Il ritorno del “BarLume”: Filippo Timi e Lucia Mascino con… Orietta Berti e Motta

3 episodi - 'Il pozzo dei desideri', 'La girata' e 'Sopra la panca' – per l’11ma stagione diretta da Roan Johnson, con le conferme di Corrado Guzzanti, Stefano Fresi e Alessandro Benvenuti. Dal 12 gennaio su SKY e NOW


La commedia tinta di giallo, quella delle storie de I delitti del BarLume, torna con 3 episodi al debutto: Il pozzo dei desideri, La girata e Sopra la panca.

Si conferma la regia di Roan Johnson e l’interpretazione di Filippo Timi e Lucia Mascino nei ruoli protagonisti, con la produzione Sky Studios e Palomar.

Nel cast, sono una certezza anche Corrado Guzzanti, Stefano Fresi, Alessandro Benvenuti (Emo) e con loro Atos Davini (Pilade), Massimo Paganelli (Aldo) e il compianto Marcello Marziali (Gino) sono i “vecchini”, e Enrica Guidi (la Tizi).

Le guest star di questi episodi sono: Orietta Berti, Marco Messeri, Francesco Motta, Sandro Veronesi.

Le storie per la serialità continuano a essere ispirate a I delitti del BarLume di Marco Malvaldi e con questi tre racconti la serie giunge alla sua 11ma stagione, in esclusiva su Sky Cinema e in streaming solo su NOW dal 12 gennaio 2024, per tre venerdì (19 e 26 gennaio).

La sinossi anticipa che torni l’estate a Pineta e con lei risate e indagini. Il padrone di casa di Massimo, Beppe e Tizi, viene trovato morto in un pozzo; loro rischiano di rimanere senza casa e Pasquali in bancarotta. C’è un incidente durante una battuta di caccia e la Fusco non ci vede chiaro mentre il sindaco Pasquali, per far fronte ai debiti del Comune, multa tutta Pineta scatenando le ire dei “bimbi”. L’accoltellamento di un imprenditore vede coinvolto il padre della Tizi, preda delle amnesie. Ma davvero è stato lui? Una valigetta piena di soldi sembra essere la risposta a tutto, anche ai debiti di Pasquali, mentre al BarLume si svolge un improvvisato concerto di Orietta Berti con i “bimbi” e Beppe a fare da coro.

Per il regista è “difficile parlare de I Delitti del Barlume dopo 11 stagioni e mentre stiamo scrivendo la 12ma. Un prodotto più unico che raro, con delle dinamiche produttive che in questi 11 anni lo fanno diventare un case study, di cui ovviamente non vi possiamo parlare. Dalla 2a stagione che è (volutamente) ripartita da zero, a parte il cast (con l’eccezione del compianto Carlo Monni sostituito con Alessandro Benvenuti) e il grosso Barallelepipedo come viene chiamata la nostra location principale. Dalla scomparsa (in giallo) del suo protagonista Viviani, alla stagione in piena pandemia da Covid, con un giallo che in scrittura era stato pensato come solo su zoom. Il BarLume è una serie che vive dentro delle contraddizioni inestricabili: è una serie che parte dall’adattamento degli esilaranti romanzi di Marco Malvaldi ma che per necessità produttive e per scelte narrative se ne discosta diventando una sorta di universo parallelo della saga inventata dallo scrittore pisano. È una serie comedy, forse addirittura comica, dove però si parla di morti ammazzati, e basa il suo successo più che sui gialli, sui suoi personaggi e i loro drammi e inciampi personali e perfino esistenziali. È una serie che parte come collection di film con un protagonista assoluto, e muta la sua pelle, diventando sempre più orizzontale, e sempre più corale – perdendo per qualche film il suo personaggio principale, per ritrovarlo prima in Argentina e riaccoglierlo dentro sé come il miglior padre fa con i suoi figliol prodighi”.

Il BarLume, infatti, continua Johnson, “è sempre riuscito a contenere dentro di sé cammeo, toni, generi, scherzi sia narrativi sia metanarrativi con una naturalezza che ha stupito perfino noi sceneggiatori (gli stessi da 10 anni, cioè Davide Lantieri, Ottavia Madeddu, Carlotta Massimi e io), la Palomar, Sky e il fido montatore Paolo Landolfi. E a ogni stagione questo divertissement ha conquistato il pubblico che lo ha amato sempre di più. Spesso, nei momenti più difficili di questo ciclo ininterrotto di scrittura, cast, scouting e preparazione, set, montaggio, mix, promozione, non ci siamo persi d’animo perché abbiamo pensato a chi ci aveva detto che aspettava il BarLume come un rito, uno dei momenti dove si riuniva la famiglia per farsi delle sane risate tutti insieme. Credo quindi che il mio ruolo principale sia stato quello di mantenere in quel ginepraio di ego, paure, rivendicazioni, insicurezze, tensioni che è ogni serie, un’atmosfera il più possibile divertita, giocosa, e soprattutto, autoironica. Il BarLume, infatti, ha una regola fondamentale: si può ridere di tutto, perfino della morte, e non deve mai e poi mai prendersi troppo sul serio”.

 

redazione
11 Gennaio 2024

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