Il Novecento restaurato di Bertolucci

La grande epopea di un secolo firmata da Bernardo Bertolucci torna a Venezia Classici nella versione restaurata da 20th Century Fox, Paramount Pictures, Istituto Luce-Cinecittà e Cineteca di Bologna


Il nuovo restauro di Novecento di Bernardo Bertolucci sarà presentato alla 74ª Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, in programma dal 30 agosto al 9 settembre, nell’ambito della sezione Venezia Classici. Realizzato da 20th Century Fox, Paramount Pictures, Istituto Luce-Cinecittà e Cineteca di Bologna, con la collaborazione di Alberto Grimaldi e il sostegno di Massimo Sordella, presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata, il nuovo restauro di Novecento restituirà le meravigliose immagini della grande epopea firmata nel 1976 da Bernardo Bertolucci, immenso affresco di un secolo, dipinto attraverso lo spaccato di un territorio, quello emiliano, così emblematico nel rappresentare donne e uomini, società e lotte, dittature, guerre, Liberazioni.

Scritto a sei mani da Giuseppe Bertolucci, Bernardo Bertolucci e Kim Arcalli, Novecento si divide in due atti (il primo va dal 1900 all’avvento del fascismo, il secondo si conclude con la Liberazione) e intreccia le vicende del contadino Olmo e del latifondista Alfredo, interpretati da Gérard Depardieu e Robert De Niro, circondati da un cast che annovera, tra gli altri, Burt Lancaster, Alida Valli, Dominique Sanda, Stefania Sandrelli, Laura Betti, Donald Sutherland.

Restaurato da Cineteca di Bologna e TF1 Studio in collaborazione con Surf Film presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata arriva al Lido anche il film diretto nel 1964 da Marco Ferreri (del quale si ricordano i 20 anni dalla scomparsa), La donna scimmia, interpretato da Ugo Tognazzi e Annie Girardot. 

Come molti altri lavori di Marco Ferreri, anche La donna scimmia è scritto assieme allo sceneggiatore spagnolo Raphael Azcona, che così ricorda le genesi del film: “L’ispirazione per La donna scimmia ci venne a Toledo. Nel noto Hospital de Taver – vecchio e ormai fuori uso – ci accorgemmo di un dipinto raffigurante una sorta di Sacra Famiglia [La Mujer barbuda di José Ribera, chiamato Lo Spagnoletto]. C’erano il padre, il bambino e la madre intenta ad allattarlo. Questa sfoggiava, però, una lunga barba… Qualche tempo dopo seppi la storia di quella ragazzina spagnola – credo l’abbiano fatta santa – che, invocando la Vergine perché la proteggesse da un gruppo di malintenzionati, venne ricoperta da una fitta peluria che riuscì a salvarla. Ciò che la leggenda non raccontava era però il seguito della vicenda. Se, scampato il pericolo, la ragazza fosse rimasta pelosa o meno. Da qui prese, dunque, le mosse il nostro film. Un uomo trova una donna pelosa e all’inizio si comporta come una specie di protettore, ma poi smette di sfruttarla. Fra di loro inizia questa strana relazione fatta anche di tenerezza, pietà, e altre cose”.

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18 Luglio 2017

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