Il sorriso amaro di Silvana


Successo alla Casa del Cinema di Roma per Sorriso amaro, l’eccellente documentario – realizzato da Rai Educational e trasmesso ieri da RaiDue in tarda serata nell’ambito de “La Storia siamo noi” – che Maite Carpio ha dedicato a Silvana Mangano nel ventennale della sua scomparsa avvenuta il 16 dicembre 1989 a Madrid a soli 59 anni.

Protagonista del documentario è la splendida attrice rivelata come sex symbol alla fine degli anni ’40 da Riso amaro di Giuseppe De Santis, subito dopo moglie del produttore Dino De Laurentiis e madre dei quattro figli Veronica, Raffaella, Francesca e Federico, e in seguito musa di autori come Lattuada, Camerini, De Sica, Clement, Ritt, Lizzani, Monicelli, Bolognini e Monicelli. Nonché, negli ultimi anni, di intellettuali “impegnati” che adorava, ricambiata, come Visconti e Pasolini.

 

La Mangano viene raccontata in un commovente ritratto nella sua folgorante carriera di diva suo malgrado, intenta a cancellare la propria immagine di icona sexy degli esordi, e nelle sue contraddizioni di donna inquieta, misteriosa ed infelice, dalla personalità complessa ed enigmatica segnata da laceranti dolori.

La regista Maite Carpio, già autrice l’anno scorso di un documentario sul regista Steno, lo ha fatto in punta di piedi, con discrezione ed incisività. Si è avvalsa di numerose testimonianze di amici, familiari e personaggi del mondo del cinema: il regista Carlo Lizzani, che diresse la grande attrice ne Il processo di Verona; il costumista Piero Tosi, “la Mangano era una apparizione straordinaria, completamente diversa da come appariva sullo schermo, era una scultura egizia, compatta, misteriosa”; il press agent Enrico Lucherini e lo sceneggiatore Enrico Vanzina, presenti a fine proiezione con ulteriori aneddoti, oltre a Mario Monicelli, Furio Scarpelli, Aurelio De Laurentiis, Suso Cecchi D’Amico, Francesca e Veronica De Laurentiis, Tullio Kezich, Alessandra Levantesi e Bruna Parmesan.

 

I ricordi su Silvana Mangano e le immagini che la raccontano spaziano dai primi corsi di recitazione e di danza, che fu sempre la sua grande passione, agli esordi in Francia subito dopo la guerra, al titolo di Miss Roma e al concorso per Miss Italia in cui le fu preferita Lucia Bosè, al folgorante ruolo della prorompente mondina di Riso amaro di De Santis rievocato da Carlo Lizzani che ne fu lo sceneggiatore.

Non mancano le sue interpretazioni in grandi produzioni internazionali di De Laurentiis come Ulisse con Kirk Douglas, alle tante commedie – alcune memorabili come La grande guerra e Lo scopone scientifico – con Alberto Sordi che ne fu sempre grande amico ed ammiratore. “Era sempre a casa nostra e adorava mamma, era l’unico capace di farla ridere sempre, era allegro, spensierato, pieno di vita”, racconta la figlia Veronica. Fino ai personaggi raffinati e sofisticati di fine carriera in Edipo Re, Teorema e in alcuni film ad episodi di Pasolini, e in Morte a Venezia, Ludwig e Gruppo di famiglia in un interno di Visconti.

 

Aleggiano nel filmato l’innato talento, la proverbiale professionalità ma soprattutto la costante inquetudine della Mangano. “Mio padre, che la adorava, spesso mangiava da solo perché lei si alzava tardi, a volte rimaneva chiusa per giornate intere, senza parlare con nessuno”, racconta ancora Veronica De Laurentiis. Il suo infelice declino verso la depressione scaturì dalla tragica scomparsa, in un incidente aereo avvenuto a 26 anni in Alaska nel 1981, del venerato figlio Federico dalla quale non si riprese più e che culminò con la fine del suo matrimonio. Dopo due brevi ruoli in Dune (1984) di David Lynch, prodotto negli Stati Uniti da Dino e Raffaella De Laurentiis, e in Oci ciornie (1987) di Nikita Michalkov, in cui ritrovò una vecchia conoscenza degli spensierati anni giovanili come Marcello Mastroianni, l’attrice si chiuse in se stessa e dopo l’impietoso incedere di un male insorabile, che la portò a riappacificarsi con suo marito, scomparve a 59 anni a Madrid dove si era trasferita da tempo.

autore
15 Dicembre 2009

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