Nel film, in concorso a Venezia 72, l’argentino Pablo Trapero racconta la storia di una famiglia che, all’inizio delgi anni ’80, sotto un’apparenza rispettabile e tranquilla, nascondeva l’aberrante realtà di un’anonima sequestri che si lasciò dietro una lunga scia di sangue, nella città di San Isidro. “E’ una storia che mi ha colpito molto quando ero adolescente – dice il regista – Si è sviluppata nel corso di molti anni: la notizia esplose nel 1985, ma ci volle molto tempo per capire davvero che cosa avveniva dentro quella casa. Quando ho voluto fare questo film mi sono reso conto che dovevo fare una ricerca personale perché non esistevano libri o documenti. Quindi il film – anche per una serie di pause intercorse durante la produzione – è stato realizzato esattamente 30 anni dopo che venne fuori la prima notizia su quella storia”.
“Questa famiglia è un esempio sintomatico di quello che succedeva in quegli anni”, dice ancora il regista, che aggiunge: “Dopo la dittatura è arrivata la democrazia e ci è voluto comunque del tempo per capire che cosa accadeva dentro quella casa. I film hanno la possibilità di proporci dei temi e condividere delle storie: certo è che l’Argentina non potrà mai tornare a rivivere il dramma dei desaparecidos ma realizzare film di questo tipo oggi può anche farci riflettere sul cambiamento dei tempi e, insieme, farci accorgere che altre cose esistono ancora oggi, cercando una reazione nel pubblico”.
Grande il successo ottenuto in patria, dove il film è uscito il 13 agosto: “Eravamo curiosi della reazione del pubblico – dice Trapero – Chi lo sarebbe andato a vedere? Per i giovani è un periodo molto lontano, ma ci sono intere generazioni che lo hanno vissuto in pieno: non riuscivamo a capire quali reazioni avrebbe potuto scatenare. Di certo è un’opera scomoda, ma credo che funzioni a prescindere dalla storia che racconta. Adesso ci chiediamo che cosa potrà accadere anche con il pubblico internazionale”.
Della distribuzione si occuperà Fox, ma ancora non c’è una data di uscita in Italia. Tre i produttori c’è la El Deseo di Pedro e Agustín Almodóvar, che torna ad investire in Argentina dopo il film premio Oscar Storie pazzesche: “L’obiettivo che abbiamo è aprirci al cinema internazionale e l’Argentina negli ultimi anni sta facendo un lavoro straordinario”, spiega Agustín, presente in conferenza.
Protagonista del film nei panni del patriarca Arquímedes Puccio è una star della commedia in patria, Guillermo Francella, qui per la prima volta in un ruolo drammatico: “Fondamentalmente amo il lavoro di Trapero – dice – quindi se ho cambiato genere è stato per poter avere a che fare con lui. Inoltre conoscevo molto bene la storia dei Puccio perché vivevo a San Isidro quando erano operativi. Continuerò a fare il comico, ma provare a misurarsi con un altro contesto è una sfida stimolante per un attore, per cui se dovessero chiamarmi per un altro dramma, perché no? Puccio agiva in totale impunità perché sapeva che sarebbe stato protetto: era un reato, quello dei sequestri, che all’epoca della dittatura avveniva alla luce del sole. Nei primi anni ’70 faceva parte di un’organizzazione di estrema destra (la Alianza Anticomunista Argentina, conosciuta anche come Triple A), che sequestrava militanti di sinistra. Trafficava armi semplicemente tramite le poste. Poteva fare le sue telefonate ricattatorie dalle cabine del telefono. Ma caduta la dittatura continuò ad agire allo stesso modo: trascinava la sua famiglia, era un manipolatore. Forse erano tutti sue vittime, ma certo è che nessuno in quella casa poteva ignorare quello che accadeva lì dentro. All’inizio teneva i prigionieri nei piani alti, poi aveva costruito una cantina insonorizzata. Certo però nessuno era totalmente ignaro o innocente”. Nel cast c’è anche il giovane Peter Lanzani, famoso per la sua relazione con l’attrice Martina Stoessel, la ‘Violetta’ della tv che stasera sfilerà con lui sul red carpet. Nessuno dei familiari dei Puccio, ricorda ancora Francella, “ha voluto essere contattato. Non avevamo a disposizione molte immagini d’archivio o filmati, solo qualche ritaglio di giornale”.
A differenza dei familiari delle vittime, che come dice il regista: “Sono stati estremamente disponibili. Per loro è stato ovviamente difficile e molto doloroso dover ricordare quei momenti, ma hanno avuto comunque la forza e il coraggio per condividere con noi le loro esperienze”.
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