Kasia Smutniak: “felice di vedere strapieni i viali di Cinecittà”

“Cinecittà è la culla del nostro cinema, dei grandi autori, è gratificante stare in mezzo a tanta bravura, sono felice di vedere quei viali strapieni di gente”. Intervistata da “La Stampa” a Lampedusa in occasione della 14ma edizione della rassegna Il vento del Nord, l’attrice Kasia Smutniak racconta delle riprese in corso d’opera negli Studios di Cinecittà per la seconda stagione della serie originale Sky Domina. “Mi piace lavorare lì, con le grandi maestranze italiane che, sembra strano, ma vengono riconosciute più all’estero che da noi. E poi questo è un momento importante, dopo quasi 20 anni di carriera avverto un grande fermento, per il cinema è una fase di passaggio, ma la voglia di ascoltare storie non passa e non cambia. La pandemia ha fatto emergere i problemi, si è capito che i nostri artigiani non erano stati considerati abbastanza, che nessuno dava il giusto valore all’industria audiovisiva. Adesso la situazione è migliorata, c’è una richiesta enorme, bisogna sfruttarla al meglio, senza perdersi a realizzare tanti prodotti troppo in fretta”.

L’attrice esprime soddisfazione per il suo ruolo nella serie Sky, dove interpreta Livia Drusilla, consorte dell’imperatore Augusto. Secondo Smutniak realizzare “un progetto del genere qualche anno fa sarebbe stato impossibile perché racconta una storia in cui la donna è centrale, un personaggio che non era mai stato descritto, immerso in una rete di battaglie, contrasti, intrighi familiari… In questo momento ho bisogno di soggetti così, di biografie, di riferimenti, soprattutto di vicende descritte da una prospettiva femminile”.

Kasia Smutniak si trova a Lampedusa per presentare il nuovo film di Silvio Soldini, 3/19, in cui interpreta una donna in carriera che entra in crisi dopo un grave incidente d’auto. “Il film 3/19 parla di un problema che ci riguarda tutti, – dichiara l’attrice – dopo l’incidente la protagonista si impegna a dare un nome e un volto alla giovane vittima, un migrante senza documenti. È un modo per elaborare il suo lutto, che poi è anche un lutto collettivo, di tutti noi, perché la realtà che viviamo in questa fase storica ci riguarda in ogni caso, e non possiamo eluderla. Parlarne qui, a Lampedusa fa ancora più impressione”.