A trent’anni dal crollo del Muro di Berlino, il 4 e il 5 novembre torna nelle sale, grazie alla VIGGO, nella versione restaurata da Wim Wenders Il cielo sopra Berlino, film di culto che gli valse la Palma come miglior regista al Festival di Cannes del 1987, sceneggiato anche da Peter Handke, Premio Nobel per la Letteratura 2019. Era il 9 novembre 1989 quando il governo della DDR fu costretto a decretare l’apertura della frontiera tra Berlino Est ed Ovest e lungo tutto il confine. Momento storico che segna l’avvio del processo politico di riunificazione delle due Germanie che si concluderà nel 1990. Due anni prima quel muro – che per 28 anni ha diviso la città in Est e Ovest – fu immortalato nel memorabile film di Wenders, pellicola che segnò anche il ritorno a casa del regista tedesco dopo otto anni negli Stati Uniti.
“Berlino Ovest era un luogo aspro, selvaggio ma pacifico, altamente stimolante, creativo e avventuroso. – dice Wim Wenders – Godeva lo status di capitale della guerra fredda ed era plasmata dal muro. In questo melting pot abbiamo girato il nostro film, ignari, o meglio, non potendo immaginare, che la storia universale avrebbe presto superato la nostra piccola storia di un angelo immortale innamorato di una donna in carne ed ossa e il film solo due anni dopo sarebbe diventato un documento storico di una città che improvvisamente non esisteva più”.
Il restauro 4K del film – un complesso lavoro digitale sulle immagini e il suono, durato quasi un anno, per renderlo disponibile in 4K e Dolby 5.1 – è stato curato personalmente da Wim Wenders e realizzato dalla Wim Wenders Stiftung nel laboratorio di restauro della ARRIgrazie a fondi del Medienboard Berlin-Brandenburg e FFA, e del francese CNC. Restauro fortemente voluto da Wenders – che lo ha presentato al pubblico, in anteprima mondiale, alla 68esima Berlinale quale evento del programma Berlinale Classics – che ha permesso di portare alla luce lo splendore della fotografia in b&n e colori di Henri Alekan e la nitidezza delle immagini andata perduta nelle copie di proiezione a causa del particolare processo di stampa del tempo.
“La scansione 4K ci ha permesso di guardare proprio il negativo di Henri, per così dire! Ogni singolo dettaglio, ad eccezione forse dei pori della pelle e dei singoli capelli, è improvvisamente riapparso, in un magnifico e puro bianco e nero. (…) ma soprattutto siamo ritornati ad ammirare le mille sfumature in bianco e nero dell’arte di Henri”, sottolinea Wim Wenders parlando di Henri Alekan, direttore della fotografia. “Tuttavia, abbiamo dovuto ridare le luci a ogni inquadratura e rifare ogni dissolvenza ed effetto ottico in modo che fossero identici all’originale. Ci è voluto quasi un anno. In nessun modo abbiamo modificato il film originale, nemmeno nel suono, che abbiamo anche restaurato ed adattato al sistema 5.1 di oggi. (…). Nella scansione digitale sono stato in grado di decifrare i cartelli stradali, illeggibili per 30 anni, e le immagini sui muri di Thierry Noir, l’artista di street art ora famoso, erano più vivide che mai. La città scomparsa di quel tempo è davvero apparsa ai nostri occhi, con il suo atteggiamento malinconico nei confronti della vita e il suo blues. … Mi è stato chiesto se il film è invecchiato. Come posso dire? Gli angeli sono sicuramente senza età, ma noi siamo diventati più vecchi. La città è cambiata così tanto che a malapena si può parlare di ‘invecchiamento’, piuttosto della proverbiale ‘fenice che rinasce dalle ceneri’. Nel suo restauro digitale, tuttavia, Il cielo sopra Berlino ha sicuramente riscoperto la propria infanzia, o almeno l’innocenza del suo negativo originale”.
L’arrivo nelle sale della versione restaurata del film vuole anche essere un omaggio a Bruno Ganz, ineguagliabile angelo, recentemente scomparso.
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