Thunder road, come la canzone di Bruce Springsteen. Che non si sente mai, ma è il filo conduttore del film omonimo di Jim Cummings. Autore, regista e interprete (oltre che co-montatore), in pratica uno one-man-show che si è fatto notare nel circuito del cinema indie americano con la candidatura agli Independent Spirit Awards del 2019 e Grand Jury Prize a Deauville. Basato su un cortometraggio che vinse al Sundance 2016, ora arriva VoD dal 15 aprile con Wanted Cinema.
C’è un bel pezzo di autobiografia in questo atto d’accusa tragicomico di un padre separato contro il sistema che privilegia le madri, costi quel che costi. Il protagonista Jimmy Arnaud è un poliziotto texano, tiratore scelto e con un ottimo stato di servizio, finché la moglie Roz (Jocelyn DeBoer) non decide di divorziare. Jimmy, che ha appena perso la mamma, appassionata danzatrice, ma donna difficile, si rivela subito con i nervi a fior di pelle. Lo vediamo al funerale della genitrice trasformare un encomio funebre in una performance svalvolata e imbarazzante per la figlioletta Crystal (Kendal Farr) che da quel momento gli volta le spalle. Mentre il suo comportamento psicolabile gli aliena le simpatie di tutti – compreso il comandante della stazione di polizia – e solo il collega Nate (Nican Robinson) gli resta vicino.
Come mai ha scelto la canzone di Springsteen e come mai non la ascoltiamo mai nel film?
Quella canzone è la storia di un uomo che cerca di convincere una ragazza a lasciare una piccola cittadina di provincia per fuggire da una vita mediocre e senza sbocchi. Io ho cercato di applicarla al rapporto padre-figlia. E’ una canzone tanto famosa che non c’è bisogno di ascoltarla. In più girando la scena del funerale un sacco di volte, con e senza canzone, ci siamo resi conto che era più efficace senza il karaoke, che invece era al centro del cortometraggio. Oltretutto ho fatto felice il produttore risparmiando i soldi dei diritti. La famiglia Springsteen ha visto il film e ne sono stati entusiasti…
Perché ha inserito il balletto classico nella vicenda?
Il balletto è una forma d’arte sublime ma è considerata molto poco maschile dagli americani. Io volevo parlare proprio di questo, creare una frattura nel personaggio di Jimmy che fa fatica a esprimere le sue emozioni, la sua parte femminile, essendo tra l’altro un poliziotto. E invece lui comprende che sua madre era una ballerina e sua figlia potrebbe ereditare quella passione di famiglia.
E’ vero che il film è in qualche misura autobiografico?
Nel 2014 ho divorziato e ho attraversato un vero inferno. Solo due amici, P.J. e Ben, mi hanno aiutato a non cadere in depressione. Per un uomo è difficile parlare dei propri sentimenti, raccontare i pensieri suicidi, l’angoscia. Il personaggio di Nate è un amico amorevole ed è anche capace di perdonare Jimmy. Sull’autobiografia, mi ci ha fatto pensare una delle mie cinque sorelle, quando mi ha detto che quella era la mia storia e la mia vita sarebbe stata come quella di Jimmy se non fossi riuscito a gestire le mie emozioni.
Attore e regista. Come mai?
Nasco come produttore e non avrei mai pensato di passare alla regia, tantomeno alla recitazione che non ho studiato, ma sono stato fortunato. Mi piace fare cose buffe e scomode, come il mio nuovo film, The Beta Test, che parla del fallimento di un’agenzia di Hollywood e penso che darà fastidio a qualcuno. Soprattutto io cerco di aiutare i filmmaker indipendenti a sentirsi meno soli e inadeguati in un sistema che fa di tutto per reprimerli.
Come descriverebbe Jimmy?
Complicato, onesto, umano. Ed è uno che parla tutto il tempo. Dopo la morte della madre, si rende conto che la vita è breve e cerca di capire quali sono le cose che contano veramente. E’ un po’ come Giobbe: perde la moglie, il lavoro, la custodia della figlia, perde tutto. Però io ci scherzo su e tanti mi hanno ringraziato per aver sdrammatizzato.
Lei parla di un poliziotto fragile, che piange e si dispera. Il contrario dell’eroe tipicamente americano.
L’America è guidata dal testosterone. Vengono celebrate persone che sono degli stronzi, pericolosi per la nostra società.
Lei dipinge un sistema della giustizia profondamente ingiusto che toglie la tutela a Jimmy senza neppure troppo approfondire.
In generale nei divorzi i padri vengono allontanati dai figli perché gli uomini tendono ad essere abusanti, a bere, e si dà credito alle madri. Ma ci sono anche casi in cui il padre è la figura più adatta all’educazione dei figli. In più quasi tutto dipende dagli avvocati e se non puoi permetterti un avvocato costoso, hai già perso. Il sistema è fazioso. Jimmy perde la custodia per le sue stranezze. E’ sotto pressione, non è certo perfetto, ma è un bravo genitore, migliore della sua ex moglie.
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