La Cineteca di Bologna festeggia il centenario della nascita di Ingmar Bergman portando dal 5 novembre nelle sale italiane il restauro, realizzato dallo Svenska Filminstitutet, di uno dei titoli più iconici del regista svedese: Il settimo sigillo. Dopo l’anteprima del nuovo restauro, presentata lo scorso giugno in Piazza Maggiore a Bologna nell’ambito della 32esima edizione del festival Il Cinema Ritrovato, Il settimo sigillo arriva nelle sale italiane grazie al progetto della Cineteca di Bologna “Il Cinema Ritrovato. Al cinema”, per la distribuzione dei classici restaurati.
Realizzato nel 1957, Il settimo sigillo segue le tracce del cavaliere Antonius Block (Max von Sydow) e del suo scudiero Jöns (Gunnar Björnstrand), i quali, reduci disillusi delle Crociate, fanno ritorno nella Svezia del Trecento e la trovano in balia della peste e della disperazione. Sulla spiaggia Block incontra la Morte, e in una delle più efficaci alternanze campo/controcampo mai realizzate, la sfida a una partita a scacchi per prendere tempo e poter compiere un’azione che dia un senso alla sua vita. L’evocazione visionaria, tragica e farsesca del Medioevo scandinavo racchiusa nel Settimo sigillo ha origini remote che affondano nelle fantasie d’infanzia dell’autore.
Capolavoro tra i capolavori di Bergman, questa grande allegoria dell’uomo in cerca di Dio e in balia della morte, torna a parlarci con la potenza grafica del suo paesaggio e la chiaroscurale profondità della sua inquietudine. “L’idea di realizzare Il settimo sigillo – raccontava Ingmar Bergman – è scaturita in me dalla visione dei temi trattati negli affreschi e nelle pitture medievali: i buffoni girovaghi, la peste, i flagellanti, la Morte che gioca a scacchi, i roghi delle streghe e le Crociate. Il film non ha però l’ambizione di restituire un’immagine realistica della vita in Svezia durante il Medioevo: è un saggio di poesia moderna, che traduce le esperienze della vita di un uomo moderno, un saggio tuttavia modellato, sia pure molto liberamente, su spunti medievali. Il mio intento è stato quello di dipingere come dipingevano i pittori del Medioevo, con lo stesso impegno oggettivo, con la stessa sensibilità e la stessa gioia. I miei personaggi ridono, piangono, urlano, hanno paura, parlano, rispondono, recitano, soffrono, interrogano. Il loro terrore è la Peste, il Giorno del Giudizio, la Stella il cui nome è Assenzio”.
Tra i molti autori che hanno amato il cinema di Ingmar Bergman, c’è naturalmente Woody Allen, che così ricorda: “Il settimo sigillo è sempre stato il mio film preferito. Se io dovessi descriverne la storia e tentare di persuadere un amico a vederlo con me, direi: si svolge nella Svezia medievale flagellata dalla peste, ed esplora i limiti della fede e della ragione, ispirandosi a concetti della filosofia danese e tedesca. Ora, questa non è precisamente l’idea che ci si fa del divertimento, eppure il tutto è trattato con tale immaginazione, stile e senso della suspense che davanti a questo film ci si sente come un bambino di fronte ad una favola straziante e avvincente al tempo stesso”.
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