IL CASO SOFRI


Processo al processo. Con un film, Il giudice e lo storico, che porta il caso Sofri alla Mostra. Ventidue anni di carcere per il leader di Lotta continua, e per Giorgio Pietrostefani e Ovidio Bompressi, sulla base delle accuse di Leonardo Marino. L’accusa è di avere ucciso il commissario Luigi Calabresi, a Milano, il 17 maggio del ’72.
La Sala Perla è gremita, i media si accendono. L’attualità politica prende il sopravvento in questa domenica stretta tra il film collettivo sul G8 e il documentario di Daniele Segre sulle lotte della Nuova Scaini. Sono “Nuovi Territori” che riaprono pagine di storia, recente o meno. Storia archiviata ma ancora da chiarire. Adriano Sofri, dal carcere di Pisa, manda una lettera al festival che il figlio Luca ci legge. E’ datata 30 agosto 2001. “Non ho visto il film, il mio domicilio è disadatto alle imprese tecniche. Voglia, caro Comolli, salutare per me le persone che partecipano a questa presentazione, che non vorrà essere troppo malinconica: e che avrà comunque, sia detto con verde invidia, il risarcimento di un’uscita sul lungomare veneziano. E’ in quel punto, nel punto dell’uscita, che vi prego di sentirmi con voi”.
Scrive bene Sofri. E bene lo rappresentano quelli che sono venuti qui per lui. Il regista francese Jean-Luis Comolli, innanzitutto. L’amico Carlo Ginzburg, poi. Attore del film e autore del libro Il giudice e lo storico (Einaudi, 1991) che fa da spina dorsale al film, che trasforma le carte di un processo contemporaneo in atti e manipolazioni dell’Inquisizione in Affaire Dreyfus contemporaneo. Ancora Gianni e Luca Sofri, il fratello e il figlio del leader di Lotta continua: a loro il compito di raccontarci, con dovizia di dettagli, fatti apparentemente incomprensibili di questa lunga vicenda: le pressioni sui giurati, i teoremi dei giudici, lo svanire delle prove. Ancora i produttori, Paul Saadoun e Dario Barone. Barone, attivo realizzatore di documentari, denuncia: “il servizio pubblico dovrebbe riflettere. Jean-Luis Comolli Perché solo Tele+, assieme ad Arte, ha dimostrato il coraggio di finanziare questo film”. In Italia, aggiunge, questo progetto non si sarebbe fatto anche per la natura del sistema dei finanziamenti. Infine Giuliano Ferrara, che dal “Foglio” ha condotto una personale battaglia sul caso e continua a impegnarsi. Dalla platea si aggiungono gli interventi di Franco Grillini o quello di Marco Rigamo, inquisito per l’inchiesta 7 aprile che accosta ai fatti recenti di Genova. In comune hanno un carabiniere, dice, Giampaolo Ganzer, che si occupa di entrambi.
Per molti, ulteriore dimostrazione del carattere inquisitorio di questa e altre vicende italiane legate al ’68 e alle lotte degli anni ’70. Quella che Luca Sofri chiama “la retrodatazione del terrorismo” e per altri è criminalizzazione di un’intera stagione politica.
Comolli, critico dei Cahiers e di Trafic, in questa storia si è imbattuto mentre realizzava, sempre per Arte, un documentario sulle tombe profanate a Carpentras. “E’ una storia italiana che potrebbe diventare europea perché oggi è forte la tendenza a porre il cittadino di fronte a un potere giudiziario sempre più dominante”.
Il punto di vista, nel film, è dichiaratamente di parte, quello di Ginzburg, amico di Sofri, che parla di “un’offesa alla logica che mi tocca anche sul piano morale e che che si perpetua di processo in processo”. Ma Il giudice e lo storico non vuole convincere. Mostra valanghe di carte al setaccio del filologo. Le parole di un pentito e nessuna prova: l’auto degli attentatori rottamata perché il bollo era scaduto, la pallottola messa all’asta per mancanza di spazio, i vestiti di Calabresi scomparsi. “Qui c’è lo storico ma non c’è ombra del giudice”, si commenta da destra. Ma anche per dire: diamo finalmente una conclusione politica a questa vicenda. La grazia. Che Sofri rifiuta e che Ciampi potrebbe accordare. “Il presidente della repubblica sarà qui al festival, per la chiusura. Sarebbe bello se vedesse il film, perché il film potrebbe aiutarlo a prendere le decisioni che speriamo prenda”, commenta Giuliano Ferrara. Magari Ciampi lo vedrà in tv. Il 12 ottobre su Tele+.

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02 Settembre 2001

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