Bambini sempre più protagonisti alla Festa di Roma. E non solo perché Alice nella città continua a portare all’Auditorium frotte di giovanissimi spettatori e rumorose scolaresche. Due film della giornata danno ai più piccoli grandi responsabilità e la forza di compiere imprese straordinarie. In forma di favola, come nel secondo capitolo delle avventure di Belle & Sébastien, presentato proprio ad Alice, oppure in chiave decisamente drammatica come in Room di Lenny Abrahamson (selezione ufficiale).
Dopo il grande successo del primo capitolo cinematografico – per tacere della versione televisiva di fine anni ’60 e del cartone animato giapponese – ecco di nuovo il cane Belle insieme al piccolo Sébastien, ora cresciuto e pronto a conoscere suo padre. Sempre ispirato alla celebre serie di racconti di Cécile Aubry, il film, diretto stavolta da Christian Duguay, dopo l’anteprima alla Festa del Cinema uscirà nelle sale italiane l’8 dicembre con Notorious Pictures. Guglielmo Marchetti, presidente e ad della società, pensa che, nonostante punti più sulle emozioni che sugli effetti speciali come va di moda nel cinema mainstream, la pellicola possa affrontare a testa alta la sfida del Natale. “E’ un momento di forte competizione, ma Belle & Sebastien L’avventura continua è straordinario e ha valori riconosciuti, per questo pensiamo a un’uscita in 500 copie e da mesi stiamo investendo sulla promozione”.
In questo secondo capitolo, a cui ne seguirà un terzo, torniamo sulle montagne al confine tra Francia e Italia, nel villaggio di Saint- Martin, alla fine della seconda guerra mondiale. La piccola peste Sébastien, che ha ormai 10 anni, attende insieme al vecchio César il ritorno di Angélina. Ma l’amica e vice-mamma è a bordo di un aereo militare che precipita nella foresta e tutti la danno per morta. Sarà Sébastien, sempre insieme all’inseparabile pastore dei Pirenei, ad andarla a cercare coinvolgendo nel viaggio anche uno scontroso pilota di aerei, Pierre, che si rivela legato alla sua nascita misteriosa.
Per il canadese Duguay, autore soprattutto di film d’azione tra cui Screamers Urla dallo spazio, la sfida di riprendere un grosso successo – in Italia 7 mln di € di incasso – per girarne il seguito (il primo film, del 2014, aveva la regia di Nicolas Vanier) è stata soprattutto nell’essere fedele al prototipo e capire i motivi del gradimento del pubblico pur innovando la formula. “Volevo unire grande spettacolo, come nelle scene dell’incendio della foresta o dell’incidente aereo, alle emozioni profonde, che si sprigionano nel rapporto tra Sébastien e il padre ritrovato”.
Tra gli elementi di forte continuità, naturalmente, la presenza del piccolo protagonista, Félix Bossuet, del “nonno” Tchéky Karyo e di Angélina (Margaux Chatelier), mentre è una new entry Thierry Neuvic (Pierre). E poi naturalmente c’è Belle, interpretata da quattro cani diversi, anche per ottimizzare i ritmi delle riprese: per far ripetere al cagnone una scena bisogna dargli un pezzetto di pollo, ma quando è sazio smette di impegnarsi.
In Room dell’irlandese Lenny Abrahamson (Adam & Paul e soprattutto la rivelazione Frank), Jack è un bambino di cinque anni nato e cresciuto dentro una stanza di 9 mq senza finestre e con un piccolo lucernario, che è tutto il suo mondo. La mamma è stata intrappolata nel capanno a prova di evasione sette anni prima da un maniaco che l’ha rapita quando aveva 17 anni. Lui è stato concepito ed è cresciuto in cattività, ma lei ha cercato in tutti i modi di proteggere la sua mente infantile. Il mondo esterno arriva là dentro solo attraverso la televisione e le visite notturne dell’uomo, che porta qualche genere di prima necessità e violenta la donna come accaduto in casi di cronaca agghiaccianti, uno su tutti quello dell’austriaca Natascha Kampusch.
Il film, che vinto il People’s Choice Award a Toronto e uscirà in Italia il 3 marzo con Universal, è molto attento a non spettacolarizzare nulla. La vicenda, senza mai virare nell’horror, si divide in due parti: la prima, claustrofobica e angosciante, anche se del tutto priva di elementi voyeuristici o sadismi alla Ulrich Seidl, mostra la vita quotidiana di mamma e figlio e il tentativo di lei di dargli una certa normalità, farlo giocare con quel poco che c’è a disposizione (il serpente di gusci d’uovo), raccontargli delle storie, cucinare una torta di compleanno. Mentre la seconda, dopo la fuga del piccolo e la liberazione, scende più negli aspetti psicologici di un’esperienza al limite del sopportabile, che richiama per certi versi la storia vera vista in The Wolfpack. Ispirato al romanzo di Emma Donoghue, interpretato da Brie Larson e dal piccolo Jacob Tremblay, Room è il primo film di Abrahamson girato negli States. “Come nel libro – spiega il regista – volevo parlare della capacità della gente comune di trasformarsi e sopravvivere a situazioni terribili, la forza redentrice dell’amore, le impegnative sfide affrontate da un genitore e quella straordinaria condizione umana che è l’infanzia”. E infatti tutto è raccontato dal punto di vista del piccolo.
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