CANNES – John Travolta è stato sommerso dagli applausi e dall’affetto del pubblico nella masterclass del Festival di Cannes che, insolitamente, ha lasciato spazio anche alle domande degli spettatori. Fan da ogni angolo del mondo che hanno voluto prendere la parola anche solo per ringraziarlo, per chiedergli consigli, per lanciarsi in spericolate proposte di lavoro. Persino una ragazza che ha dichiarato: “Sono nata nel 1980 e mi chiamo Sandy perché mia madre voleva omaggiare l’eroina di Grease”. “Oh Sandy”, ha risposto lui, facendola squagliare.
L’attore culto de La febbre del sabato sera e di Pulp Fiction – oggi sessantaquattrenne e più in forma di qualche anno fa – è arrivato sulla Croisette pilotando il suo piccolo aereo e ha percorso martedì la Montée des Marches con la sua famiglia, accennando anche qualche passo di danza con il rapper 50 cent. E’ a Cannes, oltre che per la masterclass, anche per presentare il film Gotti di Kevin Connolly, in cui veste i panni del boss della famiglia Gambino, e per celebrare il quarantennale di Grease, che viene proiettato sulla spiaggia alla sua presenza.
Nel corso della lunga conversazione in Sala Bunuel, l’attore ha ripercorso i momenti salienti della sua carriera e risposto generosamente a ogni tipo di curiosità.
L’EXPLOIT DI PULP FICTION
“Nessuno aveva la minima idea della grandezza del film quando lo abbiamo lanciato a Cannes, pensavamo che fosse un piccolo film d’autore per un pubblico selezionato, ma quando ha vinto la Palma d’oro ha assunto un’altra dimensione, è stata una svolta nella storia del cinema e nella mia storia. Quentin mi considerava un attore imprevedibile. Mi disse: non so che farai di questo personaggio ma ho voglia di immergerti in questa avventura e lasciarti fare”.
IO, TONY MANERO
“Non so bene come spiegare l’empatia creata da quel personaggio. Se credo nella storia e nel personaggio che interpreto c’è qualcosa di spontaneo e naturale in me che invita gli spettatori ad aderire al viaggio in cui li porto. È il mio lavoro dare al pubblico la sensazione di essere in buone mani. Marlon Brando 5 anni prima di morire mi disse: ‘Non partecipare mai a un film se il regista non ti vuole a tutti i costi e non è innamorato di te'”.
LA SVOLTA DI GREASE
“Da quel film tutto è cambiato nella mia carriera, è stato un regalo eterno. Ci sono quindicenni che me ne parlano come se l’avessi fatto ieri, è un film che ha attraversato le epoche, non è Invecchiato. Benicio Del Toro mi ha confessato che a 12 anni ha visto Grease 14 volte, ed è il motivo per cui ha fatto l’attore. Non avrei mai detto che la sua vocazione fosse venuta da Grease!”.
ALTI E BASSI
“Sono un tipo particolare, non mi pento mai, credo sia meglio attraversare tutte le esperienze, vivere la vita pienamente e approfittare di tutto ciò che capita. Quando mi guardo indietro e vedo la varietà delle cose che ho fatto sono felice. L’imprevedibilità definisce il lavoro dell’attore, ci sono inevitabilmente dei periodi vuoti: invece di vederli come un male, bisogna pensare che tutto è possibile, che ci sono molte opzioni aperte”.
REINVENTARSI
“Lo faccio perché la mia personalità mi annoia. Non è che non mi ami, ma mi piace creare personaggi che si comportano in modi diversi. Essere me stesso mi annoia”.
CONSIGLI PER ASPIRANTI ATTORI
“Non entrare mai in competizione con gli altri, fai il proprio percorso senza paragonarti a altri, resta fedele al tuo cammino, è con te stesso che ti confronti. Se volevi una vita tranquilla facevi l’impiegato, l’unica garanzia è la fiducia nelle proprie capacità, sta a te crederci. Usa gli strumenti che hai, anche un iPhone, e fallo bene. Non bisogna prendere questo mestiere troppo sul serio. Divertitevi”.
ESSERE DIRETTI DA UNA DONNA
“Sono stato diretto da una donna solo due volte. Per me la relazione naturale tra uomo e donna è quella tra madre e figlio, c’e’ un’alchimia che si produce perché ogni uomo è stato figlio di una donna. Forse non è politicamente corretto ma percepisco così le donne, è la mia verità. Le donne sul set forse difendono le loro scelte con più entusiasmo, sono meno prudenti”.
#METOO
“Non so cosa dire perché vorrei l’uguaglianza tra uomini e donne, non si fanno distinzioni, siamo cittadini del mondo. Le separazioni e le divisioni sono cattive”.
FEDERICO FELLINI E GIULIETTA MASINA
“Ho iniziato a 5 anni, ho deciso molto presto che volevo fare l’attore. I miei adoravano Bergman e Fellini, vidi La strada con Giulietta Masina e ne rimasi profondamente commosso. L’arte del cinema mi si era rivelata. Ho fatto film popolari, ma quelli che ho amato come spettatore sono meno popolari: Sussurri e grida, Il settimo sigillo, La dolce vita”.
I PREMI (MANCATI)
“Sono fiero delle due nomination agli Oscar che ho avuto, è come se lo avessi vinto. E poi ho avuto tre Golden Globes, 8 nomination, vari premi della critica: ho l’impressione, anzi, di aver avuto troppi premi. L’importante è far bene il proprio lavoro, e comunque non credo di non essere stato abbastanza riconosciuto”.
Nel team dei selezionatori troviamo l'italiano Paolo Bertolin, già attivo come consulente della Mostra di Venezia, insieme a Anne Delseth, Claire Diao, Valentina Novati e Morgan Pokée.
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