadinanza onoraria al regista di ‘Ritorno al Futuro’

Recente la scoperta delle origini della madre, Rosa Nespeca, che avrebbe trascorso la sua giovinezza nel Piceno. In corso i tentativi di invitare Zemeckis nelle Marche

Registi

Vienna omaggia Daniele Luchetti

L’iniziativa è organizzata dall’associazione culturale Made in Italy presso il multisala Votiv Kino insieme alla casa di distribuzione austriaca Filmladen e l’Istituto Italiano di Cultura di Vienna, con il contributo del Ministero della Cultura

Registi

‘Juror n.2’, Clint Eastwood assente alla prima

Nessuna spiegazione ufficiale è stata fornita per l'assenza del celebre cineasta alla proiezione di gala organizzata dall'American Film Institute


Ultimi aggiornamenti