BARI. “Donald Trump, con la sua politica antiambientalista, sta minacciando la vita di tutti noi. I miei documentari sulla natura sono film politici perché ci rendono più attenti e responsabili su ciò che è attorno a noi e da cui dipende la nostra sopravvivenza.”
Sul palco del Teatro Petruzzelli, l’attore francese Jacques Perrin, che ha ricevuto il Federico Fellini Platinum Award, motiva la sua attività di produttore e regista di opere naturalistiche. Nel corso della sua masterclass Perrin ha anche rievocato l’esperienza di produttore e interprete di Il deserto dei Tartari di Valerio Zurlini, proiettato prima dell’incontro; accanto a lui il direttore della fotografia e suo amico Luciano Tovoli e il critico Marco Spagnoli.
Perrin fu anche co-produttore, oltre che a interpretarlo, di Z – L’orgia del potere di Costa-Gavras. “Fu la mia prima esperienza. Anche qui fu difficile trovare finanziatori perché eravamo in pieno ’68, i produttori non volevano fare film politici. Girammo in Algeria perché oVviamente girare nella Grecia di allora era impossibile”.
In seguito, passò ad occuparsi di film naturalistici. “Mi ero reso conto di come l’uomo stesse trascurando il suo pianeta, dei danni ambientali in atto in continenti come il Sudamerica e l’Africa. Foreste distrutte, animali in estinzione. Mi chiesi come era possibile che nessun politico s’interessasse di tutto ciò? Che cosa faranno i nostri figli?”.
Il primo Le peuple singe lo realizzò nel 1989 ma il successo arrivò con Microcosmos. “Mi fece scoprire l’esistenza di un universo affascinante sotto i nostri piedi, senza bisogno di recarmi in paesi lontani. I miei documentari sono stai accolti bene ovunque, segno che la natura interessa a tutti. Si tratta di film realizzati a partire da incontri con scienziati di vari campi e da un grande lavoro di documentazione, d’altronde non ho frequentato l’Università, ho lasciato gli studi a 14 anni e quindi faccio questi film anche per imparare io stesso. Ho scelto che fossero privi di commento, in modo che gli spettatori possano percepire quel che vedono ciascuno secondo la propria sensibilità, senza filtri”.
In chiusura dell’incontro un suo ricordo di Vittorio Gassman, cui è dedicata la retrospettiva del Bif&st 2017. “Attore grande, immenso, ma che come anche Marcello Mastroianni aveva il dono della semplicità”.
La grande Retrospettiva 2018 sarà dedicata a un autore o un’autrice internazionale vivente. “Quest’anno il ponte del 25 aprile si è rivelato tutt’altro che uno svantaggio, anzi ha incrementato le presenze” afferma il direttore Laudadio, auspicando che torni disponibile il teatro Kursaal Santa Lucia. Il presidente Michele Emiliano ha accennato ai teatri Piccinni e Margherita che, una volta restaurati, potrebbero tornare utili, e a connettere meglio la Fiera del Levante con il Festival, raccogliendo la sfida di spazi dedicati alla creatività
“In Francia il pericolo è molto grande, spero che il 7 maggio al ballottaggio chi ha deciso di non andare a votare cambi idea. Spero che Jean-Luc Mélanchon dia un’indicazione di voto, è insopportabile che non si sia pronunciato”. L'attrice non si sottrae alla domanda di rito sul prossimo voto presidenziale francese, ospite del Bif&st dove ha ricevuto il premio Anna Magnani come miglior attrice per il ruolo ne La pazza gioia. A giugno esce il suo documentario sull’Alzheimer Una ragazzina di 90 anni
Al Bif&st Premio Ettore Scola al regista di Orecchie; Premio Mariangela Melato alla protagonista de La ragazza del mondo; Premio Gabriele Ferzetti al protagonista de Il padre d’Italia
Il loro primo incontro è avvenuto sul set di Paura e amore (1988) immerso nella nebbia di Pavia. “Eppure il clima era così festoso e tu, Margarethe, eri così appassionata” ricorda l’attrice Fanny Ardant nel corso della master class al Bif&st dove presenta il suo terzo film da regista, Le divan de Staline. “Era un momento triste della nostra vita, ma era un pozzo di tristezza anche il mio film”, replica la regista Margarethe von Trotta. Le due artiste raccontano il passaggio dalla recitazione alla regia