ROMA – “Quando pianifichi una vendetta è meglio che scavi prima la tua fossa” è l’iconico attore Jeremy Irons ha pronunciare le profetiche parole che racchiudono il senso di uno dei più grandi capolavori della letteratura francese: Il Conte di Montecristo. Il romanzo di Alexandre Dumas torna con un nuovo adattamento per il piccolo schermo, nella serie evento in quattro puntate in arrivo prossimamente su Rai1 dopo l’anteprima alla Festa del Cinema di Roma 2024. Diretta dall’acclamato regista danese Bille August, Il Conte di Montecristo vanta un cast internazionale guidato da Sam Claflin nel ruolo dell’eterno Edmond Dantès e il Premio Oscar Jeremy Irons nelle vesti dell’Abate Faria. Con loro anche gli italiani Michele Riondino, Lino Guanciale, Gabriella Pession e Nicolas Maupas, per una storia che fa da spola tra ambientazioni francesi e italiane.
Una trama che non ha bisogno di essere raccontata quella di Edmond Dantès, che, dopo anni di ingiusta prigionia, riuscirà a evadere, ad arricchirsi grazie a un tesoro nascosto e a dare il via a un complesso e meticoloso piano di vendetta contro gli uomini che lo hanno incastrato. “La migliore storia sulla vendetta mai raccontata, – commenta Bille August – perché Edmond non decide di andare a uccidere chi gli ha fatto il torto, ma pianifica la sua vendetta in modo che sia simile negli effetti al danno che ha subito. La cosa davvero affascinante che per perseguire la vendetta perde la sua capacità di amare. Ho visto un’intervista a Nixon dopo il caso Watergate in cui dice che ti possono offendere e umiliare, ma non importa. È nel momento in cui inizi a odiare che ti farai male davvero. Questo odio ti si ritorce sempre contro”.
Il cieco desiderio di vendetta di Dantès viene incarnato perfettamente nella seconda parte della serie da Sam Claflin e dai suoi adepti, tra cui figura il fedele Jacopo interpretato da Michele Riondino. Una volta ottenuto il potere sconfinato del tesoro nascosto, Dantès diventa il Conte di Montecristo, una sorta di spietato vendicatore dotato del superpotere della ricchezza. Sul suo volto scompare ogni sorta di gioia e rimane solo una vivida e gelida determinazione. “La cosa bellissima di fare pare di questa produzione è che abbiamo avuto otto ore per dissezionare in tutti i dettagli ogni personaggio. – dichiara Claflin – Abbiamo potuto costruire il mondo di Edmond come nel romanzo. È stata una grande sfida. Non avevo letto il romanzo prima. Per me il materiale sorgente è sempre utile, però non deve diventare una bibbia. Deve essere solo un’indicazione, perché noi raccontiamo la visione di Bille. Sono un attore per cui la sceneggiatura è come un vangelo. Non cambio le battute perché penso che il mio personaggio non direbbe così, ma cerco di capire il senso di quelle battute. Il mio lavoro di attore è conformarmi ad esse”.
“Di questi tempi ce ne sono diverse di ingiustizie. Il tema della vendetta è attuale perché per pianificarne una devi scendere nei bassifondi dell’animo umano. Quando sei incattivito, sei disposto a tutto pur di farti giustizia. È un tema universale che naturalmente appartiene alla nostra contemporaneità” è il commento di Michele Riondino, che nella serie recita in un inglese fluente, per poi auto-doppiarsi per la versione che vedremo su Rai1. La sua interpretazione, proprio come quella del protagonista, si divide nettamente in due parti, una prima più avventurosa, al limite del giocoso e una seconda in cui il tono si incupisce, e si dà spazio a sottogeneri come il western e il thriller.
Ma la prestazione attoriale più memorabile è probabilmente quella di Jeremy Irons, nel ruolo cruciale dell’Abate Faria, l’uomo che, con il suo intervento al limite del miracoloso, permetterà l’evasione e la nascita del Conte di Montecristo. “La mia è una piccola parte del film. – rivela Irons – Il compito del mio personaggio era quello di incoraggiare Edmond, dargli speranza e trasmettergli la saggezza che gli aveva permesso di sopravvivere per così tanti anni. È il terzo film che faccio con Bille, mi fido a pieno di lui perché attraverso una forma di semplicità arriva in maniera diretta al centro della storia e trasmette le vere emozioni. È qualcosa di molto raro, soprattutto nel cinema di oggi”.
È proprio l’attore premio Oscar, dall’alto della sua esperienza d’artista e di uomo, a sentenziare sul tema centrale dell’opera, incarnando anche nel mondo reale la saggezza del suo personaggio. “La vendetta è una perdita di tempo. – dichiara – Ne sprechiamo già troppo per lamentarci di ciò che non abbiamo. Dobbiamo perdonare e andare avanti”.
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