Il giorno e la notte, smart filming e sentimenti

Il film di Vicari è disponibile in esclusiva su RaiPlay dal 17 giugno. La distribuzione italiana e internazionale è affidata a Fandango


Ha un indiscusso primato Il giorno e la notte di Daniele Vicari, è il primo film italiano girato durante il lockdown, ambientato nelle case degli attori divenute set, con i loro abiti trasformati in costumi e le luci cangianti delle ore che passano. Un film girato senza alcun contatto diretto, realizzato a distanza da tutti i reparti, dalla regia al direttore della fotografia, sfruttando anche tre coppie (nella vita) di interpreti, per comporre storie d’amore e disamore scompaginate nella scrittura di Vicari con Andrea Cedrola. La contingenza è così diventata l’occasione per riflettere sulle relazioni a due in cattività e sulle forme contemporanee del sentimento attraverso quattro storie.

Mentre la sindaca di Roma Raggi e il presidente del Consiglio Conte annunciano l’emergenza (sono veri spezzoni di Tg e dirette), nella finzione si teme un attentato terroristico batteriologico. Alla popolazione viene imposto di non uscire di casa o di farvi ritorno al più presto. Il film è stato girato durante il vero lockdown tra marzo e maggio 2020 e non mancano le immagini delle strade deserte, presidiate dall’esercito, ma il tentativo è quello di comporre una storia slegata dalla cronaca della pandemia, lontana dal documentario.  

Luca (Matteo Martari), ricercatore universitario un po’ hippie che si è rifugiato nell’agriturismo di sua madre in Veneto, attende Ida (Isabella Ragonese), una donna con cui ha avuto una relazione di una sola notte ma che ha lasciato il segno nei due amanti. Lei non potrà più partire e il telefono diverrà il veicolo di una storia burrascosa quanto romantica. Andrea (Francesco Acquaroli) e Beatrice (Barbara Esposito) sono separati in casa dopo la morte del figlioletto in un incidente. Entrambi sono toccati dalla depressione, ciascuno a suo modo. Anna (Elena Gigliotti) è una giovane attrice e sceneggiatrice con un rapporto ambiguo e segnato da reciproca aggressività con Manfredi (Dario Aita), anche lui attore, molto pieno di sé. Il corniciaio Marco (Vinicio Marchioni) è nel suo laboratorio quando arriva Marcella (Milena Mancini), moglie del suo migliore amico Sergio (Giordano De Plano): i due hanno litigato di brutto e per Marco è l’occasione per un incontro ravvicinato con una donna di cui è da sempre innamorato.

“Ciascuno degli attori – spiega Daniele Vicari – è stato un’intera troupe di dieci persone, hanno curato tutto, dal trucco alla scenografia. Il film nasce con l’idea di buttare il cuore oltre l’ostacolo. È stato in tutto e per tutto un atto vitalistico contro ciò che ci circondava”. E ancora: “Il cinema deve sempre collegarsi con ciò che accade intorno e raccontarlo, ci deve almeno provare. Questo è un po’ la militanza di oggi: non voltarsi dall’altra parte facendo finta che non succeda nulla”. Vinicio Marchioni, che dà vita con la moglie Milena Mancini a un episodio buffo e sensuale, dalle atmosfere molto riuscite, aggiunge: “È stato uno strano e incredibile viaggio. Dovevi pensare ai costumi, alle luci e a quando spegnere la camera, quindi recitare era l’ultima cosa. Niente è più pornografico di fare un set a casa propria, ma lavorare con Milena, una persona che conosco profondamente, è stato bellissimo. Più volte io e lei ci siamo detti: se riusciamo a dare a questo episodio un tratto di commedia saremo davvero contenti. Speriamo di esserci riusciti”.

Racconta Milena Mancini: “Ci siamo dovuti affidare a dei grandi professionisti e allo stesso tempo dei grandi professionisti si sono affidati a noi. Abbiamo fatto un grande lavoro di preparazione attraverso zoom. Abbiamo scelto i costumi e ci siamo anche occupati di trovare gli elementi scenici giusti. Abbiamo recitato nel laboratorio dove ci sono le opere artistiche di mio padre”. E Vinicio puntualizza: “E’ stato un viaggio incredibile. Di solito quando vai su un set trovi tutto pronto, qui invece abbiamo dovuto fare tutto da soli e questo mi ha fatto sentire parte di un processo. Questo film non parla del Covid, ma di amori, passioni, resistenza e di tutto quello che il cinema dovrebbe sempre raccontare”. 

In questo esperimento di smart filming, il telefonino è centrale. Mezzo di comunicazione, ma anche macchina da presa. “Non esistono le tecnologie, esiste la tecnica che ciascuno di noi acquisisce. Quindi la tecnologia diventa un’opportunità, non uno scacco”, conclude Vicari.

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14 Giugno 2021

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