Il cinema italiano si racconta


L'estate di mio fratelloBambini e adolescenti, storie dell’oggi e del passato, grande attenzione alla letteratura. Il primo round di Pronti, quasi pronti, lo spazio “italiano” delle Giornate professionali, ha riproposto sul palco del vecchio Auditorio Pio sei progetti che vedremo magari a Venezia. Pronti sono Melissa P. e Passione di Giosuè l’ebreo, quasi pronti I giorni dell’abbandono e Anche libero va bene, ancora da scrivere Fuoco amico, già battezzato (e premiato) in un paio di festival L’estate di mio fratello. Registi, produttori e qualche attore hanno sfidato le domande, sempre complici, di Maurizio Di Rienzo cercando di suscitare nella platea degli esercenti attese e curiosità di solito riservate a Tom Cruise e Antonio Banderas.
Diva è anche la neo-produttrice Francesca Neri, che manda a salutare dalla Spagna dove supervisiona la postproduzione del film che Luca Guadagnino ha tratto dal best seller scandaloso di Melissa Panarello: ed è proprio la coproduzione spagnola ad aver portato al progetto la giovane protagonista Maria Valverde, finta ingenua irretita dalla giostra di mostri in cui ruotano Elio Germano (sarà uno dei volti fissi della prossima stagione), Claudio Santamaria, Primo Reggiani.
Un altro attore molto amato, Kim Rossi Stuart, debutta nella regia con Anche libero va bene, scritto con Linda Ferri, Domenico Starnone e Maurizio Giammusso. È la storia di un ragazzino di undici anni che tenta di sopravvivere alla madre instabile e sempre in fuga (Barbora Bobulova) e al padre schiacciante (lo stesso Kim). “Una vicenda più comune di quanto non si pensi”, dice l’autore. Prodotto da Rai Cinema sarà in sala nel 2006.
Anche Roberto Faenza si è ispirato a un romanzo della misteriosa Elena Ferrante. L’ha conquistato la vicenda, così universale da lasciare senza fiato. “Una moglie abbandonata conosce il precipizio e l’abiezione, poi riesce a risalire la china”. Protagonista la fragile Margherita Buy, lasciata da Luca Zingaretti, ritrovata da Goran Bregovic, musicista nel ruolo quasi di se stesso. Per Faenza, prodotto ancora una volta da Elda Ferri, si allunga la lista di film letterari, un “vizio” che nasce dalla ricerca di belle trame: “Penso che cinema e letteratura non abbiano nulla in comune se non le storie avvincenti”, dichiara.
Filosofico, anzi teologico, il nuovo film di Pasquale Scimeca prodotto da Arbash e distribuito dall’Istituto Luce. Nel 1492, anno della cacciata degli ebrei dalla Spagna, inizia il viaggio di Giosuè e di sua madre. “Fu quella la prima Shoah della storia”, spiega Scimeca. Che pensa al film, scritto con Nennella Bonaiuto, interpretato dalla sorella Anna, da quando ha scoperto le origini sefardite della sua famiglia. “Ma voglio anche capire perché le tre grandi religioni hanno finito per scontrarsi e farsi la guerra nonostante la radice comune”. Il giovane protagonista, il brasiliano Leonardo Cesare Abude, è un non attore, ma nel cast figurano tanti volti del cinema di Scimeca, da Marcello Mazzarella a Franco Scaldati e Vincenzo Albanese. “Il paradosso di Gesù – dice ancora il regista siciliano di Placido Rizzotto – è che Gesù era un ebreo e la sua figura acquista senso solo se si considera la sua ebraicità”.

autore
22 Giugno 2005

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