Il riscatto di Salvatore passa da San Miniato


CANNES. Giovanna Taviani ha presentato allo Short Film Corner il suo ultimo docu-film Il riscatto dedicato al percorso di ‘redenzione’, attraverso il teatro e il cinema, dell’ex detenuto Salvatore Striano, protagonista di Cesare deve morire. Questo lavoro, che sarà proiettato in anteprima nazionale a Roma il 4 giugno alla Casa del Jazz, è prodotto da ‘La conchiglia di Santiago’, una nuova casa di produzione san-miniatese, in società con l’ex residente del “Centro Paolo e Vittorio Taviani” Andrea Mancini, il docufilm

“Il docu-film nasce dall’idea di far incontrare due mondi diversi – spiega la regista – Da una parte il mondo di Striano, segnato dal buio dei quartieri spagnoli di Napoli, dal sangue della camorra e dall’orrore del carcere, prima Poggioreale, poi il carcere di Rebibbia, sezione di massima sicurezza, dove è rimasto per 10 anni, con una pena di 17 poi scontata per condono. Dall’altra il passato glorioso della Toscana, segnato dalla luce della Resistenza e della lotta partigiana, ma anche dall’armonia del paesaggio che così bene si accorda con la storia dell’uomo e con i sogni di una collettività”.

Il punto di partenza è una cella storica del carcere di Arezzo dove furono trucidati tre partigiani in fuga per la libertà, con cui il protagonista parla, in un dialogo immaginario volto a capire cosa significa morire e uccidere per idee nobili e non per un ordine della camorra. Da questa cella di volta in volta, Striano ‘evade’ con l’immaginazione per ritrovarsi nella Toscana di Dante e nelle verdi colline di San Miniato. Da una vita bruciata a Omero, Shakespeare, Dante: come la cultura può salvarti la vita.
Il film, come racconta l’autrice, si chiude con la salita di Salvatore alla rocca di San Miniato dove, secondo la leggenda, Pier delle Vigne fu rinchiuso, dopo l’accusa di tradimento nei confronti di Federico II, e lì dentro per dolore si uccise battendo la testa al muro. Con un ramoscello in mano, Sasà comincia la sua salita simbolica verso la cima della rocca, più di 120 gradini che conta ad uno ad uno, mentre i ricordi del passato lasciano spazio al nuovo uomo del presente.

San Miniato non è soltanto il contesto del film, è presente anche con la sua storia recente e passata, con la sua gente. Tra i protagonisti troviamo Lisandro Nacci e Enzo Cintelli, nella parte di se stessi, che fanno rivivere a Sasà Striano le vicende storiche di San Miniato, da Pier Delle Vigne, imprigionato dentro la Torre di San Miniato, all’eccidio nazifascista del Duomo narrato ne La notte di San Lorenzo, alla storia di Giuseppe Gori, il “piccolo Gramsci” di Cigoli, ricordato durante un incontro a Villa Sonnino dal Comitato a lui intitolato.

Il film sarà il 7 giugno all’Open Roads-New Italian Cinema (New York) e proiettato al Film Festival Senza Frontiere di Spoleto il 5 luglio. Da settembre il film sarà presentato nelle scuole e nelle carceri toscane ed entrerà nel circuito delle sale UCCA e ARCI della Toscana, insieme al film Cesare deve morire. Il documentario parteciperà al festival di cinema itinerante Libero Cinema in Libera Terra, organizzato da LIBERA.

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