Dopo l’Orso d’oro alla Berlinale, ha fatto collezione di premi e riconoscimenti, Il segreto di Esma (Grbavica), che rappresenta la Bosnia agli Oscar ed è stato adottato da Amnesty International per “la capacità di raccontare le conseguenze di lungo periodo del conflitto nella ex Jugoslavia”. L’opera prima della bosniaca Jasmila Zbanic parla infatti del tormentato dopoguerra a Sarajevo, attraverso la vicenda di una madre, vittima di una violenza sessuale nel campo profughi, e della figlia ormai adolescente, che nulla sa delle sue origini e crede anzi che suo padre sia un martire morto al fronte in qualche azione gloriosa. Esma, come molte donne, non osa confidare a nessuno la sua tragedia ma è come congelata in quel dolore: teme di riconoscere il suo stupratore negli uomini che la sfiorano in tram, tace anche nel gruppo di autoaiuto a cui partecipa più che altro per ritirare il magro assegno che le è stato assegnato.
“Queste donne – racconta la trentaduenne cineasta – non erano neppure riconosciute come vittime di guerra anche se, dopo il festival di Berlino, abbiamo raccolto molte firme e ottenuto di cambiare la legge. Tuttavia i nostri politici, che sono tutti uomini, cercano di gettare la polvere sotto il tappeto, senza contare che le vittime degli stupri etnici non vogliono apparire in tv e non hanno neppure creato delle associazioni, come invece hanno fatto i reduci”.
L’Istituto Luce, che ha acquistato Il segreto di Esma prima ancora che vincesse il massimo premio a Berlino, punta su una distribuzione in 25 copie a partire dal 27 ottobre ma l’AD Luciano Sovena fa appello alla Rai perché “anche in televisione un film così importante per significato storico e politico trovi la giusta collocazione”. Per Riccardo Noury di Amnesty l’opera di Jasmila Zbanic “può aiutare le donne ad avere giustizia, perché ogni società ha bisogno di giustizia, verità e memoria e inoltre perché lo stupro è purtroppo diffuso ovunque nel mondo, anche nei paesi come la Francia e l’Italia”.
I dati in possesso dell’Onu parlano di ventimila donne violentate nel periodo 1992-95 sia tra le musulmane che tra le cristiane. “Non mi piace valutare la sofferenza umana sulla base delle cifre e delle statistiche – dice la cineasta – ma lo stupro etnico per l’esercito serbo in Bosnia era una precisa strategia e solo dopo la guerra è stato proclamato crimine contro l’umanità. Forse perché sono una donna, ma ritengo che questo sia il più orribile dei misfatti perché distrugge la vittima nel corpo, nella psiche e anche nella dignità”. Tuttavia i criminali di guerra, grandi e piccoli, sono ancora in circolazione, “persone qualsiasi che si possono incontrare al bar”. Forse, aggiunge Jasmila, ha ragione Richard Gere, con cui ha avuto modo di parlare mentre il divo americano era a Sarajevo per girare Spring break in Bosnia: “si vocifera che negli accordi di Dayton fosse in qualche modo prevista l’impunità per Mladic e Karadzic”. Infine una notizia poco confortante: Il segreto di Esma non ha trovato distribuzione nella Repubblica Serba, ma solo nella Federazione Bosnia-Erzegovina, perché gli esercenti temevano rappresaglie dopo che i giornali della regione l’avevano descritto come film “antiserbo”.
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