Kelsey Mann: in anteprima Arlo, il dinosauro fifone

Lo story supervisor, che lavora ai Pixar Animation Studios dal 2009, presenta alla Festa di Roma ,in anteprima, alcune sequenze del film Il viaggio di Arlo, in sala dal 25 novembre


Grida ‘mamma’ a squarciagola un simpatico dinosauro tutto verde brillante, dallo sguardo tenero, dopo essere cascato nelle rapide di un fiume che lo porta lontano da casa in terre sconosciute. A dispetto delle sue dimensioni e della forza posseduta è un gran fifone che trova un prezioso alleato in un piccolo bambino, senza famiglia, che non sa ancora parlare, ma se la cava bene tra le insidie quotidiane, a suon di morsi.
Sono queste le prime immagini, mostrate in anteprima alla Festa del Cinema, de Il viaggio di Arlo, il nuovo film Disney Pixar in sala dal 25 novembre, diretto da Peter Sohn (Parzialmente nuvoloso).

E’ la storia di ‘un ragazzo’ e del suo ‘cane’, ma in questa insolita versione, il ragazzo, Arlo, è un dinosauro, e il cane, Spot, è un bambino. Il viaggio che compie Arlo verso casa, è un percorso di maturazione. Attraverso luoghi aspri e insidiosi, situazioni più o meno pericolose, incontri con personaggi molto particolari, Arlo imparerà a convivere con le sue paure e scoprirà quanto sia capace ad affrontare la vita.
Il legame tra Arlo e Spot consente al dinosauro di superare i suoi timori e di affrontare la sua nemesi più grande: la natura. Il footage del film, mostrato oggi, è stato accompagnato da Kelsey Mann, che lavora ai Pixar Animation Studios dal 2009 e nel 2013 è stato story supervisor di Monsters University. Ha inoltre collaborato al film Premio Oscar Toy Story 3 – La grande fuga e diretto il cortometraggio Party Central.
La Festa del Cinema di Roma celebra inoltre i Pixar Animation Studios, vent’anni dopo l’uscita nelle sale del suo primo lungometraggio d’animazione, con un’ampia retrospettiva di 15 titoli, da Toy Story – Il mondo dei giocattoli a Inside Out. 

Kelsey Mann, Il viaggio di Arlo è una nuova riflessione sull’amicizia, ma sovvertendo in modo geniale il rapporto che c’è tra noi e il mondo animale.
Come sempre cerchiamo di realizzare qualcosa di diverso, di nuovo, rispondendo a una semplice domanda: che cosa sarebbe successo se… l’asteroide che ha cambiato per sempre la vita sulla Terra non avesse colpito il nostro pianeta e i dinosauri non si fossero mai estinti? Siamo partiti dalla classica storia del ragazzo e del suo cucciolo e l’abbiamo rovesciata, ma rendendola comunque familiare.

Avete scelto paesaggi che richiamano il Nord-Ovest degli USA.
Sono state realizzate tante versioni differenti, tante scene che si spingono troppo in là nel tempo e che non sono state utilizzate. Abbiamo pensato ai dinosauri che guidano la macchina. Non volevamo ambientare il racconto in un mondo tecnologico e abbiamo preferito richiamare l’atmosfera, il panorama della nuova frontiera.

Spesso nei film della Pixar i protagonisti si ritrovano improvvisamente lontanissimi da casa, da un luogo familiare, abbandonati a se stessi, con la prospettiva che il ritorno sia quasi impossibile. E’ d’accordo?
Il passaggio dall’età dell’infanzia all’età adulta è centrale nella vita di tutti. Abbiamo collocato Arlo in questo passaggio critico, alle prese con la propria crescita. In fondo il nostro racconto s’ispira a quello che accade in alcune culture quando un ragazzo viene mandato da solo, con un bastone, nella foresta, in un bosco, con l’obiettivo di che ritorni uomo.

Prima di procedere con il disegno che genere di preparazione avviene?
Le ricerche sono differenti per ciascun dipartimento impegnato, ma spesso ci si confronta con la realtà. Quello artistico va per esempio a controllare quale è il colore della polvere, o come è fatta una mandria di bisonti. Noi del reparto storie andiamo in giro a vivere le stesse sensazioni narrate. E allora davanti a una montagna altissima abbiamo provato come ci si sente insignificanti di fronte alla maestosità di una catena montuosa.
Ma il primo posto dove andiamo sempre a cercare le nostre storie è dentro di noi, dentro la nostra vita. Noi parliamo, discutiamo, raccontiamo che cosa abbiamo provato a quella certa età, all’età dei nostri protagonisti, ma anche delle paure dei nostri figli. L’intento è di creare una storia nella quale tutti si possano immedesimare.

Volutamente avete messo in scena dinosauri erbivori, una sorta di messaggio opposto a quello di Jurassic World?
Sono stati realizzati molti film sui dinosauri, noi cerchiamo di fare qualcosa di inedito. Il viaggio di Arlo per la Pixar non è un film sui dinosauri, ma su un ragazzo, Arlo, che si dà il caso che sia un dinosauro e il suo cucciolo, Spot, un bambino. E Arlo diventa il personaggio centrale a cui tutti vogliamo bene.

L’acqua è un elemento importante del vostro film, come avete affrontato sfida di rappresentarla?
E’ stato difficile far interagire Arlo con l’acqua, in particolare quando cade nel fiume e viene trascinato via. Una sequenza complicata che è stata messa subito in produzione, ricorrendo più volte a un’ansa del fiume appositamente creata. Del resto tutto quello che è sullo sfondo, effetti speciali, effetti sonori, musica, che spesso funzionano da supporto, qui sono elementi in primo piano, non secondari. Come le nuvole che si chiudono sopra Arlo e oscurano il sole.

Come è stata la sfida di un cucciolo bambino che non parla?
Sin dall’inizio ci siamo proposti di realizzare un film in cui i dialoghi fossero scarsi, anche perché Spot è un piccolo cucciolo. Di solito si pensa che un film per le famiglie va riempito  di dialoghi e personaggi. Noi volevamo un film più silenzioso, più tranquillo e riflessivo. Non è facile perché non hai nulla dietro cui nasconderti. Sei più vulnerabile perché tutto è lì sullo schermo e devi trovare delle soluzioni.

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