BERLINO – Cosa succede quando la vita e la morte sono così simili da non riuscire più a distinguerle? Che accade quando un essere umano ha gli stessi ricordi del suo clone, che può essere ucciso, e ucciso ancora al suo posto per espiare, senza conseguenze, i suoi crimini? Se condividono entrambi passato e emozioni, chi è il clone e chi l’essere umano originario? Chi è stato giustiziato dei due? È quanto esplora il nuovo film di Brandon Cronenberg, figlio di David Cronenberg qui al suo terzo lungometraggio, Infinity pool, a Berlinale Special e già in selezione ufficiale al Sundance Film Festival e al New York Film Festival. Thriller estremo, visionario, a tratti surreale e disturbante, la cui narrazione si muove in una dimensione intermedia tra realtà e fantasia, tra vita e morte, con livelli di edonismo e orrore man mano crescenti.
Durante il soggiorno nell’idilliaco e isolato Li Tolqa, uno stato immaginario, James (Alexander Skarsgård), un ex scrittore di successo in cerca di ispirazione, e sua moglie Em (Cleopatra Coleman) si godono sole, spiagge incontaminate e l’eccezionale e attentissimo personale del resort. Un giorno, guidati dalla seducente e misteriosa Gabi (la, molto convincente nel ruolo, Mia Goth), si avventurano fuori dall’hotel, ma un incidente di guida in stato di ebbrezza, in cui un contadino locale rimane ucciso, manda James in prigione dove gli viene fatta un’improbabile proposta: morire o guardarsi morire. A Li Tolqa, dove vige una politica di tolleranza zero, la punizione per ogni errore commesso è, infatti, l’esecuzione; ma se James può permetterselo, può pagare tutte le volte che lo desidera la creazione di un clone, con i suoi ricordi e emozioni, che può essere brutalmente ucciso al posto suo. Una punizione ‘per delega’ confezionata per ricchi turisti.
Questa scappatoia, che dona di fatto una sorta di impunità rispetto a qualsiasi tipo di crimine, spinge James a esplorare senza riserva i limiti precedentemente imposti da morale e giustizia sociale, insieme agli altri ospiti dell’albergo che scopre aver avuto esperienze simili alla sua. I protagonisti si trovano, così, tutti coinvolti in una escalation di edonismo e brutalità, in cui ogni passione e impulso viene assecondato senza alcun limite. Tra allucinazioni, pugnalate, sgozzamenti, orge, sparatorie, che rendono la pellicola una sorta di “White Lotus” in versione trasgressiva e eccessiva, adatta un pubblico dallo stomaco forte.
Rispetto ai livelli crescenti di trasgressione da interpretare sul set, il protagonista Alexander Skarsgård rivela di aver trovato abbastanza catartico mettere in scena quel tipo di immaginario davanti a una telecamera: “Sono piuttosto dolce e noioso nella vita reale, e quindi è stato un buon modo per connettermi con la mia bestia interiore. Una sorta di terapia personale”.
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