In concorso ad Alice una storia vera di autismo


E’ una storia vera, accaduta nel 2002 a una famiglia composta da padre, madre e due figlie una di 12anni e un’altra autistica di 9. Una vicenda mai denunciata dalla stampa per volere degli stessi protagonisti, su consiglio degli avvocati difensori. Accade all’improvviso che la sorella più piccola Margherita, soprannominata Pulce – come raccontano la maggiore, Gaia Rayneri, nel libro “Pulce non c’è” edito da Einaudi e l’omonimo film in concorso ad Alice nella città – venga improvvisamente allontanata dalla famiglia e ospitata in una casa famiglia, perché sul padre grava la pesante accusa di abusi sessuali sulla figlia autistica.

La sorella Giovanna è la testimone e in parte narratrice nel film del calvario attraverso il quale passano i suoi genitori per ritornare alla condizione di normalità di un tempo, anche se questa parola acquista un altro significato quando si è in rapporto costante con una persona che soffre di autismo. La famiglia Rayneri è infatti vittima di un enorme e terribile equivoco messo in piedi dalle istituzioni: maestre elementari, assistenti sociali, psicologi e magistrati. Ora Pulce ha 21 anni e continua a vivere in famiglia.

 

Autore di Pulce non c’è è il 38enne Giuseppe Bonito, alla sua opera prima dopo 12 anni da aiuto regista con Giacomo Campiotti, Davide Marengo, Cristiano Bortone e Alessandro di Robilant e di recente ha firmato con altri autori la serie tv Boris e l’omonimo film.
Bonito si è imbattuto per caso nel libro di Gaia Rayneri ed è rimasto colpito da questa vicenda autobiografica, densa di vissuto e interessante dal punto di vista narrativo. “La mia idea di cinema è quella di realizzare un film che esplori una dimensione a me sconosciuta come quella dell’autismo – afferma il regista – Si tratta di una condizione tragica, ma anche molto appassionante per chi s’avvicina per la prima volta. E poi mi piace rischiare”.

 

Il film, costato 500mila euro, ha avuto il sostegno della Film Commission Torino Piemonte e ha richiesto cinque settimane di riprese e sei mesi di preparazione, di cui due a contatto con l’Associazione Missione Autismo di Torino, avendo come approccio iniziale quello di preparare un documentario.
L’idea base nel passaggio dalla pagina allo schermo è stata suggerita dalla sceneggiatrice Monica Zapelli: una traduzione fedelissima del libro nella sostanza ma non nella struttura, e dunque la costruzione di una strategia narrativa. “Il libro ha una personaggio centrale, la sorella maggiore. Abbiamo conservato Giovanna come testimone principale, ma la vicenda nel film è sviluppata in modo più corale. Inoltre il libro comincia già con il problema, con salti avanti e indietro nel tempo. Noi abbiamo preferito un andamento più lineare e progressivo”, spiega Bonito.

Un’altra differenza, come rileva la scrittrice Gaia Rayneri, è nel tono. Se il libro miscela la tragedia con l’ironia, il film evita questo sguardo e presenta la vicenda in modo duro, senza ricorrere alla commedia. “Il mio timore iniziale è che quella storia fosse ora narrata con patetismi e piagnistei e invece Bonito ha affrontato la vicenda con crudezza, senza strappare lacrime”. La Rayneri ha poi collaborato fornendo ulteriori dettagli sull’autismo e correggendo quei passaggi che nel film non funzionavano.

E la scelta di Pippo Delbono e Marina Massironi nei panni dei genitori di Pulce? “Nasce da alcuni tratti bizzarri della famiglia di Pulce, mi piaceva l’idea di un corto circuito tra madre e padre. Del resto i due attori hanno esperienze artistiche così diverse e distanti che qquesto corto circuito tra loro è naturale”
Ludovica Falda (Pulce) e Francesca Di Benedetto (Giovanna) sono state invece scelte dopo un lungo casting che ha coinvolto 4mila tra bambine e ragazzine. “Più volte mi sono presentata al Cineporto di Torino per i casting e finalmente questa volta ci sono riuscita anche se non sapevo nulla dell’autismo – racconta Francesca – Sono stata poi in contatto con questo mondo per quasi tre mesi e del mio personaggio mi è piaciuta la riservatezza”.

Ludovica non ha invece aspirazioni d’attrice, “da grande voglio fare la veterinaria. La scena che mi ha pesato di più? Quella della crisi notturna”. Con l’autismo di Pulce, con il disturbo della percezione, si è sintonizzata grazie a una preparazione basata sui generi musicali e sui colori. Da segnalare la canzone originale di Niccolò Fabi, “la sua musica ha il colore emotivo del film”, dice soddisfatto Bonito.
Il regista aveva proposto il suo film anche al Torino Film Festival, ma la possibilità di di partecipare a una sezione competitiva è venuta dal festival Alice nella città. Ora è in trattative per la distribuzione in sala e spera nela prossima primavera.

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15 Novembre 2012

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