Su “The Hollywood Reporter” è uscito un lungo approfondimento ad opera di Gianmaria Tammaro su M. Il figlio del secolo, la serie tratta dal romanzo di Antonio Scurati diretta dal regista Joe Wright e prodotta da Sky Studios e The Apartment Pictures di Lorenzo Mieli, di proprietà di Fremantle, in collaborazione con Pathé e Small Forward. La serie di otto episodi è in lavorazione da oltre 90 giorni (la più lunga produzione a cui abbia mai lavorato Wright) negli studi di Cinecittà, dove sono stati ricreati interi quartieri, camere d’albergo e redazioni in stile anni ’20.
M. Il figlio del secolo racconta la storia del giovane Mussolini, interpretato da Luca Marinelli: “La mia prima reazione quando mi è stato offerto questo ruolo è stata quella di scappare, – ammette l’attore – Prima di iniziare le riprese, mi stavo ca*ando sotto. Non vogliamo affatto celebrare Mussolini; vogliamo solo raccontare la sua storia e chi era, a modo nostro, secondo la visione di Joe. Tutti gli aggettivi usati per descrivere Mussolini mettono una distanza tra noi e lui. Dobbiamo capire che ha deciso di fare quello che ha fatto, che ha seguito questa strada e che è sempre stato consapevole di quello che faceva. Joe è un maestro e ho imparato molto da lui. Come la devozione a questa professione. Guardarlo al lavoro è stato come guardare un artista al lavoro”.
Da parte sua, Wright definisce Marinelli “l’attore più naturalmente dotato che abbia mai incontrato” insieme a Gary Oldman, che ha diretto in L’ora più buia. “Luca ha sempre fatto tutto quello che gli ho chiesto, e a volte anche di più. Sono sopraffatto da quello che fa e rimango incollato allo schermo”. “Sento di avere una responsabilità – continua Wright – Sono consapevole della portata di questa storia. Soprattutto perché si tratta di personaggi che non sono stati analizzati molto. Il fascismo non è un tema esclusivo dell’Italia. È ovunque, e questo è davvero terrificante. Quello è il problema.”
“Volevamo creare qualcosa di pericoloso e divisivo, proprio come il tema e il personaggio in questione – aggiunge Lorenzo Mieli – Mussolini aveva questa incredibile capacità di affascinare. Era carismatico. E abbiamo deciso di puntare proprio su questo aspetto, senza giri di parole. Stiamo raccontando una storia vera. Ma per noi era importante che le persone potessero capire questo personaggio e il suo carisma. Mussolini, in un certo senso, è simile a un attore”.
“Abbiamo opzionato il libro circa tre anni fa – continua Mieli – quindi abbiamo avuto molto tempo per dare forma a questo progetto. Il libro è stato molto importante per noi perché ci ha offerto informazioni essenziali e una documentazione dettagliata di quegli anni. Tuttavia, è anche un romanzo che cerca di spiegare cosa ha fatto quest’uomo, dalla creazione del populismo al fascismo stesso. Che è qualcosa con cui abbiamo ancora a che fare oggi”.
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