ROMA. Il futuro dell’audiovisivo, che è anche il titolo del convegno ospitato oggi alla Sala Petrassi, passa anche per il rilancio dei teatri di posa di Cinecittà, ora che, dopo una privatizzazione durata 20 anni che non ha dato i frutti allora sperati, gli studios sono tornati sotto il controllo pubblico. Roberto Cicutto, presidente e AD di Istituto Luce Cinecittà che a luglio ha acquisito il ramo d’azienda di Cinecittà Studios, ha voluto accanto a sé al panel dell’incontro organizzato alla Festa del cinema tre eccellenze del cinema italiano, gli scenografi Dante Ferretti (production designer) e Francesca Lo Schiavo (set decorator), la costumista Milena Canonero (costume designer); la loro carriera si è intrecciata all’inizio con la storia di Cinecittà per poi esprimersi a livello internazionale con la conquista di ben 10 Oscar.
E sullo schermo della Sala Petrassi scorrono le immagini di alcuni film curati da questi ambasciatori del talento italiano: Il nome della rosa, Titus, Grand Budapest Hotel e Hugo Cabret. “Ho lavorato tantissimo in passato a Cinecittà, accanto a Fellini, Pasolini, Petri, Ferreri, Cavani, Scola, Zeffirelli – dice Ferretti – Un tempo questi teatri di posa erano importanti e famosi per le professionalità tecnico-artistiche di cui disponevi. Poi molti di questi artigiani del cinema sono andati in pensione e solo in minima parte sono stati rimpiazzati.
Da 20 anni lavoro tra gli Usa e Londra, mi piacerebbe lavorare spesso a Cinecittà come è accaduto con Gangs of New York ed è allora importante attirare le produzioni internazionali”.
Francesca Lo Schiavo si augura che, grazie al piano industriale tracciato da Cicutto, Cinecittà con i suoi teatri recuperino quella centralità che l’ha fatta apprezzare nel mondo grazie ai suoi eccellenti artigiani. “Ora ce ne sono sempre di meno, anche perché la richiesta è sensibilmente diminuita. La mia stessa professione, set decorator, sta da noi sparendo”.
Anche Milena Canonero s’augura che Cinecittà torni ad avere uffici attrezzati, recuperi quell’efficienza organizzativa che può coniugarsi con la qualità umana esistente delle persone e si proponga all’inizio con prezzi convenienti, se non ‘stracciati’.
“Occorre puntare alla formazione di costumisti, manca infatti in Italia un percorso formativo di qualità, oggi per le sartorie ci rivolgiamo all’Est”.
Cicutto raccoglie i suggerimenti e ricorda alcuni dei nuclei strategici del piano industriale e di sviluppo della nuova Luce Cinecittà. La costruzione di due nuovi teatri di posa di grandi dimensioni tra il 2018 e il 2019, pronti a soddisfare le richieste delle grandi produzioni nazionali e internazionali. Nel contempo è prevista l’impegnativa ristrutturazione dei teatri esistenti, dando spazio alla produzione digitale.
Accanto al futuro MIAC, il Museo Italiano dell’Audiovisivo e del Cinema, sono in programma sia una serie di attività di innovazione e formazione rivolte ai giovani e focalizzate sui mestieri del cinema, sia la rappresentazione, all’interno del Museo, dello sviluppo tecnologico e delle evoluzioni degli stessi mestieri in 120 anni di esistenza della settima arte.
Si punterà anche a un’attività di formazione declinata in formato Erasmus con scambi e residenze internazionali, svolta in collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia e altre istituzioni di settore.
Insomma la sfida è impegnativa e mai come in questa circostanza sarebbe importante che i diversi soggetti del comparto cinematografico facessero sistema.
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