BERLINO – Ci sono voluti dieci anni per portare al cinema la storia vera di Elisa Sanchez Loriga e Marcela Gracia Ibeas, le due donne che nella chiesa di San Jorge a La Coruna nel 1901 sono convolate a nozze, giuste per loro, immorali per la comunità galiziana in cui le due insegnanti elementari vivevano dando scandalo con il loro amore.
Solo un secolo dopo, nel 2005, il matrimonio tra persone dello stesso sesso è diventato legale in Spagna. “Da una decina d’anni – racconta Isabel Coixet, in concorso a Berlino con Elisa y Marcela – cioè da quando una studiosa mi aveva parlato delle due donne mostrandomi decine di documenti, volevo fare questo film, ma lo script ha girato tanto senza trovare un produttore interessato. Finché la società di Barcellona Rodar y Rodar non l’ha proposto a Netflix, così è arrivato un finanziatore entusiasta”.
Per il film, girato in bianco e nero (proprio come Roma di Cuaron) in sole quattro settimane, con gusto estetizzante e spunti softcore, la piattaforma ha dato l’ok senza pretendere nessun cambiamento. E dunque per la cineasta 58enne, per nove volte a Berlino, l’ultima con La casa dei libri, non esiste un problema Netflix. “Ho letto la dichiarazione degli esercenti d’essai e posso capire le loro ragioni ma non le condivido. Non è cultura togliere questo film dal concorso, cultura è rispettare un autore”.
Tra l’altro Elisa y Marcela uscirà in sala, per ora in Spagna e Brasile, ma probabilmente anche in altri territori, “incrocio le dita, anche perché il film ha bisogno del grande schermo e della tranquillità di una sala cinematografica per essere visto al suo meglio, anche se devo ammettere che se un film è abbastanza forte sopravvive in tv, su un iPad e persino sul telefonino”. Aggiunge una delle due attrici, Greta Fernandez: “Grazie a Netflix Elisa y Marcela sarà visto ovunque nel mondo e così tante persone conosceranno questa storia di cui io stessa non sapevo nulla”. Anche perché, come aggiunge la coprotagonista, Natalia de Molina, “ci sono ancora molti paesi dove l’omosessualità è illegale”.
Elisa y Marcela inizia in Argentina con l’incontro tra due donne, una anziana e l’altra giovane. L’anziana comincia a raccontare, partendo dal primo incontro con l’amore della sua vita, avvenuto nei corridoi di un liceo. L’attrazione immediata si trasforma ben presto in incapacità di stare lontane e, nonostante l’opposizione del padre di Marcela, che non vorrebbe neppure che la figlia studiasse, le due finiscono per ritrovarsi, tre anni dopo, in un piccolo villaggio galiziano e lasciare spazio alla passione, che Coixet descrive con dettagli sexy-ingenui, tra cui l’uso di un polpo come gioco erotico. Circondate dall’ostilità (che sfocia in violenza) dei paesani, ultracattolici e pettegoli, le due decidono di sposarsi: Elisa, coi capelli corti e i baffetti appena accennati, si finge uomo e le due riescono a convincere un prete della sua nuova identità. Ma a questo punto rischiano in carcere con l’accusa di blasfemia.
Natalia de Molina racconta di essersi chiesta a lungo come erano queste donne e quale fosse la loro relazione. “Come hanno fatto a scoprire il sesso in una società in cui non c’erano modelli omosessuali?”, si chiede Isabel Coixet. La regista non considera il film un manifesto politico, ma la sua presa di posizione sul matrimonio gay è esplicita: “Io personalmente non sento l’urgenza di sposarmi e non l’ho mai fatto, ma penso che se qualcuno vuole sposare il suo cane o un albero, deve poterlo fare. Come dice Marcela nel film ai vicini di casa che vogliono constatare se il marito è davvero un maschio: Non potete lasciarci in pace? Penso che ci sia troppo controllo sul modo in cui ciascuno di noi vive”. E sulla scelta del bianco e nero, molto di moda dopo i successi di Roma e Cold War. “E’ stata immediata ed era la prima frase della prima stesura della sceneggiatura. Erano così le foto del matrimonio di Elisa e Marcela che avevo visto, immaginavo così i luoghi della loro storia, che sono quelli dove ho girato con la dop Jennifer Cox alla sua prima esperienza. Il bianco e nero è stato un deterrente per tante tv e produttori, ma alla fine ho trovato la complicità di Netflix anche su questo aspetto. Non avrei saputo immaginare questa storia a colori”.
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