‘Jouer avec le feu’, Vincent Lindon e la tragedia di un figlio estremista

Dalla Francia arriva in concorso a Venezia 81, diretto dalle due sorelle registe Muriel e Delphine Coulin, Jouer avec le feu con un bravissimo Vincent Lindon nei panni di un padre con un figlio estremista di destra


VENEZIA – Dalla Francia arriva in concorso a Venezia 81, diretto dalle due sorelle registe Muriel e Delphine Coulin (è una delle tendenze del momento questa delle coppie registiche) Jouer avec le feu (Giocare col fuoco) con un bravissimo Vincent Lindon protagonista nel ruolo di Pierre, un ferroviere vedovo che cresce amorevolmente i suoi due figli. Louis, il più giovane, è il classico bravo ragazzo, primo della classe al liceo, sta per andare alla Sorbonne di Parigi a studiare scienze politiche e ha davanti un luminoso futuro; invece Felix detto Fus (per la passione per il Fussball, ovvero il calcio) non è riuscito a diplomarsi, pratica molto sport, frequenta gli ultras allo stadio ed è attratto da gruppi di estrema destra che adorano le arti marziali e la violenza, odiano gli immigrati e minacciano i sindacalisti che fanno volantinaggio, il fatto è che Felix non riesce a vedere un suo ruolo nella società, se non quello di operaio sfruttato e sottopagato, non crede nella giustizia e non riesce a condividere gli ideali di tolleranza del padre, incapace del resto di dialogare con lui. La tragedia è dietro l’angolo e quando Felix finisce sotto processo, suo padre pronuncia un discorso accorato e sincero in cui si assume la responsabilità morale degli atti del figlio.

“Continuerei a voler bene a mio figlio se sviluppasse idee diametralmente opposte alle mie? Resterebbe mio figlio o il cambiamento sarebbe tale da trasformarlo in un estraneo da ripudiare? Siamo in grado di perdonare proprio tutto? – si chiedono le registe – In un clima politico in cui stanno vincendo gli estremi, queste sono le domande che ci hanno guidate nella realizzazione di questo film. Questa storia di famiglia, convinzioni politiche, vergogna e riconciliazione è anche la storia del nostro Paese”.

Grande la chimica tra Vincent Lindon – un attore che è una garanzia per il cinema francese con titoli come Titane e In guerra – e i due giovani Benjamin Voisin (da premio) e Stefan Crepon. “Come attore – afferma il 65enne Lindon – ritengo che sia interessante, obbligatorio, che sia davvero alla base di tutto fare film in cui ci si interroga sul mondo di oggi, anche perché in questo modo si lascia una traccia, tra trent’anni chi guarderà quel film vedrà cosa stava succedendo in quel determinato paese in questa fase politica ed economica. Non dico di fare solo film impegnati ma sono quelli che mi piacciono”.

“Tutti noi abbiamo dei figli – prosegue Lindon – e ci interroghiamo su come educarli al meglio, far capire loro la differenza tra bene e male senza influenzarli, senza che si sentano presi in trappola dalle opinioni dei loro genitori, come possiamo educarli? Facendo in modo di ascoltarli, comunicando con loro, capendoli, osservandoli ed amandoli. E sono cose che mancano nel mondo, viviamo sui social network, ascoltiamo i nostri follower invece di ascoltare i figli. Io, ad esempio, non ho social network, non li voglio, li considero un cancro della nostra società attuale, ci impediscono di incontrarci, di vederci tutti assieme e questa è una cosa grave. E questo rende più difficile il nostro compito di genitori”.

Lindon ha due figli, l’hanno aiutata per questo film? “Non porto la mia vita personale sul set, sicuramente c’è una parte di inconscio nel mio lavoro, ma non utilizzo la mia vita personale, il mio obiettivo di attore è mettermi nei panni di qualcuno diverso da me”. Che padre pensa di essere? “Un pincopallino qualunque. Faccio quello che posso, come posso, nel modo migliore che posso, sicuramente faccio tantissimi errori come tutti noi, forse infliggiamo ferite ai figli ma cerchiamo di fare meno male possibile. Non sono diverso da tutti: amo i miei figli, mi sacrifico per loro, insomma niente di originale”. E come prepara il ruolo? “Passo poco tempo a leggere, sono poco colto, bevo molti aperitivi, sono sempre per strada, osservo le persone, sono affascinato dalle persone, è questa la mia passione, sono quasi un imitatore perché poi nei film me le porto dentro”.

Interviene la regista Delphine Coulin: “Nel film si percepisce un aumento del fascismo e dell’estremismo: problema che riguarda non solo la Francia, ma tutto il mondo”. “L’estrema destra ha continuato a crescere nei consensi e volevamo vedere come all’interno di un contesto familiare questo possa venire fuori”, aggiunge Muriel. “Facciamo tutto insieme – spiega Delphine – cinquanta e cinquanta: dalla sceneggiatura al montaggio alle riprese. Non abbiamo idee preconcette né specialità. Accogliamo poi gli attori e cominciamo con la realizzazione del film”.

Jouer avec le feu sarà distribuito da I Wonder Pictures.

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04 Settembre 2024

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