IL CONVEGNO


Sul miracolo italiano sono tutti d’accordo. La crescita di pubblico per il nostro cinema ha nomi e cognomi: Giuseppe Piccioni, Silvio Soldini, Ferzan Ozpetek, Marco Tullio Giordana, Gabriele Muccino, Nanni Moretti. L’incertezza viene dopo: durerà il nuovo patto, addirittura una triangolazione, tra pubblico-critica e cineasti?
Se ne può discutere per giorni. Il sindacato critici, SNCCI, ha pensato di parlare per un pomeriggio, nella sede romana dell’Agis, in un convegno intitolato appunto Cinema italiano pubblico italiano.
Stretti dai dubbi del presidente Bruno Torri e dagli interventi di Franco Montini e Piero Spila, produttori e registi hanno cercato di definire i limiti della rinascita, confermata del resto dai recenti successi all’estero, da Cannes alle trasferte americane (leggi il nostro dossier).
Puntuale l’analisi di Angelo Barbagallo, un po’ l’uomo dell’anno dopo La stanza del figlio. “Sia Muccino che Ozpetek, tacendo per pudore di Moretti, avevano costruito un’attesa per il film successivo già dai precedenti. Ha funzionato il rapporto di fedeltà, la fiducia dello spettatore che sapeva di non prendere fregature. Ha funzionato anche il passaparola, come dimostra I cento passi“. Sostenitore di un cinema artigianale ma dalla diffusione capillare – la ricetta Sacher – Barbagallo chiede sostegno per gli esercenti, magari un contributo di cento milioni a chi cambia la programmazione dando “un’impronta europea” alla sua sala. In provincia, dove ci sono sale che hanno un fatturato annuo di appena il doppio, farebbe molto.
Ci aiuta a sconfiggere il mercato dei blockbuster di cui parla Luciana Castellina, la stanchezza del cinema americano. Vedi il caso Pearl Harbor: a Roma in 50 sale, ma in molte di queste con incassi più bassi del film di Moretti. Aiuta lo scarso livello della televisione, riflette Angelo Guglielmi. Che individua la nascita di un’epica dell’intimo, un cinema di esplorazioni della vita e dei sentimenti. “E’ un momento importante questo, che i produttori, ritornati a godere di prestigio e valore, non devono lasciar cadere”. E progetta di creare una società di europea che realizzi film di grande budget, come Chocolat, Billy Elliot o Il gusto degli altri. Giuliano Montaldo (Raicinema) invoca strategie promozionali più accorte, Wilma Labate, autrice di un immeritato insuccesso con Domenica chiede al cinema italiano di essere più aggressivo (ma sul cinema di nicchia leggi l’intervento di Callisto Cosulich). Rossana Rummo, infine, si preoccupa di nuove tecnologie, formazione, star system; ed è convinta che la distribuzione resterà un nodo centrale anche per il nuovo governo. Già, il nuovo governo…

autore
13 Giugno 2001

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