Prendete una bella fetta di Terminator e lasciatela sciogliere su una base di La notte dei morti viventi. Aggiungete un pizzico di La casa, un dito di Constantine, una spolverata di Bambola assassina, un filo di Io sono leggenda. Shakerate bene, lasciate rosolare e otterrete qualcosa di molto simile a Legion, fantasy-horror a tema biblico diretto da Scott Stewart. In uscita il 12 marzo con Sony, il film è di poche pretese, ma ha dalla sua qualche buona battuta e un paio di scene azzeccate.
Non male, ad esempio, l’altisonante premessa: “Dio è un po’ incazzato per via delle ‘stronzate’ degli uomini”. Non è volgarità gratuita, intendiamoci, sono proprio i dialoghi del film, talmente kitsch e deliranti da risultare a tratti davvero divertenti.
Insomma, il “Signore del piano di sopra” è talmente contrariato dal nostro modo di comportarci che un giorno si sveglia e decide di mandare sulla terra un’orda di angeli con il preciso compito di sterminare il genere umano, accanendosi in particolar modo contro una ragazza incinta che sarebbe destinata a partorire un nuovo Messia.
Le creature celesti in questione sono però ben diverse dai classici cherubini con le ali – tranne due, non chiediamoci il perché – e si presentano come uno sciame d’insetti che possiede le persone comuni e le trasforma in zombi assetati di sangue.
In difesa della puerpera e di alcuni tizi che passano di lì per caso, interviene però l’arcangelo Michele, in disaccordo con la decisione del Padreterno e dunque con suo fratello Gabriele, che invece esegue gli ordini alla lettera. Inutile specificare che i due finiranno per menarsi come dei forsennati, in un esilarante pastiche di sacro biblico e profano hollywoodiano.
“Che si sia cresciuti in una famiglia credente o no – dice il regista – viviamo in una società dove la religione occupa una posizione centrale. Il film non vuole esprimere nulla su particolari credenze. Concerne solo l’idea della fede, usando elementi delle credenze giudaico-cristiane, come ad esempio il modo di raccontare la storia. Non importa quale sia la tua tendenza filosofica, puoi riscontrarla in questo film”.
La pellicola presenta in effetti diversi modi di rapportarsi alla questione religiosa, davanti a quella che è, senz’ombra di dubbio, l’Apocalisse: “Io non credo in Dio!”, dichiara con decisione Dennis Quaid, rude locandiere che non rinuncia ad affermare il proprio ateismo anche di fronte all’evidenza. “Non è un problema – risponde l’arcangelo Paul Bettany – pare che neanche lui creda in te!”
Ma il messaggio, semplice semplice eppure sempre valido, è un invito a non arrendersi mai, nemmeno di fronte a forze distruttive che sembrano inarrestabili.
Stewart sperava forse di riuscire a suscitare qualche scandalo e qualche polemica in più.
“Legion ha sollevato poche controversie religiose – ha affermato deluso alla stampa americana – Non è che le volessimo, ma ce ne saremmo aspettati”.
E invece niente. In effetti, a parte qualche irriverente “goliardata”, la provocazione del film sul piano religioso è piuttosto innocua: costato circa 26 milioni di dollari, Legion ne ha incassati solo 39 milioni al botteghino Usa ed è stato accolto con molte recensioni negative. Magari qui da noi, col Vaticano a due passi, riuscirà a smuovere un po’ di acque.
Il titolo si rifà a un versetto della Bibbia in cui Gesù incontra un indemoniato e gli chiede quale sia il suo nome. “Io sono Legione! – risponde l’uomo – perché siamo in molti”, facendo riferimento all’esercito di diavoli che alberga in lui.
Tra le scene più godibili l’attacco sanguinario di una vecchietta impazzita, in puro Raimi-style, e la citazione di La vita è meravigliosa, altro “film di angeli” dai modi decisamente più gentili.
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