Jesse Eisenberg e il mito del maschio misogino

Il sudafricano John Trengove in concorso a Berlino com Manodrome, su una comunità di soli maschi guidata a Adrien Brody, protagonista Jesse Eisenberg nel ruolo di un futuro padre in crisi


BERLINO – La mascolinità tossica è decisamente uno dei temi di questa 73ma Berlinale. L’argomento attuale e ricorrente torna anche in Manodrome, titolo del concorso diretto dal sudafricano John Trengove – che ha esordito cinque anni fa grazie al sostegno del Torino Film Lab con The Wound – con protagonista un quasi irriconoscibile Jesse Eisenberg nel ruolo di un giovane autista di Uber ossessionato dalla forma fisica che aspetta un figlio dalla sua compagna (Odessa Young). In preda a una crisi personale e ossessionato da dubbi sulla sua identità, il ragazzo si avvicina a una comunità di soli maschi guidata da un leader carismatico (Adrien Brody), una sorta di padre sostituto che propugna idee misogine tipiche della cosiddetta cultura incel. “Già due anni fa – rivela il regista – avevo letto qualcosa a proposito di una comunità di soli maschi, ma non volevo fare un film troppo legato a fatti e circostanze reali quanto piuttosto creare qualcosa di autonomo, fuori dai luoghi comuni, dentro al mito”. E dunque non c’è la volontà di legarsi a fatti di cronaca, come l’arresto in Romania dell’influencer di TikTok Andrew Tate o l’attentato compiuto a Toronto nel 2018 sempre in nome della frangia misogina.

Per il 39enne Jesse Eisenberg (The Social Network) si trattava di lavorare sulla preparazione fisica, frequentando quotidianamente la palestra, ma anche su aspetti emotivi profondi: “I grandi progressi in termini di rapporti e ruoli sessuali che si sono verificati negli ultimi anni, e che sono appunto una cosa positiva, per questi gruppi rappresentano una minaccia. Le insicurezze, le paure e il senso di inadeguatezza si manifestano come rabbia nei confronti delle donne. Invece di guardarsi dentro questi uomini cercano un nemico fuori da loro stessi. Da questa idea di mascolinità si sviluppa abbastanza naturalmente un atteggiamento aggressivo che sfocia in tragedia, perché l’uso delle armi diventa abbastanza logico”. Anche Adrien Brody parla di “fratture interiori” e di un “bombardamento di preconcetti che si trasformano in verità” e ammette di aver lavorato per il suo ruolo sulla complessità e le sfumature.   

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18 Febbraio 2023

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