“Amo La terra trema di Visconti e tutto il cinema di Vittorio De Sica. Vederli è come imparare l’alfabeto a scuola”. Il regista ungherese István Szabó, ospite della quarta giornata del Festival del Cinema Europeo di Lecce, che stasera gli assegnerà L’Ulivo d’Oro alla Carriera, ha tenuto un incontro in cui ha potuto rispondere alle domande del pubblico, a partire dal suo rapporto con il nostro cinema: “Appartengo a una generazione per cui il cinema italiano è stato il latte materno. E dopo il latte materno c’è il primo bicchiere d’acqua che è il cinema francese. Posso raccontarti Miracolo a Milano fotogramma per fotogramma, e canto anche la canzone”. Sfoggiando tutta la sua “particolare ironia ungherese”, il regista ha intonato le note dell’“inno” dei barboni che si sente nel finale del film prima di aggiungere una “cosa molto triste”, ovvero di non vedere un film italiano da oltre 10 anni. Sottolineando che ormai il nostro cinema abbia perso l’appeal di un tempo non solo in Ungheria, ma in buona parte dei paesi europei.
I riferimenti alla cultura italiana non finiscono qui. Il regista, infatti, ha voluto invitare il pubblico ad abbondonare i propri telefoni cellulari. “Non voglio più vederli. Non voglio salire sul tram e vedere persone che vedono i film nello schermo dello smartphone. Sarebbe come se vi dicessero che da domani tutti i musei saranno chiusi e voi dovrete vedere le opere di Tintoretto, Michelangelo o Caravaggio su uno schermo grande quanto un francobollo”.
C’è stato tempo anche per rivangare un po’ il passato, scavando nella lunga carriera dell’autore ungherese. A partire dallo spartiacque più importante, ovvero la vittoria del Premio Oscar al Miglior Film Straniero con Mephisto avvenuta esattamente quarant’anni fa, nel 1981: “Quella sera ero consapevole che se avessi vinto, il premio sarebbe stato non solo mio, ma di tutto il cast e di tutta la troupe in ogni reparto, ovvero di tutte quelle persone che avevano portato il loro talento nel film. Poi vincemmo e dopo una settimana bellissima tutto tornò alla normalità. Quando sono tornato al lavoro ho capito che quell’omino dorato non avrebbe scritto o girato il prossimo film. Avrei dovuto fare tutto io. Oscar o non Oscar, la cosa più importante è che ogni film inizia da zero. Ogni film è un nuovo film. Se utilizzi il successo e le strategie del film premiato, il fallimento è inevitabile. Partire da zero è la cosa più importante”.
Infine, István Szabó ha spiegato come il lockdown abbia interferito drammaticamente sulla distribuzione del suo ultimo film, Final Report, che proprio stasera, sarà proiettato al Festival di Lecce in anteprima nazionale. “Il lockdown per me è stata una triste esperienza. Due settimane prima, c’era stata la prima del nuovo film e nei giorni successivi stava andando benissimo. Ma poi hanno chiuso tutto e il film semplicemente è morto. Ho vissuto a casa, ho letto libri bellissimi che mi consigliava mia moglie, che è una insegnante di letteratura. Purtroppo la condizione del lockdown non mi ha dato delle idee per il prossimo film. Era tutto un po’ nero e non mi sono dedicato ad altri progetti”.
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