Non manca un affettuoso ricordo di David Bowie nel giorno della sua prematura scomparsa. È Jeremy Irons a trovare le parole più giuste per evocarlo. “Se il tuo lavoro di artista – scrittore, pittore, cantante – comunica con il pubblico, questa comunicazione continuerà anche quando non sei più lì. Lui è stato un grande artista e continuerà a parlare con noi”. E poi l’attore inglese ricorda di aver incontrato il musicista varie volte e di avergli quasi “rubato” Iman. “Lavorai con lei a uno shooting fotografico a New York venticinque anni fa, poi la invitai a cena, ma mi disse che doveva andare a Los Angeles a cercare marito: un anno dopo era sposata con Bowie”.
Irons è il protagonista maschile del nuovo film di Giuseppe Tornatore, La corrispondenza, il terzo girato in lingua inglese. Storia d’amore epistolare ma aggiornata ai nostri tempi, perché i due amanti usano skype, l’email e i file video per mantenere acceso un dialogo che il destino ha interrotto. E’ difficile parlare del film senza rivelare la trama – come ha chiesto esplicitamente la produzione – del resto tra breve il segreto non sarà più tale con l’uscita in sala il 14 gennaio (con 01 Distribution). Basti dire, allora, che è la storia di un maturo professore di astrofisica, Ed Phoerum, e di una bella studentessa Amy (Olga Kurylenko) che fa la controfigura nei film d’azione e che per questo lui ha soprannominato la Kamikaze. Nella prima scena li vediamo innamoratissimi congedarsi dopo una notte di passione trascorsa in albergo (dormono però in camere separate visto che lui è sposato e ha due figli). Non si rivedranno più, se non con il filtro della tecnologia, ma lui le spedirà anche lettere avvolte in grandi buste rosse e mazzi di rose scarlatte.
“Oggi con internet – dice Irons – le persone usano sempre più la tecnologia per comunicare, a volte si conoscono prima in rete e poi si incontrano, non senza delusioni. Ma questi mezzi non aiutano la comunicazione emotiva, sono troppo veloci. Una lettera richiede un tempo per essere scritta e spedita che permette di riflettere, mentre la velocità è più adatta a inviare informazioni fredde e un po’ mi preoccupa che i giovani facciano affidamento solo su questi strumenti per parlarsi, senza guardarsi negli occhi.
“E’ una storia che mi è venuta in mente molti anni fa, almeno 15 – rivela Tornatore – ma all’epoca sarebbe stato un film di fantascienza, mentre oggi è tutto possibile grazie al progresso. Il sogno eterno dell’uomo è quello di estendere la propria avventura esistenziale oltre i confini, ne hanno parlato tutti i più grandi scrittori e filosofi. Adesso questo sogno sembra diventato possibile, però il destino si può manipolare solo fino a un certo punto”. Per Tornatore, reduce dal grande successo del suo ultimo lavoro, La migliore offerta, è stata l’occasione per affrontare ancora una volta il tema dell’amore a distanza. Con in più la bella metafora dell’astronomia. “Possiamo continuare a vedere le stelle morte benché esse non esistano più. Anzi, è proprio la loro disastrosa fine a rivelarcele”, commenta Amy nella sua tesi di laurea. “Non ricordo una storia d’amore importante in un film o in un romanzo – chiosa il regista siciliano – senza grandi difficoltà o addirittura l’impossibilità di stare insieme per gli amanti. Cesare Pavese diceva che gli amori felici sono rari perché non destano la curiosità degli scrittori, e l’intera letteratura da Orfeo ed Euridice a Romeo e Giulietta lo conferma”. Il vero amore è immortale per Olga Kurylenko, la bella modella e attrice ucraina che abbiamo visto come Bond Girl ma anche in To the Wonder di Terrence Malick. Lei ha sposato il lato perdutamente romantico della vicenda: “L’amore che finisce non è vero amore. È impossibile smettere di amare qualcuno anche se razionalmente lo si desidera. Non si può razionalizzare il sentimento”.
I due attori hanno recitato una sola scena insieme. Poi lei ha interagito con i video registrati da Irons in solitudine. “Ciascuno di loro – racconta Tornatore – era nella sua location quando parlavano via skype. Poi ci sono i tanti videomessaggi che sono stati girati in testa al film, con una troupe ridotta e con una semplice videocamera, così Olga poteva guardare quelle immagini mentre recitava”.
Le musiche sono ancora una volta di Ennio Morricone – una collaborazione che dura da 25 anni: “Abbiamo lavorato sulla partitura fin dalla prima stesura della sceneggiatura – racconta Tornatore – cercando soluzioni sonore diverse dal solito, sapevamo che l’elettronica sarebbe stata importante e ce ne siamo serviti combinando quei suoni con quelli dell’orchestra. È una partitura non sontuosa e molto semplice. Ma Ennio è capace di tutto”. E non manca un commento al Golden Globe appena vinto: “L’ho saputo stamattina prestissimo da un sms del produttore Arturo Paglia, ho chiamato Ennio che è mattiniero e gli ho fatto le congratulazioni. E pensare che voleva dire di no a Tarantino perché era impegnato con il mio film, ma io ho insistito, dopo tre rifiuti non sarebbe stato carino dire di no al regista americano e ho fatto bene a convincerlo”. E aggiunge: “Lui mi dà un’energia enorme perché a 87 anni fa ancora tutte queste cose e le fa benissimo, nei momenti difficili della mia giornata, penso a Ennio e mi tiro su”.
Infine una riflessione sulla immagini, manipolate attraverso l’inserto di materiale digitale, spesso a bassa risoluzione e persino deteriorato. “Non ritengo che il cinema stia per morire, non l’ho mai pensato e non lo penso neanche adesso – ribatte Peppuccio – penso che si stia trasformando, come ha sempre fatto fin dagli inizi. Oggi un codice diventa obsoleto nel giro di sei mesi, ma la pellicola continua a esistere tanto è vero che si continua a usare questa parola per definire il film. Però è vero che i fotogrammi, come le stelle, quando raggiungono la retina, già non esistono più”.
Girato tra Londra, il Lago d’Orta e l’Alto Adige (dove è stata ricostruita la provincia inglese) con il sostegno della BLS – Film Fund & Commission, La corrispondenza è prodotto da Paco Cinematografica con Rai Cinema e il sostegno del MiBACT. Tornatore ha affidato la sua storia anche a un romanzo pubblicato da Sellerio Editore: “Una formidabile opportunità per restituire alla parola scritta la supremazia usurpata dall’immagine, un’occasione per riscattare tutto quello che lo schermo deve o preferisce sottintendere”.
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