CANNES – Presentato a Cannes il progetto di un film sul santone Osho, dal titolo provvisorio Osho. Lord of the Full Moon, diretto da un suo allievo italiano, Antonino Sucameli, che gli è rimasto talmente devoto da continuare a portare il nome affidatogli dal santonenel 1978, Lakshen Sucameli, e prodotto dall’indiano Subhash Ghai (Mukta Arts di Mumbay).
“Il film proporrà una lettura di Osho non critica – spiega il regista all’ANSA – raccontando piuttosto la sua storia abbastanza intricata sia nell’Ashram in India, dove gireremo alcune parti, che nel trasferimento in America. Questo fino alla sua discussa morte che si ipotizzò fosse stata causata da un avvelenamento della Cia”. Nel film si racconta la storia di una giornalista che va per un servizio nella comunità del santone e, dopo l’iniziale scetticismo, scopre che la sua vita sta lentamente cambiando. “Il periodo trattato – conclude Sucameli – è quello che va dall’81 all’85, con una parte ambientata in India, più mistica, e una parte americana dai toni thriller”.
Nel team dei selezionatori troviamo l'italiano Paolo Bertolin, già attivo come consulente della Mostra di Venezia, insieme a Anne Delseth, Claire Diao, Valentina Novati e Morgan Pokée.
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Doppio premio per l'Italia, che esce benissimo da questo 71° Festival di Cannes: all'attivo, oltre ai premi a Marcello Fonte e Alice Rohrwacher anche quello a Gianni Zanasi e al documentario La strada dai Samouni di Stefano Savona. La giuria di Cate Blanchett ha schivato le trappole del gender firmando un verdetto sostanzialmente condivisibile