Deluso dall’accoglienza tiepida de La spada nella roccia (1963), Walt Disney era determinato a tornare con un film universalmente apprezzato. Disse alla sua troupe di animazione di “buttar via” il libro di Rudyard Kipling Il libro della giungla perché gli storyboard originali erano troppo cupi e drammatici. Certo il libro fu tradito, ma il film fu un successo al botteghino davvero sbalorditivo.
Uscito nel 1967, con la rivalutazione economica in “soldi di oggi” avrebbe incassato la cifra di 1,95 miliardi di dollari nel mondo occupando agevolmente il quarto posto nella classifica assoluta dei lungometraggi animati più visti di sempre.
La nascita del film è stata travagliata, ma questa non era un’assoluta novità per i film di Disney le cui storie dovevano passare sempre per il vaglio scrupoloso di zio Walt.
Il primo a lavorare al libro di Kipling per renderlo sceneggiatura fu lo scrittore ed illustratore di albi per bambini Bill Peet. Era entrato a lavorare alla Disney circa 30 anni prima ed era ormai un veterano, avendo partecipato anche alle ultime fasi della produzione del mitico Biancaneve e i sette nani (1937). Era un animatore laborioso e di talento, e la sua visione lo spinse a dirigere la creazione di numerosi film della casa di Topolino. Fu l’unico storyboarder nella storia della compagnia a disegnare ogni singolo storyboard per un intero film, due volte . Lo fece per La spada nella roccia e di nuovo per La carica dei 101 .
Purtroppo il suo lavoro a libro di Kipling sarebbe stato l’ultimo. Eppure era stato proprio Peet a individuare e proporre Il libro della giungla come “prossimo” film della Disney. Prese ancora una volta la guida del progetto e realizzò lo storyboard della sua visione per la produzione. Ma mentre lui voleva realizzare un adattamento che mantenesse i temi cupi e il tono dark del romanzo, Walt non trovò l’idea adatta alla sua azienda e alla fine Bill lasciò il lavoro per protestare contro i cambiamenti voluti dal suo capo.
La frattura fu insanabile. Durante i quasi tre decenni trascorsi lavorando alla Disney, Bill Peet si era spesso trovato coinvolto in accese discussioni e tenaci scontri con Walt. Spesso non erano d’accordo e in interviste successive lo sceneggiatore e illustratore ha affermato che le capacità di scrittura e disegno del suo capo non erano molto buone, né lo era il suo umorismo. Tanto che arrivò ad ammettere di aver disegnato il Capitan Uncino di Peter Pan ispirandosi proprio ai tratti somatici di Walt Disney. Detto questo, però, Peet nella sua autobiografia non ha fatto altro che parlare bene del suo ex datore di lavoro e amico.
In ogni caso, un nuovo team fu coinvolto per le riscritture. Floyd Norman, uno dei nuovi sceneggiatori, disse che Walt voleva che il film avesse più risate e più personalità e che, come da tradizione Disney, voleva anche l’approvazione di ogni minimo dettaglio.
Il compositore Terry Gilkyson fu assunto per scrivere le canzoni del film, ma come per la sceneggiatura, Walt Disney ritenne che mancassero di senso del divertimento. Anche se i fratelli Sherman (Richard e Robert) furono chiamati a scrivere una nuova colonna sonora, una delle canzoni di Gilkyson rimase nel film: Lo stretto indispensabile (“The Bare Necessities“). Viene cantata da Baloo e Mowgli, ovvero rispettivamente Phil Harris e Bruce Reitherman nella versione originale, e da Tony De Falco e Luigi Palma in quella italiana.
Risulterà essere non solo uno dei migliori brani della storia della Disney, ma sarà candidato anche all’Oscar (unica nomination del film) ed entrerà nella lista: AFI’s 100 Years… 100 Songs dedicata alle 100 migliori canzoni del cinema americano.
Errore di valutazioni di Walt Disney? Visto i risultati raggiunti da questo film, si potrebbe facilmente dire di no. Tristemente però il Genio creatore di tanta meraviglia per la storia dell’umanità non vide mai finito Il libro della giungla. Morì infatti il 15 dicembre 1966 nel pieno della lavorazione.
Lo studio chiuse per un solo giorno. Poi si rimise al lavoro per realizzare questo ultimo film d’animazione a cui Disney aveva dato la sua supervisione. Il film sarebbe uscito quasi un anno dopo: il 18 ottobre 1967.
Molti si chiesero quale sarebbe stato il destino dello Studio, dopo la morte del suo creatore, in particolare della divisione animazione. Grazie ai clamorosi risultati al botteghino, agli animatori fu assicurato che non sarebbero rimasti senza lavoro. Se il film avesse fallito, è probabile che l’animazione sarebbe stata chiusa.
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