In ‘Orizzonti’ Pietro Castellitto e Jasmine Trinca all’esordio

Negli 'Orizzonti' veneziani, Pietro Castellitto e Jasmine Trinca all’esordio


“Non solo opere prime o registi poco noti”, spiega il direttore Alberto Barbera, per presentare la sezione competitiva Orizzonti: “accanto a 6 esordi, il ritorno di autori affermati a Venezia – D’Anolfi-Parenti, Lav Diaz e Uberto Pasolini, dimostrazioni di fedeltà alla Mostra e rispetto che ci fanno piacere”. 

19 sono i titoli in competizione, e Mila (Apples) del greco Christos Nikou, è il film d’apertura, il 2 settembre, “un originale e misterioso malessere priva la popolazione della memoria”, spiega il Direttore. 

Giovanni Aloi porta la sua opera prima, La troisième guerre, “uno studio psicologico sulla pressione a cui è sottoposto di un giovane militare” addetto al controllo terroristico. 

Meel patthar (Milestone) di Ivan Ayr, “un ritorno a Venezia del regista indiano, per questa storia di un camionista che ha perso la moglie: forte componente sociale”.  

Il primo dei due film iraniani ad Orizzonti è Dashte khamoush (The wasteland) di Ahmad Bahrami, che usa “bianco e nero, circolarità narrativa del racconto visivo”.  

Dalla Tunisia, L’homme qui a vendu sa peau (The man who sold his skin) di Kaouther Ben Hania, che dirige un film “ispirato ad un autentico fatto di cronaca: una denuncia dell’ipocrisia dell’arte contemporanea, con un sorprendente smalto figurativo”.

Un altro esordio italiano, quello di Pietro Castellitto con I predatori, che ha scritto diretto e interpretato un film “eccentrico rispetto al cinema italiano recente: c’è cattiveria, satira, il coraggio di osare ad andare sopra le righe. Un esordio promettente” con Massimo Popolizio, Antonio Gerardi, Vinicio Marchioni, per questa produzione Fandango, storia di due famiglie di estrazioni agli antipodi, i Pavone e i Vismara. Nuclei apparentemente opposti che condividono la stessa giungla, Roma. Un banale incidente fa sfiorare i due poli. E la follia di un ragazzo di 25 anni li farà collidere, scoprendo le carte per rivelare che tutti hanno un segreto e nessuno è ciò che sembra. E tutti dei predatori.

Gia Coppola concorre con Mainstream, interpretato da Andrew Garfield, che racconta “la deriva dei social media, mette in scena un eccentrico triangolo amoroso con un influencer che sfugge al controllo”. 

Lav Diaz, con una “storia di emarginati, in un bianco e nero contrastati, una critica al regime filippino” presenta Lahi, Hayop (Genius Pan). 

Dal Marocco, l’esordiente Ismaël El Iraki, con Zanka Contact, “una fuga impossibile, un film scatenato, senza nascondere l’omaggio a Tarantino”. 

Un titolo importante, Guerra e Pace, per la coppia Massimo D’Anolfi e Martina Parenti, in quattro capitoli, un gradito ritorno a Venezia dopo altrettanti anni. 

La nuit de rois di Philippe Lacôte, che aveva “partecipato al Film Market di Venezia 2019. Un prison movie, con griot, teatro, danza e magia. L’unico film dall’Africa subSahariana”.

The furnace di Roderick Mackay è “l’opera prima dall’australia: un cammelliere che ha fraternizzato con gli aborigeni”, coinvolto a fondere l’oro della Corona. 

Dall’Iran, il secondo titolo è Jenayat-e Bi Deghat (Careless Crime) di Shahram Mokri, al terzo film: “regista tra i più capaci del Paese, per un labirinto borghesiano con più piani narrativi, che si confondono l’uno nell’altro, per spiazzamento e confusione”. 

Gaza mon amour diretto a quattro mani da Tarzan Nasser e Arab Nasser, “ha il merito di affrontare la voglia di fuga da Gaza con la leggerezza che non è del cinema di denuncia”. 

Selva trágica di Yulene Olaizola: “dal Messico, rigore formale e affascinante dimensione visiva”.  

Torna anche Uberto Pasolini, dopo 7 anni, con Nowhere special, “spirato da una storia vera, con James Norton: doloroso e intenso”. 

Listen di Ana Rocha De Sousa, che “in 75 minuti ricostruisce il dramma di due genitori portoghesi, immigrati a Londra e accusati di non poter provvedere al sostentamento della prole”. 

Wang Jing concorre con Bu Zhi Bu Xiu (The best is yet to come), “ispirandosi ai modelli del cinema americano sul giornalismo d’inchiesta”. 

Adilkhan Yerzhanov, “prolifico regista kazako” presenta Zheltaya koshka (Yellow cat), “pieno di energie e stravaganti invenzioni, gusto cinefilo, con ironia da slapstick e l’omaggio a Godard”. 

Orizzonti abbraccia in sé anche film brevi, tra cui s’evidenziano due italiani, il primo in Concorso, un esordio alla regia: Being my mom di Jasmine Trinca. Gli altri titoli dei cortometraggi in competizione sono: Miegamasis rajonas (Places) di Vytautas Katkus, Anita di Sushma Khadepaun, À fleur de peau di Meriem Mesraoua, Entre tu y milagros di Mariana Saffron, Live in cloud cuckoo land di Nghia Vu Minh. E, Fuori Concorso: di Luca Ferri, The return of tragedy di Bertrand Mandico. 

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