VENEZIA – Leone d’oro annunciato a Joker di Todd Phillips, un film che ha messo tutti d’accordo alla 76esima Mostra, pubblico e critica (ed evidentemente è servito alla giuria a trovare la quadra, ma non c’è stata unanimità): sul palco il regista è salito insieme al protagonista Joaquin Phoenix, vero cuore del film. Emozioni forti e discorsi politici nelle parole di tanti dei vincitori, durante la lunga premiazione condotta da Alessandra Mastronardi che ha invitato via via le giurie guidate da Costanza Quatriglio (Venezia Classici), Laurie Anderson (VR), Emir Kusturica (Opera prima), Susanna Nicchiarelli (Orizzonti)… Da ultimo la presidente del concorso, l’argentina Lucrecia Martel, che ha ricordato come i film siano fatti per pensare e per parlare, cosa che i suoi compagni di lavoro, tra cui Paolo Virzì, hanno fatto tanto e bene. Riuscendo anche ad archiviare l’increscioso affaire Polanski che aveva infiammato i primi giorni di festival. Il Leone d’argento Gran Premio della Giuria a J’accuse, ritirato dalla moglie del regista Emmanuelle Seigner e dal produttore Luca Barbareschi, mette fine a ogni polemica.
I migranti di ieri e di oggi sono stati al centro della premiazione, con le parole emozionate e sincere di Luca Marinelli e Ariane Ascaride. L’attore italiano, Coppa Volpi per Martin Eden di Pietro Marcello, ha ricordato come lo scrittore Jack London abbia creato questa figura di marinaio che cercava la verità. “Voglio dedicare il premio a tutti quelli che stanno in mare e che salvano persone che fuggono da situazioni inimmaginabili. Viva l’umanità e viva l’amore!”.
La francese Ariane Ascaride, Coppa Volpi per Gloria Mundi del marito Robert Guédiguian, solido film dai temi sociali in cui è una donna del popolo costretta a lavorare anche durante uno sciopero per sbarcare il lunario, ma anche una moglie che ritrova l’amore di gioventù uscito dal carcere dopo tanti anni, racconta commossa: “Sono figlia di emigrati italiani, partiti in nave per fuggire la miseria. A Marsiglia hanno trovato un approdo e una cultura che li ha accolti, essere figli di due, tre culture è un privilegio e questo premio, che mi riporta alle mie radici, voglio dedicarlo a tutti coloro che dormono in eterno nel fondo del Mediterraneo”.
Assente ovviamente Franco Maresco, l’autore del beffardo e durissimo La mafia non è più quella di una volta. A ritirare il premio è stato il suo produttore Rean Mazzone – il film sarà distribuito da Luce Cinecittà dal 12 settembre – che ha ribadito un no netto a qualsiasi censura. Di certo un riferimento alle terribili vicende di Totò che visse due volte del ’98, film accusato all’epoca di “offendere il buon costume e la religione” causando a Ciprì e Maresco enormi problemi e quasi distruggendone la carriera. Quella di stasera è davvero una resurrezione.
Il giurato italiano Paolo Virzì non si è dovuto battere fino alla morte per premiare due italiani: “Ho spiegato chi fosse Maresco e illustrato la vicenda di Falcone e Borsellino, per il resto il film aveva contagiato tutti, e anche nel caso di Marinelli la sua sensualità e sensibilità hanno fatto subito centro”.
E’ in un certo senso un doppione il Leone d’Argento per la migliore regia allo svedese Roy Andersson, già vincitore del Leone d’oro con un film gemello di questo About Endlessness, ovvero Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza del 2014. Anche stavolta tableaux vivants minimalisti ci interrogano sull’assurdità dell’esistenza e di Dio. Lo svedese era il terzo assente di “peso” di questa serata.
Migliore sceneggiatura è quella di Yonfan per il film d’animazione N.7 Cherry Lane, racconto di un triangolo amoroso tra un giovane insegnante di inglese la sua allieva e sua madre a Hong Kong. “Mi hanno sempre detto che scrivo male – ha commentato l’hongkonghese – adesso questo premio li smentisce”. Premio Marcello Mastroianni meritatissimo al bravo Toby Wallace, nel ruolo di uno svalvolato pusher senza fissa dimora che fa amicizia con una ragazza di buona famiglia affetta da una malattia gravissima nell’intenso Babyteeth dell’australiana Shannon Murphy.
Il Leone del Futuro Premio Luigi De Laurentiis è andato a un film delle Giornate degli Autori, You Will Die at 20 di Amjad Abu Alala, che ha dedicato il premio alle vittime della rivoluzione nel Sudan.
Il presidente Paolo Baratta ha annunciato le date della prossima Mostra che si aprirà il 2 settembre 2020.
E' da segnalare una protesta del Codacons con annessa polemica circa la premiazione di Luca Marinelli con la Coppa Volpi a Venezia 76. L'attore aveva rilasciato una dichiarazione a favore di "quelli che stanno in mare e che salvano persone che fuggono da situazioni inimmaginabili". "In modo del tutto imprevedibile - si legge nel comunicato del Codacons - il premio come miglior attore non è andato alla splendida interpretazione di Joaquin Phoenix"
Venezia 76 si è distinta anche per una ricca attività sul web sui social network. Sulla pagina Facebook ufficiale sono stati pubblicati 175 post che hanno ottenuto complessivamente 4.528.849 visualizzazioni (2018: 1.407.902). Le interazioni totali sono state 208.929 (2018: 64.536). I fan totali della pagina, al 6 settembre 2019, sono 360.950, +4.738 dal 24 agosto 2019
Nel rituale incontro di fine Mostra Alberto Barbera fa un bilancio positivo per il cinema italiano: “In concorso c’erano tre film coraggiosi che osavano – ha detto il direttore - radicali nelle loro scelte, non scontati, non avrei scommesso sul fatto che la giuria fosse in grado di valutarne le qualità"
Luca Marinelli e Franco Maresco, rispettivamente Coppa Volpi e Premio Speciale della Giuria, ma anche Luca Barbareschi per la coproduzione del film di Roman Polanski J'accuse. Ecco gli italiani sul podio e le loro dichiarazioni