Il 17 gennaio in molti quartieri di Napoli si celebra il rito del cippo di Sant’Antonio e nei giorni precedenti i ragazzini cercano legna da bruciare, che viene depositata in un nascondiglio segreto per proteggerla dalle incursioni di gruppi rivali. Da questa tradizione prende le mosse il documentario, in concorso a Italiana.doc Il segreto, da un’idea di Luca Rossomando e realizzato da cyop&kaf, di solito impegnato a dipingere, soprattutto murales, ma questa volta incappato in una telecamera. Una nuova opportunità per proseguire il suo dialogo con i Quartieri Spagnoli, “provando a dar conto della complessità di un quartiere corroso dai pregiudizi”.
Ne Il segreto la banda di Checco Lecco accumula abeti in uno spazio abbandonato dopo l’abbattimento di un palazzo vent’anni prima. Ogni pomeriggio i ragazzi vanno nei quartieri eleganti, con il compito di reperire gli abeti dismessi dopo le feste natalizie. L’attesa del giorno del falò si consuma in frenetiche ricerche e poi nella difesa del proprio tesoro dagli assalti dei “nemici”. Ma proprio l’ultimo giorno un ostacolo imprevisto rischia di mandare tutto a monte.
Nel giorno del falò, racconta Rossomando, l’arrivo dell’architetto, accompagnato dalla polizia municipale e da alcuni operai per occuparsi di quell’area abbandonata, e che vediamo nel finale del documentario, non era previsto. “Tutto accade dopo vent’anni di latitanza, sintomo di una incapacità di ascolto da parte delle istituzioni. L’obiettivo del film è stato quello di raccontare la città di Napoli non a tavolino, ma interagendo il più possibile con coloro che stanno per le strade, a partire dalla vicenda della riappropriazione di uno spazio. Girato in 15 giorni con una Panasonic, in presa diretta, abbiamo voluto mettere da parte una narrazione stereotipata della città, fatta di bianco e nero, di bene e male, spezzando i pregiudizi sui Quartieri Spagnoli”.
Il documentario è parte di un progetto politico e culturale, seguito dal giornale on line Napoli Monitor, narrato nel volume “Quore spinato” e dipinto, spesso insieme ai ragazzi, nei murales di cyop&kaf. “Il film vuole provocare delle domande sul rapporto tra questi ragazzi e la città. Sia i più grandi di 13/14 anni, che più piccoli si spostano per lunghi tratti, raggiungendo anche quartieri lontani Hanno consapevolezza dei luoghi e vivono la strada a differenza dei bambini ‘normali’”.
Forse il documentario avrebbe potuto durare meno di un’ora, rispetto all’ora e mezza attuale. “E’ un lungometraggio per dare l’idea di un tempo che non passa per questi ragazzi, i quali trascorrono parte della giornata a caccia degli abeti di Natale e poi vivono pause durante le quali si annoiano, come molti adolescenti il pomeriggio”.
Sempre in Italiana.doc gareggia Habitat (Piavoli) di Claudio Casazza e Luca Ferri, ritratto di Franco Piavoli, uno dei registi più appartati e meno prolifici, una ricognizione nel mondo in cui vive: la sua casa di campagna vicino a Brescia, con gli oggetti, i libri, le stampe e la natura. “Il tempo che abbiamo passato insieme ci ha poi permesso di non chiedergli nulla – spiegano gli autori – registrando così alcuni ‘frammenti’ del suo pensiero in una modalità rilassata e per nulla invasiva. Il risultato sono immagini ferme, fisse, di pura contemplazione in cui il regista si è serenamente specchiato in quel gioco cinematografico che chiameremo per comodità marchingegno”.
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