Il corto, un’industria senza soldi

Presentato alla Festa di Roma il Report 2014 sul cortometraggio italiano curato da Jacopo Chessa del Centro Nazionale del Corto


L’industria del cortometraggio italiano Report 2014 – presentato oggi a Casa Alice – è frutto di una ricerca sulla produzione e la diffusione dei corti nazionali che mette per la prima volta a disposizione dei lettori cifre e statistiche su un comparto che coinvolge circa 200 festival, più di 1.000 film nell’anno preso in esame e un gran numero di addetti. Il Report, curato da Jacopo Chessa, edito da Fondazione Ente dello Spettacolo nella collana I Quaderni di Cineconomy col contributo del MiBACT DG Cinema (€ 12,90), contiene contributi di Bruno Zambardino, docente di Economia e Organizzazione dello Spettacolo dell’Università La Sapienza di Roma, Mario Mazzetti della Fice, Federico Pommier Vincelli del direttivo AFIC, Paola Ruggeri di Mediaset Premium, tra gli altri. Il volume, pubblicato in italiano e inglese, colma un vuoto trattando del cortometraggio dal punto di vista dell’industria e del mercato ed è la prima di una serie di pubblicazioni del Centro del Corto. Il corto è un’industria?, si chiede Chessa. “Sì, ma un’industria senza soldi. Il cinema nasce corto ma è l’unico formato che va rispiegato ogni volta”. Ad esempio il 69% dei corti costano meno di 3.000 €, il 15% da 3.000 a 10.000 e solo il 4% più di 50mila. 

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22 Ottobre 2015

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