John Travolta è alla Festa del Cinema di Roma, per presentare il film The Fanatic, diretto dall’ex cantante dei Limp Bizkit Fred Durst e per un Incontro Ravvicinato con il pubblico. Ci tiene al film, prodotto da Oscar Generale, e ne parla con entusiasmo. “Devo dire che si tratta di uno dei migliori personaggi che abbia mai interpretato – dice – e lo capisco, perché anche io sono fan di molti artisti e non mi vergogno di esserlo. Sono fan di Jim Cagney, perché sapeva ballare e cantare ed era divertente, di Sofia Loren, chi non la ama? La guardavo ammirato da ragazzino, poi Fellini e i Beatles, poi sono usciti i musical, Cabaret, Funny Girl. E Il padrino. Amo Brando, che era anche un mio amico, amavo Liz Taylor. Ero pazzo di loro, e ce ne sono anche molti altri. Potrei parlare un’ora dei personaggi che amo. Amo Bertolucci. Se qualcuno mi ispira non mi sento certo in imbarazzo per ammirarlo. Puoi usare quello che fanno questi personaggi per crescere. Non c’è niente di male ad essere un fan e non ho paura, in quanto attore, dell’attenzione dei fan. Non ho mai avuto problemi con questo”.
Gli si chiede se ama anche il nuovo cinema, i cinecomic, le nuove piattaforme e tutto quello che ruota attorno al mondo della settima arte negli ultimi anni. Risponde diplomaticamente, senza farsi trascinare nelle polemiche di questi ultimi giorni lanciati da grossi calibri come Coppola e Scorsese: “Certamente sono orgogliosissimo di aver potuto realizzare film immortali che hanno lasciato un segno e che si possono vedere a distanza di decenni restando attuali, come Pulp Fiction. Penso che sia uno dei miei tre film più memorabili insieme a Grease e a La febbre del sabato sera. E sono felice di essere stato un protagonista della vecchia Hollywood. Non sono tipo da cinecomic Marvel, li amano invece i miei figli. Sono cresciuto guardando Bergman e Fellini, quindi è naturale che questi film non incontrino il mio gusto. Non sono la persona giusta per parlarne. Ma non è una critica, ci sono cose che vanno bene per altri e non vanno bene per me. Se queste storie piacciono, rendono felici o ispirano le persone, si deve lasciare che succeda. E’ un’opinione personale, come la politica. Non c’è niente di male ad avere idee diverse”.
Rifiuta elegantemente una domanda su Scientology, mentre si mostra sereno nel suo rapporto con il successo. “Sono un figlio d’arte, tutta la mia famiglia veniva dal teatro, dunque quando il successo è arrivato, l’ho semplicemente accolto, come avrebbe fatto mia madre. Il mio problema era come fare sempre meglio e come crescere. Ogni film è diverso, non tutti possono avere lo stesso successo ma vanno misurati anche a seconda delle loro caratteristiche. The Fanatic è un piccolo film ma sta ottenendo ottime reazioni e alcuni colleghi che ammiro molto mi hanno chiamato per dirmi che ho fatto un’ottima performance, per me questo è già motivo di orgoglio”.
Sulle sue origini italiane: “Mia nonna veniva da Napoli e mio nonno dalla Sicilia, sono arrivati in USA nei primi anni del Novecento, a pochi anni di distanza l’uno dall’altro. Ma quando sono stato in Sicilia non ho trovato nessun Travolta. Sono l’ultimo della mia generazione. Mia nonna invece faceva di cognome Messina”. Gli piace ancora ballare, a quanto pare: “Ho fatto di recente un favore a un amico, Armando Perez, che fa musica latino-americana, apparendo in un suo video, Free to Tango. Però sono truccato come lui. Tra i registi con cui ho preferito lavorare – continua poi – c’è Quentin Tarantino, era un regista nuovo, i suoi consigli erano corretti e sofisticati, mi ha consentito un’interpretazione libera. Ci vuole equilibrio perfetto tra il lavoro del regista e quello dell’attore. Mi sono sempre posto come una musa per l’immaginazione degli altri, sono un interprete puro. Non avrei mai immaginato che avrei potuto interpretare una donna, un avvocato cinico, O.J. Simpson o il Presidente degli USA, hanno scelto i registi per me e questo mi ha dato tanta fiducia”.
Dopodiché viene assalito dai fan, si sofferma con loro per foto e autografi, e gli organizzatori devono insistere per portarlo via.
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