In sala ‘La nostra terra’, tratto da un romanzo premio Nobel

Dal 21 novembre al cinema, distribuito da Wanted, il film è diretto da DK e Hugh Welchman, registi già noti per il successo internazionale di Loving Vincent

La nostra terra

Dal 21 novembre al cinema, distribuito da WantedLa nostra terra, che trae ispirazione dal romanzo ‘The Peasants’ (I contadini), opera premiata con il Nobel, scritto da Władysław Reymont.

Il film è stato creato dai talentuosi DK e Hugh Welchman, registi già noti per il successo internazionale di Loving Vincent. Dopo aver stupito il pubblico con la sua animazione innovativa, la coppia porta ora sul grande schermo una nuova avventura visiva, arricchita dalla potenza narrativa di Reymont.

Il film, un affresco storico e sociale ambientato nella campagna polacca – realizzato ancora con una particolarissima tecnica di animazione “pittorica” –  ci racconta la vita dei contadini in un periodo di grandi cambiamenti. La storia, che esplora temi come le lotte quotidiane, i conflitti tra le classi sociali e le tradizioni popolari, è impreziosita dall’originale stile visivo dei registi, che riescono a mescolare animazione e narrazione in un modo unico e coinvolgente.

Un’immersione profonda nella cultura rurale, un ritratto autentico, commovente e antropologicamente rilevante di una comunità alle prese con il passaggio dalla tradizione alla modernità.

La storia segue Jagna, una giovane e affascinante donna, decisa a tracciare il proprio destino in un piccolo villaggio polacco alla fine del XIX secolo. In questo mondo caratterizzato da pettegolezzi, conflitti familiari e profonde disuguaglianze economiche, la comunità è comunque legata dall’orgoglio per la propria terra, dal rispetto per tradizioni vivaci e da un patriarcato radicato. Quando Jagna si ritrova nel mezzo di desideri contrastanti tra il più ricco contadino del villaggio, suo figlio maggiore e altri uomini influenti, la sua fermezza nel difendere la propria indipendenza la porta a un tragico scontro con la comunità che la circonda.

“Lavorando a Loving Vincent – racconta Hugh – DK mi ha parlato molto della cultura polacca. Mi ha regalato libri famosi, incluso ‘The Peasants’. Era di gran lunga il più lungo e noi eravamo incredibilmente occupati; quindi, ho continuato a rimandarne la lettura. Quando finalmente sono andato in vacanza dopo gli Oscar, ho pensato: ‘Se non lo leggo ora, non lo farò mai’. L’ho letto dall’inizio alla fine, nella traduzione del 1924. Da subito, ho capito che era un capolavoro. Nello stile di Charles Dickens, Thomas Hardy, Émile Zola. Gli agricoltori contadini sono stati la spina dorsale della società per oltre mille anni in Europa, fino alla rivoluzione industriale e oltre. Mi sentivo eccitato all’idea di portare questo grande lavoro a un pubblico al di fuori della Polonia. Lo merita. Ecco perché abbiamo chiesto anche una nuova traduzione in inglese con Penguin Classics, sperando che avvicini i lettori a questo romanzo”.

DK aggiunge: “Ascoltavo l’audiolibro mentre dipingevo per Loving Vincent. Immagino che sarei stato colpito dalla bellezza delle descrizioni di Reymont del villaggio, delle stagioni e della natura che circonda la vita dei contadini. Ma ho trovato anche i personaggi coinvolgenti e divertenti, molto più di quando tentai di leggere questo classico da studente a diciassette anni. È un libro che richiede pazienza e una certa esperienza della vita. Si parte da un grande romanzo con descrizioni mozzafiato, ma ciò che veramente mi ha attratto nell’idea di adattarlo è stata Jagna. Come donna, anch’io ho provato tante volte nella mia vita attenzioni indesiderate e tentativi di manipolazione. Mi sono davvero identificata con Jagna, ho provato empatia per lei. All’inizio è invidiata e fraintesa, poi maltrattata e insultata, infine emarginata: per essere bella, per essere sognatrice e artistica, per essere appassionata e, soprattutto, per mettere in discussione il patriarcato sostenuto anche dalla chiesa. Era come se mi chiamasse. Questo film è la mia risposta”.

L’interpretazione della storia è, in effetti, molto più attenta alla questione femminile di quanto lo sia il romanzo di Reymont.

“Nel libro – conferma Hugh – si percepisce che lei desidera più di quanto la vita possa offrirle nel suo villaggio. Volevamo mantenere questo anelito ma anche dare alla sua aspirazione un connotato più moderno di femminilità calpestata. Jagna è il personaggio più rilevante del romanzo, ma questa è la storia di una intera comunità. Volevamo concentrarci sul suo rapporto con la sua gente. A lei non interessano le ricchezze che attraggono tanti altri, ossessionati dal denaro e dal possesso della terra. Il suo amante antieroe Antek è un uomo terribile. Si comporta come un despota e calpesta la dignità della sua compagna e dei suoi stessi figli, forte del rispetto per la sua ricchezza. Jagna non può amarlo. Non la aiuta il fatto di essere la più bella del villaggio, anzi. Inoltre, viene messa all’indice perché si rifiuta di chiedere scusa e mantenere un profilo basso. Tutti le si rivoltano contro. Purtroppo, accade troppe volte anche nel nostro mondo moderno: due pesi e due misure sono in gioco quando si tratta di uomini e donne, in particolare di giovani donne che cercano di trovare la loro strada nel mondo. C’è più violenza nel libro che nel film, ma poiché il romanzo è lungo quasi 1000 pagine, c’è più di tutto. Rispetto alla vita della maggior parte di noi oggi, il mondo in cui vivevano questi personaggi era violento e duro, ma loro erano cresciuti in quel contesto. Mostriamo abbastanza per permettere al pubblico di identificarsi emotivamente con l’impatto che questa violenza ha sui personaggi”.

Si tratta, inoltre, di un film molto musicale, pieno di balli e canzoni.

“Sì, è sorprendentemente musicale – confermano i due – Quando stavamo scrivendo la sceneggiatura, ci siamo ispirati a tutte queste descrizioni di varie celebrazioni e al matrimonio di Boryna e Jagna, dove gli ospiti hanno bevuto e ballato per tre giorni. bevendo e ballando per tre giorni. Queste sono persone con una vita dura, che lavorano incredibilmente, ma che sanno anche come celebrare il ciclo della vita. Amano i loro vestiti, la loro musica e sicuramente amano ballare. Dovremmo tutti ballare di più! Abbiamo ritenuto che anche la natura avesse bisogno di un accompagnamento musicale. A volte, doveva parlare per i personaggi, quando non sono abbastanza articolati o non si sentono autorizzati. La stretta collaborazione con il compositore Łukasz “L.U.C” Rostkowski è stata fondamentale. La sua passione per il progetto è stata parte integrante di questo film. Nel libro ci sono molti riferimenti alla musica e al ballo. Ci è piaciuto molto il fatto che non si veda solo il lato meschino, il lato pettegolo, le faide. Si vede amnche quanto queste persone siano artistiche e come si esprimano con passione”.

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11 Novembre 2024

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