Il concorso non decolla. E Shia dà forfait


BERLINO – Rumoreggiano i fotografi per l’assenza di Shia LaBeouf. Il 26enne attore, uno dei più quotati della nuova generazione, con ruoli che spaziano dal recente La regola del silenzio di Robert Redford al quarto Indiana Jones e che presto vedremo anche in Nymphomaniac di Lars Von Trier, ha disertato la conferenza stampa del film in concorso The necessary death of Charlie Countryman. Ufficialmente per precedenti impegni, in realtà dato che il suo nome è sparito proprio all’ultimo istante dalle targhette sul tavolo dei presenti, sorge un dubbio. Siccome la gangster story romantico-spiritica di cui è protagonista non è piaciuta praticamente a nessuno, la sua non sarà stata una ritirata strategica?

 

In effetti la pellicola è un vero e proprio passo falso in una competizione finora francamente fiacca in cui non avrebbe potuto certo sfigurare Educazione siberiana di Gabriele Salvatores. Non ha affascinato neanche l’unico tedesco in gara, Gold, un western atipico e un po’ incolore firmato dal turco-tedesco Thomas Arslan che ricostruisce un episodio della corsa all’oro nel Klondike, nel 1898, con al centro un curioso personaggio femminile di avventuriera solitaria (la star di casa Nina Hoss, che a Berlino vinse l’Orso d’argento per Yella): una donna originaria di Brema e dal passato un po’ misterioso che partecipa alla spedizione, insieme a un pugno di suoi connazionali, verso l’estremo Nord del Canada, alla ricerca di una ricchezza promessa. La vicenda procede senza molto pathos e con qualche spunto di comicità involontaria con una storia d’amore annunciata da subito ma che si consuma solo quando il resto del gruppo è stato decimato da incidenti e defezioni. 

Tornando al film di Fredrik Bond – regista svedese di spot e video musicali alla sua opera prima – ha al centro, come suggerisce il titolo, il personaggio di Charlie Countryman (Shia LaBeouf), un ragazzo insignificante, anzi piuttosto bruttino, che ha appena perso la mamma (Melissa Leo), strappata da un cancro devastante. La donna gli è apparsa subito dopo il trapasso per consolarlo, consigliandogli di partire per Bucarest. Forse voleva dire Budapest, ma lui la prende alla lettera e mal gliene incoglie. Perché nella capitale della Romania, rappresentata come un girone infernale, tra poliziotti corrotti, bambini stracciati che neanche a Calcutta e tipi maneschi, si innamorerà della violoncellista Gabi (Evan Rachel Wood), figlia del suo vicino di aereo improvvisamente deceduto in volo e anche lui diventato fantasma parlante. Solo che Gabi è la ex di un gangster violento e spietato (Mads Mikkelsen) che la lascia avvicinare da nessuno ed è spalleggiato da un altro cattivaccio (Til Schweiger). Completa il cast Rupert Grint (il rosso della saga di Harry Potter) perennemente in preda ai fumi dell’alcol e dell’Lsd. Pare anzi che Shia abbia provato davvero qualche droga per prepararsi alle difficoltà del ruolo.

Inutile, come fa il regista, citare precedenti illustri come Trainspotting, Il laureato e Pulp Fiction. Il film ridonda di luoghi comuni e romanticismo a buon mercato che non sono certo redenti dall’estetica da fumetto.

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09 Febbraio 2013

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