‘James’ e il cinema, col cuore nel blues

Passa alle Giornate degli Autori James di Andrea Della Monica, intenso documentario sulla vita e l'arte del sassofonista e compositore James Senese


“Mica sono morto!”. Queste sono state le parole del sassofonista – ma anche leggendario compositore – James Senese alla notizia che qualcuno, ovvero il regista Andrea Della Monica, avrebbe fatto un film su di lui. Un doc, nello specifico, dal semplice titolo James, che passa alle Giornate degli Autori di Venezia 77 nella sezione ‘Notti veneziane’. Non è la prima volta tra Senese e il cinema.

Riavvolgiamo il nastro. Nel 2018 aveva interpretato sé stesso in Una festa esagerata di Vincenzo Salemme. Nel 2010 era stato in Passione di Turturro, e prima ancora in Zora la vampira dei Manetti Bros. Senza contare le colonne sonore che ha curato, come quella di No grazie, il caffè mi rende nervoso di Gasparini (1982) con Lello Arena e Massimo Troisi, in cui pure appariva cantando la canzone Arò Vaje.

“Il film non è un’agiografia – dice Della Monica, al suo primo lungometraggio doc, mentre uno di finzione è previsto per il 2021 – né un tentativo di assicurare a James un posto nel firmamento della musica. È piuttosto la fotografia di qualcosa di vivo, a cui ho scelto di mantenermi più vicino possibile. Nella ricerca di ciò che ha influenzato e reso unica la sua musica, ho lasciato parte del contesto ai libri di storia. Se si ritrova Napoli nel film, lo si fa attraverso ciò che James stesso chiama ‘o sentimento. Ho cercato di coglierne un barlume e ora non vedo l’ora di condividerlo con il pubblico”.

La storia personale di Senese è in effetti materia da film. Sia chiama Gaetano, ma tutti lo chiamano con quel nome inglese, che poi è quello del padre, James Smith, soldato statunitense afroamericano, mentre la mamma è la napoletana Anna Senese. Inizia giovanissimo la sua carriera di sassofonista – dodici anni, lo dice anche nel film – nel 1961 insieme a Mario Musella e ad altri amici danno vita a Terzigno al complesso di “Gigi e i suoi aster“. Poi l’esperienza con ‘I 4 Con’ e gli ‘Showmen’ in due formazioni.

“Non mi piaceva però il successo commerciale – dice nel documentario riguardo a quel periodo – ho deciso di andare da un’altra parte, i miei sentimenti erano cambiati. Quando componevo era tutto bello e nuovo, vedevo realizzare la mia arte, la qualità non importava, era un esperimento mai fatto. Non sapevo di avere dentro la creazione della musica, io stesso non sapevo dove sarei andato a parare. Ma mi sono messo a scrivere musica e sono uscite cose strane, non sapevo nemmeno esattamente comporre cosa significasse”.

Nascono così i celeberrimi ‘Napoli Centrale’, gruppo che fonda con l’amico Franco Del Prete, con l’album omonimo dove Senesesi distingue particolarmente per sensibilità e virtuosismo. Tra l’altro, al progetto prende parte anche anche Pino Daniele, in ruolo di bassista. Anche per questo, Senese è uno dei componenti del supergruppo di Daniele (Tullio De Piscopo, Tony Esposito, Joe Amoruso e Rino Zurzolo) con il quale ha collaborato nei dischi d’esordio, e che si è riunito per l’incisione dell’album di Daniele ‘Ricomincio da 30′, pubblicato nel maggio 2008.

Ancora attivissimo, tra il 2015 e il 2016 Senese con i Napoli Centrale tiene oltre 180 concerti in tutta Italia con qualche puntata all’estero. Cresciuto nel dopoguerra ai confini della città di Napoli, che da campagna ha visto trasformarsi in periferia, James è stato a lungo alla ricerca di un’identità, riversando i suoi conflitti nella musica. Il documentario intende restituire un ritratto dell’artista dopo cinquant’anni di carriera, rintracciando il fulcro del suo percorso artistico e tendendo un ponte ideale con il presente per indagare la più recente evoluzione di quel progetto musicale.

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