‘Il clandestino’, Edoardo Leo: “Il mio ispettore un burbero capace di empatia”

La nuova fiction Rai, in arrivo lunedì 8 aprile, è un crime comedy ambientata a Milano, dove i grandi temi del presente si manifestano sullo sfondo delle indagini di un ex ispettore dell'antiterrorismo


Arriva su Rai Uno lunedì 8 aprile la nuova serie Rai Fiction, co-prodotta con Italia International Film, Il clandestino. Ritorno in rai dell’apprezzato genere crime comedy, il racconto segue le vicende dell’ex ispettore capo dell’antiterrorismo Luca Travaglia, interpretato per l’occasione da Edoardo Leo. L’attore torna sugli schermi Rai dopo trent’anni: “Qui, proprio in questi giorni, ho fatto il mio debutto da attore professionista tre decenni fa, e sono tornato perché ho trovato la sfida di un personaggio introspettivo ma capace di un’empatia che può arrivare al grande pubblico di Rai Uno”, spiega l’attore presentando la serie. Nel cast anche Hassani Shapi, Alice Arcuri, Fausto Maria Sciarappa, Lavinia Longhi, Michele Savoia, Isabella Mottinelli, Tia Architto, Simone Colombari, Stefano Guerrieri, Jonis Bascir. La regia dei sei episodi da 100′ de è di Rolando Ravello

“Torniamo a Milano – spiega la Direttrice di Rai Fiction Maria Pia Ammirati introducendo uno dei temi della serie – , una Milano diversa, alta bassa, andremo nella periferia e nel centro incontrando un mix di culture, una italiana, con tutti i pregi e i difetti, e una orientale”. Luca Travaglia infatti attraversa una Milano multiculturale, che esce dallo stereotipo del centro storico più conosciuto.

Dopo aver lasciato la polizia in seguito a un violento attentato che è costato la vita alla sua donna, a Milano l’ispettore incontra per la propria strada Palita, un cingalese intraprendente e sopra le righe che lo trascinerà nell’idea di mettere in piedi un’improbabile agenzia investigativa. Travaglia riscopre nell’empatia e nell’aiuto degli ultimi una nuova ragione di vita e per loro affronta le ingiustizie, anche con le maniere forti di un uomo irrigidito dalle cicatrici. “C’è una lunga tradizione di burberi nella storia del cinema – racconta Edoardo Leo – Travaglia parla poco e ogni tanto alza pure le mani su chi se lo merita, quindi è stato difficile costruire un’empatia, ma è stato fatto un lavoro intelligente aumentando gli aspetti comedy e amalgamando tutti i personaggi. Rolando ha scelto anche nel cast una qualità umana, non solo professionale, che porta a lavorare con ancor più precisione sui personaggi”. La sceneggiatura, applaudita da tutto il cast per la cura infusa in oltre 3 anni di sviluppo del progetto, è di Renato SannioUgo Ripamonti, Michele Pellegrini.

“Oggi sembra che sia scomparsa l’empatia”, spiega il regista Rolando Ravello parlando di quello che definisce il tema principale di Il clandestino. “Questa storia è un viaggio nell’empatia. Il nostro ispettore ricomincia ad abbracciare le persone dopo anni di chiusura e riscopre la capacità di poter amare l’umanità, qualcosa che dovrebbe essere scontato e che invece non lo è più”. Il rapporto tra Travaglia e Palita regala momenti più o meno leggeri in un racconto che segue le vie del dramma cercando di non appesantire la visione. “Sono sicuro che Shapi racconta di essere kenyota, ma in realtà è napoletano. Tempi comici di quel livello li ho visti raramente”, ha scherzato Edoardo Leo parlando dell’interprete di Palita, un “Watson in salsa curry”. “Un personaggio molto semplice – racconta l’attore – che sembra essere difficile, ma lui vorrebbe essere un italiano ma viene dallo Sri Lanka, dove era ricco e ora invece non ha niente. Vuole sentirsi accettato”.

Travaglia e Palitha indagano su storie che coinvolgono la malavita cinese, le gangs latine e le famiglie Rom, ma il loro fiuto li porterà a scoprire il marcio che si nasconde anche dietro un importante politico nazionale. Sullo sfondo delle indagini ritroviamo sempre il passato traumatico e irrisolto di Travaglia, impegnato giorno e notte in una lotta interiore tra condanna e perdono di se stesso.

“Dopo aver perso tutto – conclude il regista della serie -, anche l’amore in cui credeva, riscopre quello per la vita e per il prossimo, grazie a una fetta di umanità che non aveva mai frequentato. C’è un solo modo per uscire dalla solitudine e ritrovare se stessi e le proprie emozioni: scivolare in quelle degli altri.  Forse chi soffre per motivi seri si fa distrarre più difficilmente da questa nevrotica attenzione per il nulla. Il nostro protagonista è un personaggio stra contemporaneo ma anche la memoria di chi lo ha preceduto in altre storie di rinascita”.

Alessandro Cavaggioni
05 Aprile 2024

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