Inizio 2013 negativo. Le urgenze del settore cinema


E’ la Biblioteca, un tempo dei gesuiti, del Collegio Romano ad ospitare la conferenza stampa sui dati 2012 del cinema italiano, dalla quale emerge una lettura della produzione, distribuzione e cinema in tv fatta di luci e ombre, a seconda che a parlare siano gli operatori del settore – Riccardo Tozzi presidente Anica, Angelo Barbagallo, presidente sezione produttori Anica, Richard Borg, presidente sezione distributori Anica – o il MiBAC-Direzione generale Cinema, Nicola Borrelli, DG per il Cinema e Antonia Pasqua Recchia, segretario generale MiBAC che ha difeso e valorizzato l’operato del ministro Lorenzo Ornaghi.

 

Dai primi vengono comunque precise richieste al governo in carica e al futuro. In particolare l’inserimento dei contributi sugli incassi (circa 70 milioni), di cui si attende da tempo il rimborso, tra le somme che lo Stato creditore restituirà alle aziende, provvedimento recentemente all’ordine del giorno. Il rinnovo, almeno triennale e al più presto, del tax credit che scade a fine anno, così da consentire una programmazione produttiva (2 importanti coproduzioni internazionali nel frattempo sono andate perse). Il mantenimento delle risorse del Fus destinate al cinema, peraltro già diminuite nel corso degli anni: “Il cinema non sopporterebbe una ulteriore riduzione nel 2013”, secondo Barbagallo. La digitalizzazione di 800/1.000 sale grazie a un contributo pubblico di circa 5 milioni. E infine l’applicazione puntuale di sanzioni contro la pirateria.

A Nicola Borrelli il compito di elencare i dati più significativi dell’anno passato. I film di nazionalità italiana prodotti sono 166, con un investimento totale di 493 milioni di euro, di cui 156 mln. di capitali stranieri. Di questi film, 129 sono al 100% italiani, gli altri 37 coprodotti – in maggioranza con paesi francofoni (Francia 20 e Belgio 6) – con 80,5 milioni di capitali italiani e 156 di capitali stranieri. I 337 mln. di capitali italiani investiti nei film italiani (+1,07% rispetto al 2011) sono così ripartiti: 225 da capitali privati o non direttamente statali (fondi comunitari o locali), 88 da agevolazioni fiscali tax credit e 24 da contributi statali diretti. L’apporto di investitori esterni, per il quale è stato richiesto credito d’imposta, è raddoppiato, passando dai 25 ai 50 mln. del 2012.

Dei 129 titoli prodotti unicamente con capitali italiani: 61 con budget fino a 800mila €, 21 con budget fino a 1,5 mln, 23 fino a 3,5 mln e 24 con oltre 3,5 mln. E Angelo Barbagallo ricava da queste ultime cifre che si può parlare di produzione industriale nazionale solo per 60/70 film. Inoltre sempre più spesso le opere prime e seconde necessitano del sostegno pubblico per essere realizzate, infatti ben 51 sono quelle finanziate con 9 mln, con un contributo medio di 176mila €.

 

Borrelli segnala la riqualificazione dell’intervento pubblico diretto passato dai 94,8 mln del 2004 ai 24,4 del 2012, a fronte dei 37,1 mln del tax credit interno alla produzione e dei 19,3 mln del tax credit investitori esterni. E se Borrelli ricorda come positiva l’introduzione del regolamento delle quote tv di programmazione e investimento nei film italiani, Riccardo Tozzi sottolinea come la crisi di Medusa abbia portato a un calo degli investimenti privati. Così la Rai si è trovata a sostenere più film, con una diminuzione dell’investimento medio, assorbendo progetti commerciali e indebolendo il cinema d’autore.
Nel 2012 si riscontra un aumento della programmazione di cinema italiano (+264 titoli) sulle 7 principali tv generaliste. I film programmati in prima serata sono 156, di cui 46 sulle 3 reti Rai, 82 sulle 3 reti Mediaset e 28 su La7. Sui canali satellitari diminuisce la programmazione di titoli unici, 110 in meno (2723 nel 2012 vs. 2868 nel 2011), con ben 48 film di nazionalità italiana in meno (647 vs. i 695 del 2011).

 

I dati negativi vengono dalle presenze in sala che, dopo aver segnato un 10% nel 2012 rispetto al 2011, registra nel primo trimestre 2013 un ulteriore calo del 5% rispetto allo stesso periodo 2012. E penalizzato è il nostro cinema la cui quota di mercato scende dal 41% del trimestre 2012 al 33% dei primi 3 mesi del 2013. Richard Borg non crede che la crisi economica sia la causa principale di questa situazione, semmai la attribuisce all’assenza di titoli di successo.

 

Da segnale l’intervento polemico di Aurelio De Laurentiis, sostenitore di una class action contro lo Stato chiedendo il rimborso dei soldi persi con la pirateria: 2,5 miliardi l’anno. “La pirateria ha ucciso la musica, ucciderà anche il cinema – ha aggiunto il produttore Nicola Giuliano – servono sanzioni perché non c’è nessuna percezione di illegalità in chi scarica”. Il regista Maurizio Sciarra, a nome dei 100autori, propone infine che parte delle risorse ricavate dalla vendita delle frequenze tv vengano investite nel settore audiovisivo, coinvolgendo anche Telecom che utilizza il prodotto cinematografico.

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