VENEZIA – La Mostra del Cinema e lo spazio dell’Italian Pavilion come contesti per riflettere sull’entità e il modo di destinare alla Cultura anche una parte delle risorse previste dal PNRR – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, con focus sul tema dei diritti nel mestiere dello Spettacolo. Questo il soggetto del panel che si è tenuto stamattina – 2 settembre -, organizzato da ANAC – Associazione Nazionale Autori Cinematografici con Slc Cgil, con l’adesione di Fice, Fidac, 100Autori, Una (Acep, Acmf, Aidac, Anart, Cendic, Comitato Millesoci, Federazione Autori, associazione Compositori Interpreti ed Esecutori, NoteLegali, Snac, Uncla, Aut-Autori).
L’incontro ha potuto onorarsi di un saluto iniziale del ministro Dario Franceschini, che ha dichiarato: “apprezzo il lavoro che avete fatto, in un periodo difficile per tutti: gli interventi pubblici concordati non sono stati sufficienti ma importanti e il lavoro degli autori è la base fondamentale”.
Francesco Ranieri Martinotti (ANAC), introduce poi al cuore del dibattito, spiegando che “Questo incontro non volevamo fosse limitato al settore Cinema, perché la Cultura – che nella ridefinizione del Paese deve essere centrale – comprende tutte le discipline, fino ai ricercatori e al mondo dell’Università. Guardando i numeri: il PNRR puro conta 195mld di euro, arrivando a 235 totali; così, a Cultura e Turismo, il Piano assegna 6,68mld con 8,13mld raggiunti con fondi complementari, per cui alla Cultura è destinato l’1,73% del totale”.
Sabina Di Marco (Segretaria nazionale Slc CGIL): “Rispetto alla nostra posizione in questo periodo, vorrei dare un po’ di enfasi all’essere qui, a Venezia non c’è mai stata un’organizzazione sindacale che prova a confrontarsi. È cresciuta la coscienza sociale e quindi anche l’adesione sindacale, un passo da rafforzare nel tempo. Le istituzioni hanno prodotto aspettative, cosa che impegna e dà senso di responsabilità. Speriamo che la riforma del PNRR diventi lo strumento per trasformare il lavoro nel settore, con un reddito di continuità, attraverso l’emersione del ‘nero’: abbiamo bisogno che il Fondo dei lavoratori dello Spettacolo sia forte e sicuro. Noi dobbiamo monitorare il settore e garantire l’applicazione dei contratti, i finanziamenti equi, con un sistema che ‘faccia sistema’, perché oggi lo spettacolo non è un luogo ‘a sistema’. Il PNRR ha delle misure fondamentali, come transizione ecologica e inclusione, ma noi dobbiamo puntare sul fattore umano, per cui è strategico il ruolo della formazione, e forse Cinecittà può essere il luogo deputato, anche per rilanciare un ruolo di bilateralità forte. Noi ci proponiamo come soggetto che progetta, anche nel rapporto con le imprese, e proponiamo al MiC una finalizzazione connessa alla dimensione della legalità, perché ci aiuta nel salto di qualità necessario, con il nostro protagonismo insieme alle imprese”.
Lorenzo Casini, capo di Gabinetto del Mic, interviene specificando che “Per il PNRR – che nasce da regole europee – rassicuro subito: la quota per la Cultura non è poca, sia in termini assoluti che comparata con gli altri Paesi. Il Fondo Cinema nell’ultima legge di bilancio è +40% e il FUS +15%, che andranno comunque ad alimentare il settore. Nel quadro complessivo l’1,73% (ovvero 5,7mld) per la Cultura è molto. La conquista che la Cultura ha avuto nel PNRR non è solo la crescita del benessere del Paese, ma viene riconosciuta anche nella sua missione economica – digitalizzazione e competitività – che ha portato la Cultura tra i temi del recente G20, cosa mai accaduta prima”.
Per Andrea Purgatori, presidente delle Giornate degli Autori, bisognerebbe “prescindere dalla questione dei fondi che stanno per arrivare: secondo me, prima dovremmo fare un’istantanea precisa del momento, che non ha a che fare solo con la pandemia, perché c’è una profonda rivoluzione del settore, e mai come in questo momento stanno tutti lavorando, con una presenza importante delle piattaforme, però il cambiamento va governato, nel senso che non voglio immaginare che quando i fondi arriveranno non restituiranno al settore tutto quello di cui stiamo parlando; io sono perché tutta la filiera venga tutelata con un discorso sistemico, per la prima volta: dalla creatività alla distribuzione. Non vorrei finire, tra 5/10 anni, per vivere in un Paese in cui saremo tutti occupati ma infelici, occupati sì ma con la certezza che tutto quello che viene investito nel settore ritorni davvero allo stesso. Penso anche alla crisi di alcuni network, che adesso si trovano di fronte a competitori con potenzialità che rendono obsolete le vecchie strutture: inoltre, penso anche alla tutela dell’indipendenza del cinema, che va preservata. Va fatta una fotografia, anche impietosa, della situazione attuale per capire la direzione in cui stiamo andando. Questo discorso si applica a tutto il ‘sistema cultura’ italiano, dalla lirica ai teatri: di fronte a questo treno che sta per passare dobbiamo però capire che non è solo mettendo soldi nella cassette che si trova una soluzione se non abbiamo una visione complessiva”.
E Cinecittà, in questo discorso, si appresta a essere soggetto partecipe e propulsore del cambiamento, con anche una specifica attenzione alla formazione e alla creatività: “Ci farebbe molto piacere interloquire con voi”, dichiara Chiara Sbarigia, presidente di Cinecittà Spa. “Noi, sul fronte formazione, abbiamo due filoni d’intervento, per cui ci parliamo molto anche con il Centro Sperimentale di Cinematografia, per competenze specifiche: mentre, come Cinecittà, vorremmo occuparci della parte di innovazione tecnologica connessa agli Studi, oltre che quella dei mestieri. Stiamo studiando come operano altre fruttuose entità, come l’Accademia della Scala, anche per stabilire percorsi formativi, così noi chiediamo ai sindacati di aiutarci a trovare poi un percorso trasparente nell’approdo al mondo del lavoro, a seguito dell’acclarata formazione. Ci stiamo occupando, a livello formativo, di stabilizzarci sulla parità di genere, per una formazione in loco ma anche per essere trasferita in modo tecnologico alle imprese. Noi siamo pronti, siamo in costruzione, e siamo disposizione – sul tema creatività, in particolare – a mettere ordine, cercare una ratio nel nome del dialogo e del confronto”.
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