The Bad Guy ri-comincia esattamente lì dove s’era interrotta la prima stagione di questa serie in cui il crime incontra la commedia nera: l’integerrimo pm siciliano con la rinite cronica, Nino Scotellaro (Luigi Lo Cascio), non aveva tollerato la condanna per mafia, quella Cosa Nostra che ha fronteggiato per tutta la vita, e così s’è sovvertita la linearità del personaggio, assumendo il profilo del villain, sparendo letteralmente dal raggio… del quotidiano, con un funerale da cui “risorge” all’insaputa di chiunque, assumendo l’identità di Balduccio Remora, “un cugino d’America, del Sud”, per tornare sulle tracce del capomandamento Mariano Suro (Antonio Catania) e del preziosissimo archivio…
“Il sapore giocoso e ironico della prima stagione persiste, ma nel lavoro di scrittura abbiamo deciso di virarlo gradualmente su una tonalità più intimista, emotiva e tragica. Se ci trovassimo davanti alla partitura di una Messa da Requiem, The Bad Guy sarebbe il Lacrimosa” per i registi Giuseppe G. Stasi e Giancarlo Fontana. E tutto – nella seconda stagione – comincia con un conto alla rovescia… perché in un’ora d’orologio potrebbe scriversi il destino di ciascuno… che – a insaputa reciproca – stanno andando a convergere verso l’epicentro… della vicenda.
Lo Cascio affronta il presente partendo dal passato, dalla prima stagione, e non ha dubbi: “la sceneggiatura mi aveva convinto, a me piace proprio leggerle sulla carta e quando ero arrivato alla seconda puntata ho chiamato per esserci… Sono grato che quel giorno loro – i registi – abbiano pensato a me: The Bad Guy è una delle cose più belle non che abbia fatto, ma proprio che abbia mai visto, sprofondando in mondi… e scoprendo anche di avere una capacità polmonare per cui ho resistito in apnea 3 minuti e 40 secondi”; ma quello di Scotellaro è un personaggio che procede comunque verso “la scoperta della verità, il disinganno” e in questa seconda stagione “scopre come quello che considerava un mondo solidale era marcio, corrotto, ma è più forte il suo desiderio di verità…” con l’opportunità del “palermitano, parlato proprio con la carica espressiva di come si parla nei quartieri, che mi ha sedotto”.
Se la corolla dei personaggi della prima stagione si conferma – da Selene Caramazza a Fabrizio Ferracane, tra gli altri – così l’avvocata Luvy Bray (Claudia Pandolfi), figlia del Procuratore fatto saltare nella sua imbarcazione con 30kg di tritolo e compagna di Scotellaro, ecco far capolino Stefano Accorsi, che entra in scena nel buio pesto della notte e calato dall’alto da un elicottero: è il Maggiore Stefano Testanuda, questa l’identità esplicita, che porta subito a Luvy “i saluti del Ministro” (Bebo Storti). L’attore bolognese, da fan della prima serie quale si dichiara, dice subito che “la potenza del siciliano è stata ipnotica”, poi, in merito al suo ruolo, commenta: “credo siano sempre esistiti personaggi che agiscono in un terreno tra ufficialità e concretezza: parlando con un esperto d’armi, mi ha confermato che queste persone, quando sei dell’ambiente…, le riconosci in fretta perché, oltre all’arma di ordinanza, ne hanno sempre un’altra…; il mio Maggiore è un uomo che si muove rispettando gli ideali dello Stato, in un terreno in cui la legalità si sente solo da molto distante: si può combattere senza regole e quelli come lui sono personaggi borderline”.
Mentre Pandolfi lo dichiara subito e lo ribadisce: “faccio fatica a parlare di Luvy senza rivelarla: lei ha molteplici anime… è molto innamorata del marito e del suo lavoro ma il suo agire sembra procedere in un’altra direzione, è meraviglioso il suo slancio verso il male ma è a fin di bene. Il cono d’ombra di Luvy è la sua cifra: i suoi movimenti hanno un retropensiero costante, che sembra… sempre in funzione dell’amore”.
Per Ludovica Rampoldi, co-sceneggiatrice con Davide Serino, “la forza di questa serie sta nell’equilibrio tra tragedia e commedia, farsa e verità: noi inventiamo storie ma devono essere credibili. Dal dopoguerra, nel mondo reale della mafia sono accadute cose incredibili, grottesche, dadaiste, che da narratori ci permettono una lettura spericolata della realtà italiana; noi agiamo in un contesto che ci permette grande creatività”.
Discorso, quello sulla mafia, che per i due registi ha richiesto di mettere in campo “un approccio per renderla il meno epica possibile”, poi, più complessivamente per questo prosieguo della vicenda filmica, raccontano che ci fosse già “una suggestione per una seconda stagione, per tirar fuori i personaggi dallo scantinato, insomma, con dettagli come il peluche… e avevamo un’esile traccia di trama: doveva essere una caccia al tesoro, poi la cronaca ci ha dato certamente degli spunti, come l’arresto di Messina Denaro”.
La seconda stagione di The Bad Guy è prodotta da Nicola Giuliano, Francesca Cima, Carlotta Calori, Viola Prestieri di Indigo Film in coproduzione con Amazon MGM Studios, in associazione con il distributore internazionale FIFTH SEASON e in collaborazione con Rai Cinema, che per la prima volta trasmetterà una serie originale Prime Video sulla televisione lineare, dal 30 ottobre su Rai Due, con trasmissione settimanale, ad anticipare lo striming su Prime Video dal 5 dicembre prossimo.
Intervista a Carlo Verdone e Stefania Rocca, sul tappeto rosso di chiusura di RomaFF19
Nella nuova stagione Verdone si prepara ad essere direttore artistico del Festival di Sanremo
L'attore hollywoodiano ha ricevuto il Premio alla Carriera della Festa del Cinema di Roma 2024, prima dell'anteprima di Modì - Tre giorni sulle ali della follia, suo nuovo film da regista
Sul red carpet della Festa del Cinema di Roma è arrivato Johnny Depp