Uno si chiama Adonis, come il dio dei culti misterici di origine semitica, gli altri sono personaggi archetipici che prendono tanto – molto – dai super-eroi quanto dai protagonisti della mitologia greca.
Sono queste figure a popolare due delle maggiori uscite del mese di gennaio, ovvero Creed 2, secondo spin-off della saga stalloniana con protagonista il figlio di Apollo Creed (e Balboa a fargli da allenatore) e Glass, attesissimo terzo capitolo della saga inaugurata da M. Night Shyamalan con Unbreakable e proseguita a sorpresa con Split di due anni fa, che solo nel finale si rivelava come seguito del cult di inizio 2000. Stallone, nel film diretto da Steven Caple Jr., che sostituisce al timone Ryan Coogler, sembra voler lasciare da parte finalmente il suo personaggio per fare spazio al nuovo, non prima di un’ultima temibile sfida: Adonis (Michael B. Jordan) dovrà combattere con Viktor Drago (il vero pugile rumeno Florian Munteanu), figlio di Ivan, nuovamente interpretato da Dolph Lundgren, colosso russo uscito perdente da Rocky IV e in cerca di vendetta e riscatto. Il film è asciutto ed elegante, con momenti epici di spessore – in particolare proprio la figura di Drago ne esce rinvigorita e più sfumata di come la ricordavamo nel suo stentoreo pronunciare la frase ‘Ti spiezzo in due’ – tanti temi a corollario delle ottime sequenze di combattimento, a partire da quello, molto sentito, del rapporto tra padri e figli. Ha inoltre il pregio di non scegliere soluzioni shockanti o facilmente lacrimevoli per chiudere i fili narrativi lasciati in sospeso dalle pellicole precedenti, rivelandosi l’ideale anello di passaggio tra due generazioni di combattenti. Arriva in Italia il 24 gennaio.
Glass ha suscitato reazioni contrastanti tra i critici. Oltreoceano la stampa lo ha considerato per lo più noioso e sconclusionato, mentre in Italia il film – in attesa di uscire nelle sale il 17 gennaio – è piaciuto abbastanza, sebbene gli pesi sulle spalle la necessità di risolvere non solo le questioni impostate da Unbreakable, ma anche quelle messe su da Split, che era sequel solo per modo di dire. David Dunn (Bruce Willis), mette ormai a frutto i suoi poteri come vigilante, aiutato dal figlio ormai adulto, e si trova ormai sulle tracce di Crumb (psicopatico dalle 27 personalità intepretato da James McAvoy), nel frattempo pronto a sacrificare altre ragazze prese in ostaggio. Lo scontro a due si avvicina, pronto a diventare un duello definitivo a tre quando Crumb e Dunn verranno rinchiusi nello stesso Istituto psichiatrico in cui si trova Eiljah Price alias l’uomo di vetro (Samuel L. Jackson), pericoloso terrorista. Nel frattempo qualcuno (la psichiatra Sarah Paulson) cerca di convincerli che non hanno nessun potere speciale, e la presenza di super-eroi e super criminali nel mondo è tutta nella loro mente. Affascinante dal punto di vista visivo, il film rappresenta il corrispettivo di molti terzi, ricchissimi episodi delle saghe supereroiche più amate (ricordiamo ad esempio Spider-Man 3 di Raimi e Il cavaliere oscuro – Il ritorno di Nolan) che nell’accumulare spunti fino al finale travolgente rischiano di perdersi e sbandare. Ad ogni modo – senza rivelare niente di significativo – Shyamalan sceglie stavolta di allontanarsi dalla conclusione ‘shock’ che caratterizza di solito i suoi lavori, scegliendo un approccio più tradizionale alle svolte e ai colpi di scena, comunque presenti.
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