A tenere calda l’atmosfera del meeting European Films in Europe: Teatrical distribution, organizzato a Cannes 2001 da Cinecittà Holding e presieduto dal deputato europeo Roberto Barzanti, una sala affollatissima che ha seguito con interesse i lavori di un tema che potrebbe davvero cambiare il destino del cinema europeo.
La sua circuitazione internazionale, infatti, rappresenta un polmone essenziale per rendere vivo un mercato altrimenti asfittico, quasi interamente appannaggio del cinema “made in Usa”.
Felice Laudadio, presidente di Cinecittà Holding, ha salutato i delegati europei che non hanno mancato questo importante appuntamento. In primo luogo Viviane Reding, direttore generale della Commissione europea per la Cultura, che ha aperto l’incontro con una buona notizia: la realizzazione di un Fondo comune per il Cinema europeo. Una sinergia tra finanziamenti pubblici e privati, rivolti esclusivamente al rilancio della produzione e della distribuzione del prodotto del vecchio continente. Un primo risultato positivo garantito da un accordo raggiunto solo ieri.
Sotto questo segno hanno acquistato nuovo senso gli interventi, a seguire, di Joao Correa, segretario generale del Fera (produttori europei di audiovisivi), Gilbert Gregoire, presidente Fiad (distributori), Andre Lange, responsabile europeo per l’Area Marketing, Claudia Landsberger, presidente dell’European Film Promotion, e le conclusioni di Luciana Castellina, presidente Agenzia Italia Cinema. Tutti rivolti a dare maggiore solidità alla produzione cinematografica made in Europe, in una stagione che ha mostrato ampiamente segnali incoraggianti.
Il mercato, però, è ancora dominato dallo strapotere dei cosiddetti “blockbuster”, ai danni di altre pellicole sonoramente schiacciate dal peso dei numeri.
“Il film più ‘bello’ diventa così, inevitabilmente, quello che ha più copie”, afferma Castellina. “Feticcio merceologico di una cultura quantitativa che affossa la qualità e accentua il processo di concentrazione dei poteri”.
I costi di promozione sono lievitati, negli ultimi anni, del 40%; il prezzo delle copie e quello destinato al marketing del 30. Quote che spezzano le gambe a qualsiasi prodotto medio indipendente.
Tentare di costruire una politica comune significa anche prendere in considerazione uscite contemporanee dello stesso film in diversi paesi dell’Unione. Per condividere investimenti sempre più esorbitanti.
Molto interesse ha suscitato quindi l’intervento di Francis Coen Seat, che ha rilanciato l’iniziativa di comuni anteprime, promosse utilizzando la rete delle newsletter di tutti gli organi istituzionali. Il primo progetto prevede anche due film italiani. Primo titolo, già concordato, è quello di Sangue vivo diretto da Edoardo Winspeare.
La maggiore trasparenza dei dati di mercato è la richiesta più volte sottolineata dai vari interventi. Così come la necessità di costruire, per la circuitazione dei promo, maggiore contiguità tra media tv e cinema.
“La ricchezza della diversità culturale”, conclude Castellina, “deve tradursi in cultura di mercato, deve arrivare alla programmazione delle sale. Altrimenti si spegne la fertile atmosfera dei festival, sempre più numerosi, divenuti l’unico, vero, circuito alternativo per garantire fruizione ai prodotti internazionali”.
Prossimo appuntamento per la promozione della rete europea a ottobre, a Buenos Aires, per coinvolgere anche partner sudamericani.
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